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Home » Attualità » In India il governo blocca i finanziamenti esteri alle missionarie di Madre Teresa

In India il governo blocca i finanziamenti esteri alle missionarie di Madre Teresa

Finora i 130 centri di accoglienza delle Missionarie della Carità sono rimasti in vita grazie ai fondi esteri. La decisione del premier Modi è stata motivata da "irregolarità riscontrate", ma la realtà sembrerebbe un'altra: pochi giorni prima della scelta, la polizia ha denunciato di aver trovato 13 Bibbie in un centro d’accoglienza, dove le ragazze rifugiate sarebbero state "costrette a leggere il Vangelo, recitare preghiere cristiane e indossare la croce al collo". Ma le suore si difendono

Sofia Francioni
29 Dicembre 2021
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In India il governo di Modi, primo ministro dal 2014, ha proibito alle Missionarie della Carità di Madre Teresa di ricevere finanziamenti dall’estero. E il motivo sembra essere meramente religioso. Infatti, anche se il ministero indiano ha dichiarato di aver rifiutato la registrazione delle Missionarie nell’elenco che regolamenta le donazioni dall’estero per “irregolarità nella contabilità”, per “mancanza di requisiti necessarie” e per “input anomali”, la verità è che pochi giorni prima della decisione del governo, nello Stato del Gujarat, da dove proviene il premier Narendra Modi, la polizia ha denunciato di aver trovato 13 Bibbie in un centro d’accoglienza delle Missionarie della Carità, dove le ragazze rifugiate sarebbero state “costrette a leggere il Vangelo, recitare preghiere cristiane e indossare la croce al collo”. Un’accusa che le Missionarie hanno rispedito al mittente, come quando ad attaccarle fu – nel 2014 – Mohan Bhagwat, leader delle Rss, organizzazione di fondamentalisti indù dalle cui fila proviene anche Modi: “Le opere di carità di Madre Teresa sarebbero anche state buone, ma le ha usate con un unico scopo: convertire al cristianesimo le persone che aiutava“.

 

Missionarie della Carità di Madre Teresa
Missionarie della Carità di Madre Teresa

Nonostante quanto dichiarato dalla governatrice del Bengala occidentale, Mamata Banerjee, che in un tweet si è definita scioccata nell’apprendere che “nel giorno di Natale il ministro dell’Unione ha bloccato i conti in banca delle Missionarie della Carità di Madre Teresa in India”, lasciando i loro 22 mila pazienti e dipendenti “senza cibo e medicine”, i conti delle Missionarie non sono stati direttamente bloccati. Ma sono stati proibiti ulteriori finanziamenti dall’estero. Una decisione che trova conferma nei numeri che dividono le due annate del 2020 e del 2021, dove – rispettivamente – i finanziamenti ricevuti dalle suore sarebbero stati di un miliardo e 230 milioni di euro, rispetto a 8,7 milioni di dollari ricevuti dall’estero nell’anno che sta per concludersi.

 

Dal 2019, da quando cioè il partito fondamentalista del Bjp ha stravinto con la rielezione di Modi, per le suore di Santa Teresa continuare a svolgere le loro attività è stato molto più complicato, anche a causa di nuove e rigide leggi anti-conversione, in un contesto sempre più repressivo verso minoranze religiose come quella islamica o critistiana. Tanto che la direttrice per il Sud asiatico di Human Rights Watch, Meenakshi Ganguly, ha dichiarato: “È davvero una sventura che dopo orribili aggressioni ai musulmani, ora il prossimo bersaglio siano sempre più spesso i cristiani”. Ma le Missionarie della Carità non solo l’unico bersaglio del governo: l’anno scorso, l’amministrazione Modi ha sospeso infatti i conti bancari indiani di Greenpeace e poi di Amnesty International, perché le organizzazioni avrebbero assunto posizioni “troppo critiche nei confronti della politica ufficiale”.

 

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#lucenews #lucysalani #dachau
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  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
In India il governo di Modi, primo ministro dal 2014, ha proibito alle Missionarie della Carità di Madre Teresa di ricevere finanziamenti dall’estero. E il motivo sembra essere meramente religioso. Infatti, anche se il ministero indiano ha dichiarato di aver rifiutato la registrazione delle Missionarie nell'elenco che regolamenta le donazioni dall'estero per "irregolarità nella contabilità", per "mancanza di requisiti necessarie" e per "input anomali", la verità è che pochi giorni prima della decisione del governo, nello Stato del Gujarat, da dove proviene il premier Narendra Modi, la polizia ha denunciato di aver trovato 13 Bibbie in un centro d’accoglienza delle Missionarie della Carità, dove le ragazze rifugiate sarebbero state "costrette a leggere il Vangelo, recitare preghiere cristiane e indossare la croce al collo". Un'accusa che le Missionarie hanno rispedito al mittente, come quando ad attaccarle fu - nel 2014 - Mohan Bhagwat, leader delle Rss, organizzazione di fondamentalisti indù dalle cui fila proviene anche Modi: "Le opere di carità di Madre Teresa sarebbero anche state buone, ma le ha usate con un unico scopo: convertire al cristianesimo le persone che aiutava".  
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Missionarie della Carità di Madre Teresa
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