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Starbucks-coffee
Starbucks sostiene che le "mancavano i requisiti di leadership" necessari per il ruolo, ma lei replica che l'hanno cacciata per "la sua razza". E i giudici le hanno dato ragione, stabilendo che dovrà essere risarcita con circa 26 milioni di dollari. Lunedì una giuria del New Jersey ha emesso una sentenza in favore dell'ex direttrice regionale della catena, Shannon Phillips, che ha fatto causa all'azienda per averla licenziata ingiustamente, sostenendo che il motivo alla base della decisione sia perché ha la pelle... bianca! Insomma sembra un caso di discriminazione opposta a quella che siamo generalmente abituati a leggere o a sentire, rivolta di solito a persone nere, afroamericane, visto il razzismo endemico ancora ben radicato negli Stati Uniti.
La dirigente, che all'epoca supervisionava varie divisioni tra cui quella della città della dichiarazione di Indipendenza, ha spiegato che l'azienda le aveva ordinato di mettere in congedo amministrativo un lavoratore come parte di questi sforzi, a causa di un presunto comportamento discriminatorio che Phillips sapeva essere inventato. Dopo il tentativo di difesa del dipendente, l'azienda l'aveva mandata via. La querela sostiene che si sia trattato di "un pretesto per una discriminazione razziale", aggiungendo che la "razza di Phillips è stata un fattore motivante e/o determinante nel trattamento discriminatorio [di Starbucks]".
Tuttavia l'incidente del 2018 ha rappresentato un grave danno d'immagine per l'azienda, costringendola a prendere alcune misure per cercare di mitigare la situazione. Intanto la catena di caffè si è immediatamente preoccupata di cambiare la sua politica per permettere alle persone di usare i bagni e di passare del tempo nei negozi, anche senza consumazioni. Inoltre ha chiuso per un pomeriggio circa 8.000 negozi per una formazione obbligatoria contro i pregiudizi per circa 175.000 dipendenti.
La vicenda
Phillips, che ha lavorato in Starbucks per circa 13 anni e ha gestito una divisione di negozi nell'area, è stata 'scaricata' dal noto marchio di caffè statunitense (diffuso in tutto il mondo) dopo l'arresto di due uomini neri in un esercizio di Philadelphia nell'aprile 2018.Il licenziamento ingiusto
In una causa intentata per la prima volta nel 2019, Shannon Phillips ha denunciato che l'azienda l'ha discriminata a causa della sua razza quando è stata licenziata. Nelle carte si legge che, dopo l'arresto, Starbucks "ha preso provvedimenti per punire i dipendenti bianchi (anche quelli) che non erano coinvolti ma che lavoravano a Filadelfia, nel tentativo di convincere la comunità di aver risposto correttamente all'incidente".![licenziata-starbucks-razzismo](https://luce.lanazione.it/wp-content/uploads/2023/06/1200x0-1024x683.jpg)
Dopo l'arresto di due uomini afroamericani Shannon Philips è stata licenziata, secondo l'azienda, per mancanza di leadership nel gestire la situazione
La difesa di Starbucks
All'epoca dei fatti, Starbucks ha respinto le accuse, ma in un documento del 2021 ha dichiarato che, dopo l'incidente, "i leader senior e i membri del Partner Resources hanno tutti constatato che la signora Phillips ha dimostrato una totale assenza di leadership durante questa crisi". Secondo l'azienda, Shannon "sembrava sopraffatta e non si rendeva conto di quanto fosse diventata critica la situazione". Tanto che il suo manager ha infine deciso di licenziarla "perché una forte capacità di comando era essenziale in quel periodo", si legge nel documento.![licenziata-starbucks-razzismo](https://luce.lanazione.it/wp-content/uploads/2023/06/cover_image.jpg.760x400_q85_crop_upscale.jpg)
L'incidente del 2018 ha rappresentato un grave danno d'immagine per la catena di caffè, che ha immediatamente cambiato la sua politica