Il caso del liceo Albertelli di Roma
La vicenda, raccontata da Repubblica Roma, riguarda una studentessa che, secondo il racconto fatto da un'altra insegnante del liceo classico Pilo Albertelli della Capitale, si sarebbe presentata a scuola vestita in modo inadeguato rispetto a quanto imposto dal regolamento d'istituto. Tutto comincia con questo post: "Una docente, non io, fa notare a un'alunna che non ha un abbigliamento adeguato, anche in base al regolamento. L'alunna, come se rispondesse a una bambina, risponde 'E chi lo dice? Come si permette? Vogliamo andare a continuare questa discussione dal preside?'. La docente va in vicepresidenza, dove l'alunna era già andata a denunciare l'ardire dell'insegnante insieme a mezza classe accorsa per sostenere la compagna. Poi, alla fine, tutto si conclude con un nulla di fatto". Uno scambio acceso tra insegnante e alunna che, all'apparenza, si sarebbe concluso lì. Poi però, sotto il post, è apparso un commento che ha scatenato l'ira degli studenti e non solo. Anche perché scritto da un completo estraneo alla vicenda, arrogatosi il diritto di commentare, in modo volgare e sessista, un caso con il quale non aveva niente a che fare. Non che, se fosse accaduto nella scuola dove lavora sarebbe stato giustificato, ma così diventa ancora più grave.
L'offesa del professore di Genova
"Sta 'zoccoletta' avrà quel che si merita non appena troverà un superiore nella sua vita lavorativa", scrive un professore di Genova sotto il post della docente dell'Albertelli in cui si raccontava della lite tra un'insegnante e alcuni studenti sul dresscode scolatico. E non si tratta certo di uno scherzo, anche se l'uomo in questione ha prodigiosamente utilizzato la citazione dal film "Un sacco bello" di Verdone. Ma questo insegnante di latino e greco avrebbe potuto piuttosto risparmiarsi il commento, ennesimo caso di sessismo rivolto a una ragazza. "L'episodio raccontato sui social dalla nostra docente risale a pochi giorni fa – ha spiegato a Repubblica la rappresentante d'istituto Valeria Cigliana –. Poi abbiamo saputo di quel commento. È assurdo che una frase simile parta da un professore. I docenti dovrebbero essere i nostri formatori, non esprimersi con parole e offese". "Se un ragazzo va a scuola in pantaloncini corti gli viene chiesto se stia andando al mare. Se una ragazza indossa una canottiera non sta andando in spiaggia, ma è "una zoccoletta": un ragionamento maschilista e retrogrado", continua Cigliana sottolineando il diverso 'trattamento a cui vengono sottoposti alunni e alunne.
Purtroppo però di casi simili, in questi ultimi mesi, abbiamo già parlato anche qui su Luce!, a dimostrazione del fatto che il sessismo, anche in un'istituzione come quella scolastica che per prima dovrebbe invece mirare all'educazione delle persone, sia un 'male' endemico che pervade ancora la nostra società. E se un docente si permette di dire ad una giovane ragazza: "copriti la pancia, che stai sulla Salaria", oppure "Oggi facciamo una preghiera per tutti quelli che mandano le figlie a scuola vestite come tr**e" o ancora "Questa zoccoletta avrà quel che si merita non appena troverà un superiore nella sua vita lavorativa" allora c'è da chiedersi davvero cosa mai, questi 'educatori' possano insegnare ai suoi alunni e alunne. Sicuramente non il rispetto.