A Milano studenti in gonna contro la violenza sulle donne ma un professore si rifiuta di fare lezione

di MARIANNA GRAZI
29 novembre 2021

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Qualcuno si era presentato indossando una gonna, altri con un indumento rosso o un segno sul volto, altri ancora con lo smalto alle unghie. La settimana scorsa gli studenti del terzo anno del Liceo Bottoni di Milano, in occasione della giornata internazionale contro la violenza di genere, hanno voluto dimostrare la loro solidarietà e attenzione al tema, ricordando poi le 109 vittime italiane con un minuto di silenzio e con un discorso per rivendicare "una società e una scuola più inclusivi". Un gesto simbolico, a dimostrazione di quanto anche le giovani generazioni siano attente a argomenti così importanti. "Troppo spesso le violenze sono scusate a causa del modo in cui ci vestiamo" spiega una rappresentante d'istituto, "A scuola, come della società troppe volte assistiamo a violenze, non solo fisiche ma anche e soprattutto psicologiche", rincara l'altro. Da qui la decisione non solo di presentarsi con abiti femminili in classe ma anche di produrre un testo, con numeri e riflessioni, che a breve sarà pubblicato sul sito della scuola. "In Italia ogni 7 minuti un uomo stupra una donna. Ogni 3 giorni un uomo uccide una donna. Cosa significa far violenza sulla donna? Non darle il giusto valore: questa è la prima e fortissima forma di violenza contro qualsiasi essere umano" si legge nelle prime righe dell'intervento. Sostegno all'iniziativa è arrivato sia dagli altri liceali che dalla dirigenza, ma c'è invece chi ha storto il naso, rifiutando di fare lezione a chi "viene a scuola travestito indecentemente da donna. Si presenta a scuola in gonnellino", si legge sul verbale. Il docente di storia, Martino Mora, quando si è accorto dell'abbigliamento e dei simboli indossati da alcuni dei suoi alunni, ha chiesto che uscissero dall’aula e poi si è rifiutato di tenere la lezione. "Prima la mia collaboratrice l'ha invitato a farli rientrare - racconta la preside del Bottoni Giovanna Mezzatesta -. Quando sono arrivata a scuola è venuto nel mio ufficio dicendomi che non avrebbe fatto lezione con 'dei travestiti'.  Si è detto disponibile a rimanere in aula docenti, ma quel punto l’ho invitato a tornare a casa perché in quel modo avrebbe violato il diritto allo studio degli studenti". Dopo averlo sostituito, sul momento, con un altro insegnante, la dirigente ha spiegato che avvierà un procedimento disciplinare per mancata vigilanza sugli allievi fatti uscire dall'aula e per mancato assolvimento del dovere di insegnamento. Il professore, però, ha difeso fin da subito la sua scelta attraverso i social, dove ha parlato di "una scuola capovolta, che a parole non vuole 'discriminare' nessuno", nella quale, "si discrimina pesantemente solo chi chiede decoro, decenza, rispetto dei limiti". E, aggiunge, "Avrei avuto la stessa reazione se fossero venuti vestiti da clown o da Babbo Natale". Il giorno successivo, però, a difendere le proprie idee e a rifiutarsi di seguire la lezione sono stati proprio studenti e studentesse. Quando Mora è entrato in classe loro sono usciti, seguiti dai compagni di altre due sezioni, in corridoio, dove sono rimasti fino alla fine dell'ora di lezione. Una protesta collettiva, che non si ferma. Anche al rientro, lunedì mattina, il docente ha ribadito la propria posizione: "Quello che rifiuto non è tanto e solo l'abito femminile. Quello che rifiuto è la deriva clownesca - afferma ai microfoni del Tg3 -. Io che sono un tradizionalista difendo la scuola di Gentile e di Antonio Gramsci dalla scuola di Lady Gaga". Ma anche gli studenti non cambiano idea e proseguiranno a protestare (dai corridoi) contro dichiarazioni che definiscono "omofobe, sessiste e misogine".