Femminista? Si! Cattolica? Anche! "Ecco chi era Elisa Salerno"

Giornalista censurata dalla Chiesa, attivista, teologa in contrasto con le ingiustizie del sistema ecclesiastico: in Elisa Salerno esistevano vari binomi, tutti possibili

di TERESA SCARCELLA -
4 novembre 2023

“Vorrei capire, da femminista, se la fede cristiana sia davvero in contraddizione con il nostro desiderio di un mondo inclusivo e non patriarcale, o se invece non si possa mostrare addirittura un’alleata”. E’ ciò che si chiedeva Michela Murgia in "God save the Queer". Se c’è una persona, una donna, che può rispondere con cognizione di causa a questa domanda è Elisa Salerno.

Un fumetto su Elisa Salerno

Un nome che non si sente spesso, se non addirittura quasi mai, che oggi è il titolo di un fumetto - tra i protagonisti del Lucca Comics & Games - scritto da Enrico Zarpellon, con le illustrazioni di Alice Walczer Baldinazzo., edito da BeccoGiallo.

Il sottotitolo la dice lunga: Femminista? Si! Cattolica? Anche! Il binomio, che ad oggi potrebbe suonare addirittura come un ossimoro, a quanto pare trova incarnazione in lei.

Scrittrice, giornalista, teologa, pensatrice e attivista, nata nel 1873 e cresciuta a Vicenza fino alla sua morte, nel 1957, ha speso la sua vita per la “santa causa della donna”, conducendo battaglie che potrebbero avere qualche punto di contrasto con il mondo femminista odierno (dopotutto le sue idee vanno contestualizzate a quello che era il tessuto sociale e culturale del secolo scorso, paragonarli non avrebbe neppure senso), ma che all’epoca erano indubbiamente avanguardiste.

elisa-salerno-femminismo

Con uno sguardo al futuro

Elisa Salerno era in tutti i sensi più avanti rispetto ai suoi tempi, talmente avanti che lei stessa - come si legge nelle primissime tavole del fumetto - si rammaricava con se stessa per essere nata troppo presto.

Basti pensare che uno dei temi su cui accentra il dibattito e le sue riflessioni è la prostituzione, intesa come sfruttamento della donna/oggetto: un anno dopo la sua morte, la legge Merlin abolirà la regolamentazione della prostituzione, chiudendo le cosiddette “case di tolleranza”, e introdurrà i reati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione.

Zarpellon: "Il suo impegno era la sua vocazione"

“Che cattolicesimo e femminismo non possano andare d’accordo, credo sia un mito da sfatare - dice l’autore - il sottotitolo ha proprio queste due domande, con questi due poli che confluiscono nel titolo che c’è sopra e che è il nome e cognome di Elisa Salerno, che incarna con la vita, prima ancora che con le parole, la pienezza del binomio possibile. Due parole che suscitano un quesito che ancora oggi, dopo decenni, è più che attuale”.

Spirito indomito e tendente alla solitudine, per il suo pensiero critico e i suoi scritti ha subìto pesanti censure sia dal regime fascista, che dalla stessa Chiesa alla quale lei era vicina, per fede ma non evidentemente per idee e concetti legati alla figura della donna.

“Il motivo del suo impegno sociale è prima di tutto evangelico - continua Zarpellon - mi verrebbe da dire che Salerno è femminista perché cattolica. Vede l’ingiustizia che il sistema ecclesiastico conduce nei confronti della donna e non riesce a stare ferma né in silenzio.

Molto banalmente parte dal fatto che uomini e donne siano uguali di fronte a Gesù e non riesce a capire come mai non sia lo stesso per la Chiesa. Cerca le radici antifemministe che trova all’interno dell’istituzione. Motivo per il quale si scontra con le autorità ecclesiastiche, a tal punto che le tolgono addirittura il sacramento della Comunione.

Ad un certo punto è costretta anche a chiudere il suo giornale dietro richiesta del Vescovo. Un bivio tragico, che la segnerà molto, che lei affronta scegliendo la strada dell’obbedienza, per poi però fondarne un altro”.

elisa-salerno-femminismo

Segno, questo, di una forte contraddizione che era effettivamente presente in lei, ma che non derivava dalla sua fede, bensì da dinamiche esterne alla sua anima e alla sua mente, dalle quali finiva per prendere le distanze.

Nubile e senza figli per scelta - pensava di doversi consacrare in qualche ordine religioso femminile, poi però abbandona quella strada anche, probabilmente, per le sue idee - fa dei diritti della donna la sua missione. Lotta per un riconoscimento su più ambiti, nel mondo del lavoro, nella chiesa e nella società: parità salariale e tutela della maternità, contro gli abusi sulle donne, l’invito all’istruzione e all’assunzione di ruoli di responsabilità.

elisa-salerno-femminismo

Empowerment femminile nel secolo scorso

“Rivendicava la piena dignità delle donne tout court. E anche parlando di ambito familiare e lavorativo lei non scindeva le due cose, ma rivendicava la libertà delle donne, il potere decisionale del proprio tempo, energie e soldi”. Detta con parole più moderne lottava per l’empowerment femminile a 360 gradi.

“Si rivolge soprattutto alle classi operaie femminili, ponendosi come alternativa alla penetrazione socialista. Conduce indagini, inchieste, sulla realtà delle fabbriche dove le donne, sottopagate e sfruttate, sono considerate l’ultima ruota del carro”.

Le battaglie e la censura

Per quasi tutta la sua vita ha lavorato nel negozio di famiglia, prendendosi cura dei nipoti. Questa sua vocazione le deve essere nata semplicemente guardandosi intorno e percependo la mancanza di qualcosa. Ci sono la sua curiosità e la sua fame, il non volersi accontentare, alla base del suo impegno sociale.

Per gli ultimi trent’anni della sua vita è stata silenziata. Pubblicherà poche cose, sotto pseudonimi, e poi morirà povera e dimenticata. Il suo nome ancora oggi non è tra i più blasonati quando si parla di lotte femministe. Il fumetto va proprio in questa direzione: farla uscire allo scoperto, su un livello più pop. Ma cosa direbbe Elisa Salerno della Chiesa oggi?

“Non posso dire cosa direbbe lei, ma posso dire quello che vedo io - conclude Zarpellon - Sicuramente dei passi avanti sono stati fatti. Per le donne ci sono più possibilità e coinvolgimento rispetto a quegli anni.

Il rischio che le donne siano ancora una minoranza è una realtà. La difficoltà a trovare spazio, a pronunciarsi su cose che in altre parti del mondo sono realtà - guardiamo alle donne nei ruoli pastorali - ci sono. C’è una lentezza che andrebbe spronata, diciamo così".