La carica dei single è enorme in Italia. Lo dicono i dati emersi dal 35^ Rapporto Italia di Eurispes: per più di un terzo di loro (37,1%) è una scelta personale ma per molti (62,9%) rimane una scelta obbligata da altri fattori. Come se non bastasse i single riferiscono di essere giudicati bene da qualcuno (fortunati perché liberi, 22,9%), e da altri male perché di carattere difficile (24,1%). La loro condizione (voluta o subìta)
pesa anche sul portafogli: il 53% riferisce il problema di non riuscire a trovare quasi mai prodotti alimentari monoporzione al supermercato. Come conseguenza, si vedono costretti a spendere di più per poi ritrovarsi cibo in eccesso da gettare in pattumiera.
La vita dei single, per molti versi, è piuttosto dura. Una soluzione a tutti questi problemi, nel segno dell’inclusione, c’è e si chiama
“La serata dei single”. A ideare questo format che spopola sui social, è stato Celestino Costa nel 2009, ma nemmeno lui si immaginava un successo di tale portata. La caccia all’anima gemella è diventata virale (e per lui un vero e proprio lavoro) e da tempo sono iniziati dei tour, che portano le serate in giro per l’Italia.
Celestino Costa, ideatore della "serata dei single"
Un fenomeno che va oltre le app e i siti di incontri. Basti pensare che, appena Celestino annuncia le date di un tour, in poco tempo è subito sold out. Altro che Tinder o Badoo: in queste serate il reale batte di gran lunga il virtuale.
Non si può bluffare, ci si guarda negli occhi e bisogna mettersi in gioco di persona. Tutto ovviamente si svolge in diretta Facebook, dove “La serata dei single in tour” conta la bellezza di oltre 123 mila followers e 53.830 "Mi piace". Le serate, tra buon cibo, balli e momenti trash (con tanto di commenti al veleno degli haters che non mancano mai), hanno portato in questi anni a formare molte coppie, con lo stesso Celestino chiamato a fare da testimone alle loro nozze.
Come funzionano le serate dei single
Celestino, come le è venuta l’idea di questo format? “Ho un ristorante che ora gestiscono i miei figli. Negli anni della crisi erano diminuite le presenze nella ristorazione, come del resto un po' in tutti i settori. Per rivitalizzare le serate mi è venuta allora l’idea di questo format che ha funzionato fin da subito. Piaceva per un insieme di cose: primo perché di single ce ne sono tanti, e poi perché si veniva a creare una bella atmosfera, rilassante e divertente. Ho scoperto in queste occasioni, prendendo un microfono in mano, e iniziando a cantare e intrattenere, anche la mia vena “artistica”. Per diversi anni ho organizzato serate una volta al mese, poi una ogni quindici giorni, poi una alla settimana nel mio ristorante, e ora dal 2015 ho esportato il format (che qualcuno ha anche provato a copiarmi, ma senza successo) in altri ristoranti. Da tutta Italia ci arrivano richieste da parte dei ristoratori che desiderano ospitarci. Oggi arrivo a fare anche cinque serate a settimana”.
Uomini e donne abbattono le resistenze nel segno dell’inclusione. Come ci riesce? “Tutto si muove tra ironia, coinvolgimento, goliardia e voglia di stare bene. Si viene a creare una piacevole atmosfera, che tutti apprezzano. Mi arrivano molti messaggi di chi mi dice: “Ho passato la più bella serata della mia vita”, oppure “Era da tantissimo tempo che non mi divertivo così”. Per far vincere la timidezza di alcuni, inseriamo anche un po' di ‘protagonismo spontaneo’ del nostro pubblico, che trasmette spensieratezza.
La libertà di essere se stessi
Il format funziona così. "Prendo le prenotazioni e sono io stesso che accolgo le persone. A tutti do un numerino. Il pubblico viene fatto accomodare a tavola con posti riservati. Faccio dei tavoli con 50 o 60 persone.
Qualcuno ha trovato anche l'amore grazie a una serata dei single
In questo modo si riescono a fare delle serate dove convivono tutte le generazioni con allegria. Inizia la cena, si balla, si fanno un po' di lenti, suono qualche canzone, coinvolgo, intervisto. Le persone si scambiano messaggi con bigliettini cartacei, alla vecchia maniera. Quando io li consegno al destinatario faccio piccole interviste, c’è dell’humor, si ride. Sui bigliettini ciascuno scrive le proprie emozioni, senza esporsi. Si firmano col loro numero identificativo, quello che è stato dato a ciascuno all’ingresso. Questa cosa aiuta molto ad abbattere i muri di timidezza delle persone più riservate, che si lasciano andare: il pubblico ride, balla, brinda. Il numeretto a fine serata viene restituito, dunque non ci si espone in nessun modo se non si vuole. Solo se una persona desidera approfondire la conoscenza le persone si scambiano numeri di telefono o i propri dati”.
Non mancano le critiche degli haters “C’è sempre qualcuno che critica senza sapere. Si chiedono come fa il pubblico a essere libero, le persone a essere in pace con se stesse, disinibite. Accade grazie all’atmosfera che si viene a creare: il nostro è un ambiente assolutamente pulito, ci sono persone di tutte le età – dai 28 anni ai 70 anni – e di tutti gli strati sociali, anche laureati, professionisti. Quella spensieratezza che durante il quotidiano siamo costretti a celare, durante queste serate ci si sente liberi di esprimerla. Questa felicità traspare dagli occhi della gente. Le serate sono tranquille, non a caso sono in diretta Facebook, che funziona come un filtro: per scoraggiare qualcuno che può venire solo per prendere in giro o per fare baccano e guastare la festa. Da noi non accade mai”.
Il segreto è divertirsi
Il divertimento a volte passa per dei momenti trash. Ci racconta qualche episodio stuzzicante? “A volte, preso dall’euforia, ad esempio metto la musica di 9 settimane e ½, invitando a cercare un uomo disposto a “sacrificarsi” per le donne. E alle volte capita che scelgano un uomo, lo mettono seduto e lo spogliano della maglia (attenzione: solo la maglia, niente altro). Niente di osceno o scandaloso: è solo un’espressione goliardica dove ci si fa una risata per il tempo di due o tre minuti, ma che coinvolge il pubblico in maniera forte. Di recente ho pensato anche di comprare delle parrucche colorate, le ho messe in testa alle persone che si ritrovano coi capelli verdi, rossi o gialli. Può sembrare una sciocchezza, ma quando si ritrovano in pista con queste parrucche magari ci scappa un selfie e da queste cose può scattare un approccio. Tante persone escono mano nella mano. Sono nate storie, coppie che si mettono insieme per periodi più o meno lunghi, e qualcuna è anche convolata a nozze”.
Da tutta Italia per sconfiggere la solitudine
Celestino con alcuni partecipanti alle sue iconiche serate
È vero che c’è chi prende addirittura l’aereo per venire a queste serate? “Ci sono gli habituè, che vengono una volta ogni quindici giorni oppure partecipano ad una serata durante la settimana. Altri vengono una volta al mese o una volta ogni due mesi. Molti diventano delle coppie, ma c’è sempre un ricambio, perché viene gente nuova. Abbiamo persone che arriva a prendere l’aereo per partecipare, arriva da tutte le parti d’Italia. C’è anche chi non punta a trovare l’anima gemella, gli piace la vita da single, ma non rinuncia a conoscere persone nuove. Il successo delle nostre serate è lampante: non è facile riuscire a fare, la domenica sera, il pienone come a Capodanno”.
Chi è la persona tipo che partecipa a queste serate? “Ce ne sono diverse. C’è chi dice: ci ho messo tanto per liberarmi da una storia e ora voglio rimanere single. Ce ne sono altri che soffrono la solitudine, e il fatto di avere poche opportunità o pochi ambienti dedicati ai single, certo non aiuta. Negli ultimi tempi queste app di incontri sono andate per la maggiore, ma la chat non ti permette di guardarsi negli occhi o di andare a ballare insieme. Nelle nostre serate invece c’è un
impatto molto più immediato. E col discorso della messaggistica e dei bigliettini, puoi anche essere timido o non ricevere un apprezzamento immediato per il tuo aspetto estetico, ma puoi farti conoscere e apprezzare come persona, scrivendo delle cose carine e creando un’emozione. Hanno provato a copiarmi, senza il minimo successo: non basta prendere dei single e metterli lì, facendo ritrovare magari un settantenne vicino a una trentenne. Bisogna saper creare l’atmosfera giusta, altrimenti la serata si spegne. Io infatti se vedo una persona che se ne sta lì, mogia, vado da lui, lo coinvolgo, gli faccio un’intervista anche se non ha ricevuto il biglietto, oppure lo invito in pista.
La media dell’età delle persone che vengono da noi è dai 45 ai 65 anni, ma ci possono essere persone anche più giovani o più anziani, di 28 o di 70 anni, che metto in tavoli diversi ovviamente. Ognuno da noi si sente finalmente libero di essere sé stesso: è questo il segreto del successo”.