La palpata intelligente: quando la mano non è morta ma robotica

A Ryad è stato presentato il primo modello maschile di robot umanoide che si è subito distinto per un gesto immortalato in vari video diffusi sul web. Tra chi si scandalizza, chi ci ride su e chi invece parla di prospettiva sbagliata

di CAMILLA PRATO
9 marzo 2024
Il robot umanoide allunga la mano verso il sedere della giornalista (ANSA)

Il robot umanoide allunga la mano verso il sedere della giornalista (ANSA)

Prospettiva? Chissà. Certo è che il robot umanoide che (sembra) palpeggiare una giornalista che lo sta presentando ancora mancava all’appello delle stranezze del web.

Eppure, come si vede in un video che sta facendo il giro del web, anche l’Intelligenza artificiale è fallace… O meglio, sembra cedere alle debolezze tutte umane. 

Siamo a un festival della tecnologia a Riyad, in Arabia Saudita. Il protagonista della vicenda è Muhammad, gioiello della tecnoligia del Paese, una macchina dall’aspetto umano (vestita di tutto punto come uno sceicco) programmata dall’AI. A presentarlo, sotto l’occhio vigile di un rappresentante della società che ha progettato e realizzato lui e la compagna dalle sembianze femminili lì accanto, è una giornalista televisiva; sorridente, elegantissima e professionale nel completo celeste, questa sta spiegando le funzionalità del robot quando questo allunga una mano e le sfiora il sedere, come dimostra la giacca che si alza quando questa si allontana, voltandosi verso il robot e continuando a parlare al microfono.

Se il gesto di Muhammad sia stato intenzionale, se sia un gesto programmato per dimostrarne le movenze naturali e quindi la giornalista si sia trovata nel posto sbagliato, o ancora se si tratti di prospettiva sbagliata da dove analizzare le immagini, è difficile da stabilire. In un altro video, infatti, si vede l’umanoide muovere le braccia mentre parla, allargarle con tutta la naturalezza possibile per rendere il tutto realistico, senza però toccare nessuno, nemmeno la giornalista e l’altro uomo che si vedevano anche nel primo filmato essergli accanto.

Ma la scenetta della presunta palpata, una volta online, ha immediatamente aperto questi interrogativi. E ha scatenato gli utenti, che nei commenti si sono divisi tra chi condanna il gesto perché comunque frutto di una programmazione umana, chi invece la prende sul ridere – o almeno con sarcasmo – e chi si indigna per la notizia stessa, ritenendola esagerata o di alcun valore (“A breve vedrete che anche il vento verrà accusato di molestie...” o “Maddai ma basta”). 

Molestate anche dall’AI” lamenta ad esempio una donna, “meno di 10 secondi non è molestia, e l’AI lo sa!” afferma un altro sardonico, con un evidente riferimento al caso del bidello assolto dalle accuse perché aveva palpeggiato una studentessa per meno di 10 secondi.

“Cosa potevamo aspettarci da uomo che crea a sua immagina e somiglianza un robot” aggiunge un altro, a cui fanno eco critiche come “È saudita, che vi aspettavate?” (beh certo, non si parla certo dello Stato più rispettoso al mondo dei diritti femminili...) o “Ah... e questi sarebbero i risultati dell'intelligenza artificiale??? Era meglio quando si stava peggio!” o ancora “A me pare Deficienza artificiale”. 

Su tutti, però, spiccano quelli che si dicono preoccupati degli sviluppi futuri dell’AI e allora occorre rifarsi a quanto detto, qualche tempo fa su questi canali,da un’ingegnera che con certe tecnologie ha a che fare ogni giorno. “Bisogna ‘istruire l’algoritmo', ma mi viene da dire che, per farlo, prima bisogna istruire la società, che si nutre di pregiudizi e li esprime attraverso molteplici modi che poi la rete intercetta”, sostiene Francesca Parotti dell’Isia di Firenze, secondo la quale l’intelligenza artificiale potrebbe non solo non combattere gli stereotipi di genere ma addirittura contribuire a diffonderli se non ad amplificarli.

Insomma dimentichiamo per ora scenari alla “Blade Runner” o alla “Io, Robot”, nessuna rivolta delle macchine contro le persone, nessuna ribellione per impossessarsi della terra. Il vero pericolo, per il momento, resta uno soltanto: l’uomo.