Elio: “Genitori soli davanti all’autismo dei figli. Classi separate? Portano alla ghettizzazione”

Stefano Belisari, intervistato dal Corriere della Sera, racconta delle difficoltà vissute dopo la diagnosi del disturbo dello spettro autistico del figlio Dante, alla luce di una mancanza di supporto da parte dello Stato. Poi commenta l’idea delle classi differenziali a scuola

di Redazione Luce!
13 maggio 2024
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Stefano Belisari, in arte Elio (di Elio e le Storie Tese) torna a parlare dell’autismo del figlio Dante, in un’intervista al Corriere della Sera. Due anni fa fu lo stesso ragazzo, durante il Concertozzo, a parlarne direttamente dal palco

Oggi, a pochi giorni da una nuova edizione dell’evento (in programma il 26 maggio a Monza), Elio racconta del disturbo e delle difficoltà che ne derivano anche per i genitori. 

“È stata mia moglie a percepire delle anomalie nel comportamento di Dante. È stato difficile trovare qualcuno che sapesse farci una diagnosi chiara e che ci indirizzasse. Non esiste un numero di telefono a cui rivolgerti, un indirizzo dove andare. Ti rendi subito conto che l’autismo di un figlio si coniuga con la assoluta solitudine dei genitori. E questo vale per ogni tipo di disabilità. La prima cosa che vorrei dire ai genitori è che bisogna fare presto, non aspettare i tre anni, non rinviare. Noi abbiamo visto che Dante aveva un’attenzione ossessiva per le trottole, anche lui girava su sé stesso e non finiva mai di farlo”.

L’artista parla di solitudine genitoriale di fronte a un disturbo non solo difficile da diagnosticare, ma poi anche da gestire. A maggior ragione senza un vero supporto alle spalle, sanitario ed economico. Una sensazione che accomuna tante famiglie, di cui anche Luce! ha parlato, raccogliendo varie testimonianze che raccontano una realtà molto indietro in termini di cura. 

"Manca tutto, credimi. Manca tutto – continua Elio parlando al quotidiano - Manca un protocollo che una mamma e un papà possano seguire, che funzioni da bussola in quel maremoto”.

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E questo senso di solitudine e disorientamento fa sì che queste famiglie cerchino appoggio tra di loro, tra chi possa comprendere per esperienza personale quello che si prova in questi casi. Un’occasione di incontro sarà proprio il prossimo Concertazzo, a Monza, dove ci sarà anche Nico Acampora, fondatore di PizzAut, diventato un modello rivoluzionario riconosciuto a più livelli, che permette a tanti ragazzi con il disturbo dello spettro autistico di vivere esperienze di vita che altrimenti gli verrebbero tolte.

E a proposito della proposta di Roberto Vannacci di creare classi differenziate nelle scuole, Elio –alla domanda precisa – ha risposto: “Quello che fa bene è l’inclusione. È quello che deve accadere per portare benefici ai nostri figli. Bisogna che questi ragazzi siano aiutati a crescere insieme agli altri. Non separati. E questo fa bene a tutti, l’obiettivo è quello dell’autonomia e dell’indipendenza, per quanto possibile. Il percorso delle classi differenziali invece porta alla ghettizzazione”.