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Harvey Weinstein, perché la Corte di New York ha revocato la condanna per reati sessuali

Cosa può accadere ora all’ex potentissimo produttore cinematografico accusato da decine di vittime e all’origine del movimento #Metoo. Le donne: “Decisione ingiusta, uno choc”. Potrebbe avere ripercussioni anche sul caso Trump-Stormy Daniels?

25 aprile 2024
Harvey Weinstein

Harvey Weinstein

Roma, 25 aprile 2024 – Condanna revocata a New York per Harvey Weinstein, 72 anni, l’ex re di Hollywood accusato da decine di donne che hanno dato origine al movimento #metoo. La Corte Suprema dello Stato di New York ha revocato la condanna per reati sessuali dell’ex potentissimo produttore cinematografico. La Corte ha stabilito che il giudice che nel febbraio 2020 ha condannato Weinstein a 23 anni di prigione ha commesso un errore cruciale, chiamando a deporre donne le cui accuse non erano parte delle incriminazioni nei confronti dell’ex produttore. Weinstein era stato poi condannato per stupro nel 2022 a scontare una pena ulteriore di 16 anni di carcere a Los Angeles.

Ora i pubblici ministeri di Manhattan, scrive il New York Times, dovranno decidere se processare nuovamente Weinstein.

L’errore cruciale e la revoca della condanna

Secondo quanto scrive il New York Times, la Corte si è divisa, con una decisione 4-3. Il verdetto a maggioranza ha concluso che Weinstein non aveva avuto un  giusto processo. Il giudice di quel processo, infatti, aveva consentito che venissero chiamate a testimoniare donne che accusavano l’imputato di aggressione ma quegli episodi non facevano parte dell’impianto istruttorio nei confronti del produttore.

Che cosa significa questa revoca

Ma questa revoca avrà conseguenze sulla credibilità del movimento #metoo? Sicuramente la svolta giudiziaria è choccante ma nell’immaginario collettivo quella di Weinstein è una figura completamente disonorata: condannato a lunghe pene detentive in due città, inchiodato dalle testimonianze pubbliche di quasi 100 presunte vittime le cui storie hanno costituito la pietra angolare del movimento #MeToo, il produttore ha conseguito poco più che una vittoria di Pirro.

Le parole del difensore al New York Times

Il difensore Arthur Aidala, ha detto al telefono con il NYT che la decisione “non è stata solo una vittoria per il signor Weinstein, ma per ogni imputato nello stato di New York, e ci complimentiamo con la Corte d’Appello per aver sostenuto i principi più elementari”.

Le accusatrici: “Decisione ingiusta”

Nel 2020 la modella e aspirante attrice Lauren Young, la star dei Soprano Annabella Sciorra e altre due donne, Dawn Dunning e Tarale Wulff, testimoniarono sui loro incontri con Weinstein sulla base di una legge statale che autorizza deposizioni su “precedenti malefatte” per dimostrare uno schema di cattivi comportamenti da parte dell’imputato. Deposizioni inammissibili secondo la Corte d’Appello: "«Nel nostro sistema di giustizia l’accusato ha diritto a rispondere solo del crimine per il quale è stato incriminato”. La messa a punto è importante e potrebbe avere ripercussioni in un altro processo clamoroso in corso a New York: quello contro Trump per i pagamenti all’ex pornostar Stormy Daniels.

Ashley Judd, la prima attrice a farsi avanti con accuse contro Weinstein, contattata al telefono dal New York Times ha detto che la decisione “è ingiusta nei confronti dei sopravvissuti”. “Sappiamo cosa e’ successo”, ha aggiunto. “E’ un giorno scioccante e scoraggiante per le sopravvissute ad aggressioni sessuali”, ha detto Jane Manning, direttrice del progetto Women’s Equal Justice ed ex procuratore per crimini sessuali e “dimostra quanto lavoro ancora dobbiamo fare tutti, per portare avanti gli ideali del movimento #MeToo”.

Dove si trova oggi Harvey Weinstein

La decisione non significa che il 72enne ex boss di Miramax stia per tornare in libertà: dal Mohawk Correctional Facility, dove è imprigionato dal febbraio 2020, Weinstein verrà trasferito a Los Angeles, dove deve scontare altri 16 anni per aver aggredito Evgeniya Chernyshova, un’ex modella diventata famosa in Italia.

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