Malta, maggioranza della popolazione contraria all'aborto

Da un recente sondaggio emerge che 3 persone su 5 non voterebbero più il loro partito se questo fosse favorevole all'introduzione della pratica. Intanto un emendamento pone un'importante eccezione

di MARIANNA GRAZI
27 marzo 2023

donna-interruzione-gravidanza

La maggioranza dell'elettorato di Malta è contraria all'introduzione dell'aborto. Il piccolo Stato insulare del Mediterraneo, infatti, è l'unico Paese dell'Unione Europea a vietare completamente l'interruzione volontaria di gravidanza e i sondaggi mostrano costantemente la presenza di una forte maggioranza avversa, soprattutto tra le persone più anziane. E anche secondo una nuova indagine pubblica indipendente 3 persone su 5 hanno dichiarato che non voteranno per il loro partito politico di riferimento se questo propone di introdurre l'aborto. Solo 1 su 5 si è detto disposto a farlo.

La legge più restrittiva d'Europa

Il ministro della salute di Malta Chris Fearne

A Malta le donne che abortiscono o tentano di abortire, e chiunque le aiuti a farlo, rischiano da un minimo di 18 mesi a un massimo di tre anni di reclusione se riconosciute colpevoli. La legge, la più restrittiva tra i Paesi dell'Ue, viene comunque applicata raramente: negli ultimi cinque anni nella Repubblica nessuna persona ha dovuto affrontare accuse penali per aver ottenuto un aborto o aver fornito i mezzi per interrompere una gravidanza. Inoltre, dal 2000 ad oggi, solo tre donne sono state condannate per aver abortito. Tuttavia, si stima che ogni anno circa 300-400 donne maltesi si rechino all'estero per abortire e le organizzazioni pro-choice sostengono che altre centinaia ordinino pillole abortive online.

La riforma: aborto consentito se la donna è in pericolo di vita

Il sondaggio arriva dopo che a dicembre, il Parlamento maltese ha votato a favore di un emendamento che consentirà l'aborto quando la vita o la salute di una donna sono in grave pericolo. Le forze di opposizione, però, si oppongono alla proposta dal governo laburista, mentre l'analisi di un comitato parlamentare è in fase di svolgimento, con il voto finale che dovrebbe tenersi entro l'anno. Il Ministro della Salute Chris Fearne, a fine 2022, aveva spiegato appunto che la proposta di legge per alleggerire le durissime restrizioni alla pratica riguardava esclusivamente le situazioni in cui la vita o la salute della madre sono a serio rischio ma il feto è troppo piccolo per essere partorito. "Non crediamo che dopo aver affrontato questa esperienza la donna debba rischiare di essere incarcerata", aveva aggiunto. La riforma è arrivata dopo che a giugno una statunitense, Andrea Prudente, residente a Malta col compagno Jay, si è sentita rifiutare la richiesta di porre fine a una gravidanza non vitale dopo aver iniziato a sanguinare abbondantemente alla 16esima settimana e i medici l'avevano dichiarata in pericolo di vita. Per fortuna Prudente è stata trasferita in Spagna dove ha abortito, ma a settembre ha citato in giudizio il governo maltese, chiedendo ai tribunali di dichiarare che la legge che vieta l'aborto in ogni circostanza viola i diritti umani.

Andrea Pudente, 38 anni, statunitense residente a Malta col compagno Jay, si è vista rifiutare l'aborto dovendo andare con urgenza in Spagna per sottoporvisi

La denuncia del partito cristiano contro i pro-choice

Il primo ministro maltese Robert Abela, ha intanto ammesso che il governo avrebbe dovuto svolgere una consultazione pubblica prima di proporre gli emendamenti. Tuttavia, ha ribadito l'impegno del governo a modificare la legge e ha confermato che è in corso un processo di consultazioni con le parti interessate in campo medico. "Tutti concordano sul fatto che la vita della madre non dovrebbe essere messa in pericolo. C'è accordo sul fatto che dove può nascere un feto dovrebbe nascere, ma anche sul fatto che la salute della donna dovrebbe essere protetta". Intanto però il partito cristiano del Paese, ABBA, chiede alla polizia di avviare indagini nei confronti di attivisti e organizzazioni pro-choice, colpevoli, secondo il leader Ivan Grech Mintof, di aver incoraggiato le donne incinte a discutere la possibilità di interrompere la gravidanza, di aver promosso il ricorso ai medicinali, di averle indirizzate a medici maltesi o stranieri per ottenere un aborto e e di essersi associati pubblicamente con organizzazioni straniere "per commettere questo reato". Il partito, come riporta Times Malta, vuole insomma che le autorità stabiliscano se gli attivisti abbiano "violato la legge penale in relazione agli attuali servizi di aborto a Malta", alimentando ancor più il clima negazionista e proibitivo tra la cittadinanza.