Migranti in salvo ma toccano terra dopo mille chilometri: quel che resta dell'umanità

Ventisei naufraghi sono sbarcati questa mattina a Livorno, dopo essere stati recuperati dalla Ocean Viking il 13 dicembre a sud di Lampedusa

di MARIANNA GRAZI -
19 dicembre 2023
Porto nave Ocean Viking arrivo Livorno

Porto nave Ocean Viking arrivo Livorno

La nave Ocean Viking, con a bordo 26 naufraghi soccorsi in mare a sud di Lampedusa, è sbarcata questa nel porto di Livorno. Fin qui nulla di nuovo, gli sbarchi dei migranti sono un fatto all'ordine del giorno. Certo, quando va bene e queste migliaia di persone che tentano la fortuna attraversando il Mediterraneo dalle coste del nord Africa riescono ad approdare o vengono appunto salvate dalle imbarcazioni umanitarie. Perché invece, ne sono esempio i 61 morti a largo della Libia qualche giorno fa dopo il naufragio del loro gommone, troppo spesso la traversata finisce in tragedia.
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La nave dell'ong Sos Mediterranee

Ma questo è un altro discorso, forse.

Lo sbarco a Livorno

I 26 sbarcati questa mattina nel porto toscano, infatti, hanno affrontato altri mille chilometri di traversata dopo essere salite a bordo della Ocean Viking a sud di Lampedusa, prima di poter scendere a terra e trovare un porto dove essere accolti. Una navigazione resa difficile anche dal maltempo, come scritto nell'annuncio, giorni fa, dall'ong Sos Mediterranee: "Si tratta di 620 miglia nautiche (1.000 chilometri) e 8 giorni di viaggio di andata e ritorno, durante i quali non potremo pattugliare il Mediterraneo Centrale. Questo fine settimana è prevista tempesta forza 8 sulla rotta, ma nonostante questo la nostra richiesta di un porto sicuro più vicino è stata respinta".
L'organizzazione non governativa lamentava infatti la pratica ai limiti del disumano, di far scendere queste persone non le porto più vicino al luogo del naufragio, bensì in quelli lontani anche centinaia e centinaia di chilometri.

Sos Mediterranee: "Politica pericolosa e dannosa"

"Continuiamo a farci sentire: l’assegnazione di porti lontani è una politica pericolosa e dannosa, che aggiunge sofferenza, disagio e problemi ulteriori da affrontare per mettere in sicurezza le persone soccorse". Ventisei persone salve, sessantuno - almeno - morte. "Mentre Ocean Viking naviga verso Livorno apprendiamo dai media la devastante notizia del naufragio di 61 persone al largo della Libia. L'assegnazione di porti lontani ai pochi mezzi di soccorso disponibili non solo ha un impatto sui sopravvissuti ma può anche causare altre morti" ha denunciato sabato su X Sos Méditerranée.

Le ventisei persone sbarcate a Livorno erano state tratte in salvo dopo un naufragio lo scorso 13 dicembre, a sud di Lampedusa

Dopo che "per via del mare in tempesta aveva riparato sotto le coste siciliane, davanti a Sciacca" la nave aveva ripreso il largo verso lo scalo assegnato secondo la legge, tanto che l'ong aveva aggiunto: "Alla Ocean Viking è stato assegnato il lontano porto di Livorno per far sbarcare 26 sopravvissuti (di un naufragio del 13 dicembre, ndr).

La questione migranti: persone, non pacchi

Una pratica, quella di mandare i migranti nel "porto sicuro" e non in quello più vicino, che tiene banco nel dibattito mai sopito sull'immigrazione nel nostro Paese, il cui contrasto è stato ed è uno dei cavalli di battaglia delle forze di centrodestra oggi al governo. Solo che spesso ci si dimentica, nel perseguire il propri disegno ideologico, che quelle che poi ne fanno le spese sono persone, esseri umani in carne e ossa tanto quanto chi ne decide su vita e morte. Invece l'impressione è spesso che ci si dimentichi della loro umanità, considerandoli più come un carico che non si sa dove mettere, quasi oggettificandoli come se si trattasse di pacchi di cui non si sa cosa fare. Uomini, donne e bambini sfuggiti a fame, guerre e povertà in cerca di un miglior destino in occidente, in Europa, che scontano una sorte atroce per la sola colpa di essere nate nel contesto 'sbagliato'. E chi siamo noi, uomini e donne cresciuti nel benessere, nell'agio, per decidere quale destino - almeno nella misura iniziale, per la loro sicurezza di base - spetti a questi migranti?

I primi soccorritori salgono a bordo dell'imbarcazione

Flavio di Giacomo, portavoce dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) su X ha scritto dopo il naufragio a largo delle coste della Libia: "Sono oltre 2.250 le persone che hanno perso la vita nel Mediterraneo Centrale quest'anno. Un numero drammatico che purtroppo dimostra che non si fa abbastanza per salvare vite in mare". La notizia è stata confermata all'AFP dall'ufficio dell'Oim nello Stato nordafricano: "Si presume siano morti a causa delle forti onde" che hanno sommerso la loro imbarcazione "partita da Zuara, nel nordovest della Libia, con 86 migranti a bordo", secondo la stessa fonte. La maggior parte sono cittadini della Nigeria, del Gambia e di altri Paesi africani, e tra le vittime "ci sono bambini e donne". Vite strappate dal mare: qualcuno perché riesce a salvarsi, altri perché invece tra quelle acque trova la morte. Chi decide sulla loro vita? No, non è solo destino.