Minacciato e offeso per aver chiesto un contratto regolare: "Sei un ne**o e rimarrai schiavo a vita"

di MARIANNA GRAZI -
4 novembre 2021
Culture War

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"Se ti acchiappo ti mando in ospedale". Una minaccia a concludere un lungo messaggio telefonico che un meccanico ivoriano, in Italia dal 2017, ha ricevuto dal suo datore di lavoro. La sua colpa? Aver chiesto un contratto di lavoro regolare e una paga adeguata rispetto alle ore passate in officina. Spesso tante, troppe per una sola persona. Zoumana Karidoula ha 34 anni e vive in un centro di accoglienza del casertano.

Zoumana Karidoula

Fino a pochi giorni fa lavorava a Napoli, come meccanico appunto. Ora si nasconde per paura che quelle parole dell'audio che gli è stato inviato lunedì sera si trasformino in realtà. "È meglio che non ti prendo per strada perché ti ammazzo, ti giuro su mia mamma ti ammazzo. Tu sei un uomo di me**a, figlio di pu****a bastardo. Sei un ne**o di me**a, devi morire bastardo. Lo sai qual è il problema? Che tu sei un ne**o, sei di una razza di me**a e rimarrete sempre schiavi nella vita, tu rimarrai schiavo a vita. Devi fare solo il ne**o nella tua vita". Parole di odio e razzismo, violente, offensive, inaccettabili. Nei confronti di chi, come sostiene l'avvocato Hilarry Sedu, che spesso assiste richiedenti asilo con problemi di sfruttamento, aveva soltanto fatto "una semplice richiesta di legalità". "È un ragazzo che sta da 4 anni in Italia, da due anni lavora per questa persona, che definirla persona è un'offesa al genere umano – aggiunge arrabbiato il legale –. Quasi tutti i giorni, da quello che è emerso finora dalle indagini, veniva vessato con insulti a sfondo razziale".

L'avvocato Hilarry Sedu

"Fin quando lavoravo dodici ore al giorno e mi stavo zitto con i 15 euro che prendevo andava tutto bene – racconta  impaurito Didier – ma quando ho chiesto al mio ex datore di lavoro un contratto e una giusta retribuzione mi ha cacciato offendendomi per il colore della pelle e ora mi cerca per farmi male perché non vuole che vada a lavorare da altre parti", prosegue. Minacce, vessazioni, discriminazione. E c'è ancora chi sostiene che il razzismo, in Italia, non esista. Il 34enne non ha retto e voluto denunciare, pur con la paura che non lo abbandona, quella che era, a tutti gli effetti, una situazione di schiavitù a sfondo razziale. Ha deciso che non era più possibile subire in silenzio. "Ho chiesto di essere regolarizzato. Volevo un contratto, trasparenza, volevo garanzie. Non volevo più subire. E lì gli insulti ascoltati per due anni sono diventati ancora più violenti, minacciosi". Ora, sotto gli occhi di tutti, è diventato un caso mediatico e giudiziario, perché l'avvocato Sedu presenterà nei prossimi giorni una denuncia (ben documentata) alla magistratura, con l'inevitabile apertura di un'inchiesta. Un caso, appunto, sicuramente non isolato ma esemplare di un quadro più ampio, ancora nascosto. "Il comportamento di questo indecoroso imprenditore – prosegue il legale – offende, oltre alla persona di pelle nera, anche tutte le persone che legittimamente chiedono la giusta retribuzione, ma soprattutto che chiedono di voler lavorare in condizioni di legalità. Il razzismo non è da sottovalutare, può essere la mina che farà saltare le fondamenta della nostra democrazia".