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Fotografa di donne e mafia: è morta Letizia Battaglia."Conquistai la mia libertà grazie a quella cosuccia lì"

di SOFIA FRANCIONI -
14 aprile 2022
Letizia Battaglia

Letizia Battaglia

I suoi soggetti preferiti erano le donne perché ci ritrovava se stessa, "mentre gli uomini, quelli no. Non mi vengono mai bene". Letizia Battaglia è stata la più nota fotografa di mafia italiana. Ma guai a ridurre il suo lavoro solo alla realtà di Palermo. Prima donna europea a ricevere nel 1985 il premio Eugene Smith, la sua vita è stata trasformata per sempre, all'età di 34 anni, dall'incontro con la sua macchina fotografica. "Persi l'idea di libertà per sempre perché mi chiusero in casa. Così desiderai liberarmi sposandomi a 16 anni, pensando: divento adulta, grande, mi prendo la mia libertà. E invece non fu così", raccontò in un'intervista. "È strano che io abbia lottato per la mia libertà di donna, prima sposandomi, poi dopo tanti anni riuscendo davvero a riconquistare la mia libertà, grazie alla macchina fotografia, che è stata lo splendore della mia vita. Con questa cosuccia piccola ho impostato una vita diversa: mia, felice, libera, indipendente. Mi esprimo, posso raccontare il mondo, non solo me. L'ho incontrata, è stata una gran fortuna. Potevo incontrare solo l'orco e invece ho incontrato la fotografia".

"La bambina con il pallone" è una fotografia di Letizia Battaglia scattata nel 1980. Al tempo la bambina aveva solo 10 anni. Quasi 40 anni la fotografa ha potuto fotografarla ancora

Nata a Palermo nel 1935, Letizia Battaglia prima di morire il 13 aprile ha chiesto alle figlie Shobba e Patrizia di tornare al suo mare dopo la cremazione. Se n’è andata all'età di 87 anni, pochi giorni prima che la sua storia, raccontata in una fiction di Roberto Andò, venisse trasmessa dalla Rai. Ha lottato fino all’ultimo contro la malattia e le sofferenze fisiche, senza mai fermarsi: tanto che la settimana scorsa aveva partecipato a Orvieto a un workshop di fotografia, mentre preparava altri viaggi anche all’estero per rispondere ai tanti inviti che ancora riceveva da ogni parte del mondo.

La vedova Rosaria Schifani ritratta a Palermo nel 1992 da Letizia Battaglia

Inizia a fotografare nel 1969, a 34 anni, collaborando con il giornale palermitano L'Ora ed è l'unica donna tra colleghi uomini. Nel 1970 si trasferisce a Milano dove incomincia a fotografare collaborando con varie testate. Nel 1974 ritorna a Palermo e crea, con Franco Zecchin (suo compagno per la vita), l'agenzia "Informazione fotografica". Ma la svolta professionale avviene quando il direttore dell’Ora di Palermo la chiama per un ruolo importante nel suo giornale: documentare con la sua fotografia i drammi che stanno vivendo la Sicilia e l’Italia. "Ho lavorato per L’Ora di Palermo dal 1974 al 1991. A ogni delitto ero obbligata a correre sul posto e a scattare, ma non avrei voluto. Mi veniva da vomitare, continuavo a sentire l’odore del sangue dappertutto, anche a casa mia. Mi costava molto dolore. Non ero una fotografa che documentava un conflitto estraneo. Ero nella mia isola, in mezzo a una guerra civile", dirà. Sono suoi gli scatti all'hotel Zagarella che ritraggono Giulio Andreotti in compagnia del ministro Ruffini e di Nino Salvo e Salvo Lima, che furono acquisiti agli atti per il processo. Il 6 gennaio 1980 è invece la prima fotoreporter a giungere sul luogo in cui viene assassinato Piersanti Mattarella. Nello stesso anno scatterà una fotografia che farà il giro del mondo: "Bambina con il pallone" nel quartiere palermitano della Cala.
Letizia Battaglia fotografia

Lunedi di Pasquetta a Piano Battaglia nel 1974

Prediligendo sempre il bianco e nero e il grandangolo (mai il teleobiettivo) la fotografia di Battaglia è vicina, cruda, realista, drammatica e introspettiva. Il suo sguardo, costantemente alla ricerca della verità, non fa sconti neanche alla sua metà del cielo: le donne, di cui racconta dolori e soprusi, che ha imparato a conoscere prima di tutto sulla sua pelle, ma anche i difetti. Le donne però, per l’artista siciliana, rappresentano quella parte del mondo incapace di creare guerre e conflitti. "La morte? Non la considero, non la penso. Non ho mai avuto un rapporto con la morte. Arriva? Arrivederci!". Dissacrante e schietta come sempre, in un'intervista televisiva sfiderà anche l'idea di mortalità: "I miei nipoti, pronipoti, le mie figlie, che sono una parte di me: rimarranno. Come le mie foto, che spero saranno una testimonianza degna della storia. Per cui: no. Io non morirò".