Anche la solitudine uccide. Tanto quanto una malattia. Ne sa qualcosa
Gregorio, un senzatetto di 49 anni, originario della Polonia che recentemente, a Viareggio, ha affrontato faccia a faccia il destino. Uscendone vincitore, per ben due volte. L'uomo, infatti,
ha rischiato di morire in strada. La stessa strada che l’ha adottato, e per anni è stata la sua casa. Un giaciglio di cartone sotto il portico di un cantiere navale nel cuore della Darsena produttiva, dove il lusso dei grandi yacht cresce nelle mani degli operai. E proprio in un notte d’agosto, quando tutto poteva finire, per Gregorio, grazie ad un catena di solidarietà, è cominciata una seconda vita. Pochi giorni fa ha
ritrovato il suo Paese, la sua casa, e ha riabbracciato la madre dopo una distanza, fisica ed emotiva, che li ha tenuti separati per un tempo così lungo da faticare a riconoscersi.
Il racconto di padre Elzeario
"Non sempre le cose vanno così, ma quando succede si ha la consapevolezza che vale sempre la pena provare a
tendere una mano" dice padre Elzeario Adam Nowak, reggente della
chiesa di Sant’Antonio. Che ha conosciuto Gregorio circa sei anni fa quando, dopo aver girovagato tra Pisa e Livorno, è "
straccato a Viareggio". Già consumato da una vita di miseria, come una nave che ha affrontato il mare in tempesta.
Gregorio era finito tra gli invisibili, le persone che vivono ai margini
Ogni tanto padre Elzeario lo trovava a dormire negli anfratti della chiesa. Spesso lo vedeva in fila alla mensa dei poveri di San Francesco che, grazie ai volontari della Caritas, ogni giorno accoglie e sfama cinquanta persone. "Superare la
diffidenza di quell’uomo, che
un’esistenza cruda aveva reso sempre più ruvido, non è stato facile" racconta il frate. Ma ad unire padre Elzeario e Gregorio oltre alla terra d’origine, entrambi sono polacchi, anche un carattere impavido e cocciuto.
La storia di Gregorio
Così, un po’ alla volta Gregorio ha cominciato a raccontarsi. A raccontare di quando grazie al suo
lavoro nell’edilizia aveva scoperto l’Italia, dove alla fine aveva deciso di trasferirsi. Poi, una delusione ha fatto saltare tutti i piani, la fondamenta della sua esistenza si sono sbriciolate. E Gregorio non ha avuto la forza di ricostruire. È finito così in mezzo a quelle persone che hanno scelto volontariamente o loro malgrado di
abitare ai margini, in quella linea sottile che delimita la libertà dalla disperazione, l’esistenza dall’alienazione, la presunta normalità dalla follia.
È finito sulla strada. Quelle strade che a Viareggio vengono battute ogni lunedì sera dei volontari e dalle volontarie della squadra della Misericordia, che ormai conoscono per nome tutti coloro che per il resto del mondo sono invisibili. Che senza barriere, nemmeno i guanti di plastica, allungano un sostegno. Una tazza di tè caldo, qualche vestito pulito, una parola di conforto per rendere meno aspra la solitudine. Ed è stata proprio una delle volontarie di questa squadra, mentre prestava servizio con l’ambulanza, a buttare uno sguardo sotto il portico del cantiere.
La solidarietà dei volontari
La squadra della Misericordia che assiste i senzatetto con l’assessora al sociale Grill
Passando per la Darsena ha cercato Gregorio, come fa sempre per abitudine e premura attraversando le strade abitate, e l’ha trovato sfinito. Incapace di reggersi in piedi. Era la sera del 14 agosto, la notte l’uomo in cui è stato ricoverato in ospedale per quel
malore che l’ha lasciato per giorni sospeso tra la vita e la morte. Ha vinto la vita, "Perché la sanità italiana avrà anche tante difficoltà, ma
non lascia mai indietro nessuno" sottolineano i volontari. Dopo il ricovero in ospedale, una ventina di giorni, Gregorio è stato trasferito in una casa di cura dove ha fatto riabilitazione. Poi la parrocchia ha trovato per lui una sistemazione temporanea. Durante questo tempo ha immaginato di ricostruire la sua vita, e i volontari della Misericordia e della Caritas, insieme a padre Elzeario, hanno fatto tutto il possibile per aiutarlo. Recuperando i documenti con l’ambasciata, riprendendo i rapporti con i familiari e costruendone di nuovi con gli assistenti sociali polacchi. Così domenica Gregorio insieme ad un volontario della Misericordia si è imbarcato per Cracovia.
In volo verso la sua seconda vita.