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Talvolta anche una bambola può fare la differenza. Una Barbie, per la precisione. Specialmente se si tratta di bambini reduci da esperienze estreme, legate alle condizioni materiali di vita o ad accadimenti eccezionali che ne hanno segnato l’esistenza.
Il fenomeno migratorio, come sappiamo, ha dimensioni globali. E allo stesso modo anche l’accoglienza è globale, ovunque con gli stessi problemi: la diffidenza, spesso, degli autoctoni, se non peggio, le difficoltà legate alla gestione, la precarietà delle sistemazioni e così via. In tutto questo le esigenze fondamentali dei bambini rischiamo di perdersi. Il gioco ad esempio che pure rappresenta una dimensione fondamentale per la loro crescita al pari del cibo e del vestiario.
"Raramente abbiamo bambini bianchi, ad eccezione di un bambino ucraino, il resto è prevalentemente latino. Non credo sia appropriato regalare loro delle Barbie bionde. Voglio regalare delle bambole che gli assomiglino di più" dichiara Larkin.
Piccoli migranti sulle rotte della speranza
È il caso, ad esempio, dei piccoli migranti che, con le loro famiglie, e non di rado anche non accompagnati, si trovano a seguire le rotte della speranza nel tentativo di raggiungere condizioni migliori di vita o, più semplicemente di salvarsi da morte certa, dovuta alla fame, alle malattie, alla povertà, alla violenza.
Per non far perdere la dimensione del gioco, un pizzico di spensieratezza ai bambini e alle bambine che fuggono dai loro Paesi d'origine sulle rotte migratorie, l'ex designer ha deciso di ridare vita a vecchie bambole (Barbara Larkin / Cnn)
Riportare in vita vecchie Barbie
Ecco allora che Barbara Lakin, ex designer di New York, ha deciso di dedicarsi ad una missione solo apparentemente secondaria, in realtà di grandissimo impatto: riportare in vita le vecchie Barbie per regalare momenti di gioia e spensieratezza a questi minori in cerca di un futuro migliore. Lakin, residente nell’East Village, con pazienza e dedizione, prende queste iconiche figure quando sono ormai spesso dimenticate e rovinate, e le rende come nuove con creatività e cura.Sfruttando la sua abilità da ex stilista, trascorre ore a cucire abiti per queste bambole, trasformandole in nuovi giochi perfetti da regalare ai bambini migranti, che hanno viaggiato con le proprie famiglie per mesi prima di raggiungere il confine con gli Stati Uniti, di solito fuggendo da situazioni di povertà o pericolo dal Centro o Sud America.Visualizza questo post su Instagram
Una bambola per sentirsi accettate
Per metà messicana e per metà inglese, Barbara ha finora ha regalato una ventina Barbie, ma spera che le persone ne doneranno di più. E si augura, in particolare, che le vengano messe a disposizione bambole di carnagione scura, che assomiglino maggiormente alle bimbe che le riceveranno. Perché anche la dimensione dell’accettazione è fondamentale, soprattutto in certi momenti. Sappiamo infatti quanto i fenomeni mediatici e di costume possano avere un effetto talvolta devastante sulle personalità più fragili. Avere come modello di riferimento una bambola che ti assomigli e che non ti faccia sentire 'diversa/o' è dunque, per questi bambini un ulteriore aspetto da non trascurare.
Delle Barbie usate rimesse a nuovo regalano il sorriso alle piccole migranti nella città di New York. L'iniziativa è di una ex designer, Barbara Lakin