"L’Italia sta andando indietro anziché andare avanti. C’è qualcosa, nel subconscio del Paese. Non mi piace neppure quando i telecronisti dicono: Larissa ha un papà italiano, la mamma invece… Io ho gareggiato con la maglia azzurra per tutta la vita”. Chi parla, interpellata dal Corriere della Sera, è la campionessa di salto in lungo Fiona May, due ori mondiali, due argenti olimpici e ancora oggi titolare del record italiano.
La figlia, dopo una breve parentesi come ginnasta, ha seguito le sue orme. Stiamo parlando ovviamente della fiorentina Larissa Iapichino, che al suo esordio olimpico si è classificata quarta con una lunghezza che però le ha lasciato l’amaro in bocca, tanto da autodefinirsi “cretina” nell’intervista post gara.
Un appellativo che starebbe meglio ad altre persone, come quelle che sui social hanno messo in discussione la sua italianità. “Vent’anni fa non c’era tutto questo razzismo. O forse semplicemente non c’erano i social. I social su cui qualcuno scrive che Larissa non è italiana. Ma come si può?. Il problema è il colore della pelle – continua la madre Fiona, nell’articolo di Aldo Cazzullo – Che non dovrebbe appunto essere un problema. A maggior ragione nello sport. La nazionale di calcio francese è composta quasi esclusivamente da neri: gli allenatori vanno a cercarli per strada, li includono, li coinvolgono. Lo stesso accade in Inghilterra. Il centravanti della nazionale belga è da dieci anni Romelo Lukaku. Perché in Italia non ci sono neri in nazionale?”.