Il Superbowl della beneficenza e dell’inclusione: così l’Nfl e i team servono le comunità

Accanto alle imprese sportive, le franchigie sviluppano un articolato programma di iniziative in favore di categorie svantaggiate, lanciando anche ai tifosi messaggi su salute e prevenzione

di FRANCESCO MARINARI
12 febbraio 2024

Un momento del Superbowl 2024 tra Kansas City Chiefs e San Francisco 49ers

New York, 12 febbraio 2024 – Uno degli spot più apprezzati durante il Superbowl 2024 racconta dei sogni di un ragazzino del Ghana. Che ama il football americano e che spera un giorno di diventare un campione Nfl.

“Born to play” si chiama lo spot commissionato dalla National Football League e che lancia un messaggio al mondo: “Non importa dove sei nato se sei nato per giocare” è il claim che in uno dei momenti di massimo ascolto la lega ha voluto lanciare per abbracciare etnie e popoli diversi. Con la volontà di dare una speranza a chi è nato in zone dove coltivare sogni è difficile. 

Come è andato il Superbowl 2024 

"Born to play” è solo una della miriade di iniziative di inclusione e beneficenza della Nfl e delle franchigie. E il Superbowl 2024 appena terminato, che ha portato i Kansas City Chiefs alla seconda vittoria di fila, è l’occasione giusta per parlarne.

Travis Kelce, uno dei giocatori più rappresentativi dei Chiefs, festeggia la vittoria al Superbowl 2024
Travis Kelce, uno dei giocatori più rappresentativi dei Chiefs, festeggia la vittoria al Superbowl 2024

Servire le comunità, essere attivi nell’includere categorie svantaggiate della propria città è per la società americana un valore. E le squadre che compongono la lega la cui finale ha calamitato anche ieri gli occhi di milioni di tifosi investono molte risorse nelle iniziative inclusive. Non di rado le squadre hanno fondazioni.

Gli stessi Chiefs campioni ad esempio si avvalgono della Hunt Family Foundation. Si tratta della fondazione della famiglia Hunt, tra le più ricche degli Usa con un patrimonio di 20 miliardi di dollari, proprietaria della squadra e attiva nel settore petrolifero. Clark Hunt è il patron dei Chiefs che da soli, secondo le stime di Forbes, valgono quasi 4 miliardi di dollari. La fondazione è attiva principalmente in tre rami: la salute dei bambini, il supporto a famiglie in crisi, il sostegno a Kansas City intesa come comunità cittadina. Le iniziative sono le più disparate: i Chiefs ad esempio si spendono in una campagna per invogliare i ragazzi a svolgere sessanta minuti di attività fisica al giorno, promuovono la donazione di sangue.

Un momento dello spot girato dalla Nfl in Ghana per promuovere il football in Africa
Un momento dello spot girato dalla Nfl in Ghana per promuovere il football in Africa

Pochi giorni prima del Superbowl i Chiefs insieme ai loro tifosi hanno organizzato un Superbowl della beneficenza, raccogliendo cibo per minori in situazioni difficili che è stato poi organizzato e inscatolato proprio dai fan e quindi recapitato. Un’iniziativa che è arrivata alla quindicesima edizione. La Hunt Foundation, nell’ambito del Superbowl della beneficenza ha poi donato centomila dollari ad Harversters, organizzazione no profit che promuove l’accessibilità delle famiglie bisognose a cibo nutriente e di qualità. 

Ma i Chiefs sono particolarmente attenti anche alle esigenze e alla sensibilità dei nativi americani, ai quali il nome stesso della squadra richiama, con manifestazioni che vengono organizzate durante l’anno per le comunità.

Un camp giovanile di football americano in Ghana (da Facebook)
Un camp giovanile di football americano in Ghana (da Facebook)

Cercando di cancellare quell’atteggiamento “negativo e razzista”, come dice lo stesso management della squadra, che gravitava attorno ai nativi negli anni Sessanta e Settanta, quando il team fu fondato. Attenzione ai nativi che la stessa Nfl ha notevolmente sviluppato in questi anni, fino al cambio di nome della franchigia dei Washington Redskins, “Pellerossa”, diventati “Commanders”. 

Beneficenza e sostegno alle comunità hanno un notevole ritorno di immagine per la Nfl. Più prosaicamente, è lecito dire che lo scopo è anche e soprattutto quello di ampliare mercati e base dei fan. Sperando di trovare, nell’operazione che porta la Nfl in Africa, anche nuovi giocatori prodigio.