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Home » Lifestyle » Ida B. Wells, attivista, giornalista e pioniera dei diritti degli afroamericani diventa una Barbie

Ida B. Wells, attivista, giornalista e pioniera dei diritti degli afroamericani diventa una Barbie

La nota azienda di giocattoli Mattel omaggia una figura fondamentale, ispiratrice delle donne e per le giovani generazioni. La pronipote: "Questa è un’opportunità incredibile per far luce sulla sua verità ed eredità"

Marianna Grazi
13 Gennaio 2022
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Barbie principessa, Barbie medico, Barbie sirena o astronauta (con le sembianze di Samantha Cristoforetti), ma anche attenta all’ambiente (prodotta con il 90% di materiale riciclato) e da oggi in poi anche giornalista. La storica azienda statunitense di giocattoli Mattel ha infatti voluto dedicare una delle sue iconiche bambole a Ida B. Wells, reporter investigativa, suffragetta e attivista per i diritti delle persone afroamericane negli Stati Uniti del sud tra fine ‘800 e inizio ‘900. Nella linea delle Barbie dedicata alle donne fonti di ispirazione per le giovani generazioni si è aggiunto quindi un nuovo ed esemplare personaggio, la cui tenace attività ha aperto la strada al diritto di voto per le donne di colore e contribuito a portare alla luce le violenze sistemiche a scapito degli afroamericani.

Ida B. Wells è l’ultima figura che Mattel ha omaggiato con una Barbie per la serie “donne fonti di ispirazione”

“Quando le nuove generazioni scoprono eroine come Ida B. Wells non immaginano solo un futuro migliore. Diventano consapevoli di avere il potere di farlo diventare realtà” si legge nel post su Instagram con cui è stato annunciato il nuovo modello della linea di bambole. Nata il 16 luglio 1862 a Holly Springs in Mississippi, pochi mesi prima che il presidente degli Stati Uniti Lincoln emettesse il proclama di emancipazione per liberare gli schiavi negli Stati Confederati d’America. Una famiglia numerosa, erano infatti 8 tra fratelli e sorelle; i genitori morirono molto presto, insieme ad uno dei figli, a causa della febbre gialla e Ida si trasferì in Tennessee dove trovò lavoro come insegnante e dove avvenne uno degli eventi più significativi della sua vita.

Erano gli anni ’80 dell’800 e la giovane è stata protagonista di un episodio che, nella storia, sarà il primo di una ‘nota’ serie. Mentre viaggiava su un treno con un regolare biglietto, le venne chiesto – o meglio imposto – di cambiare posto e spostarsi nel vagone dove erano ‘segregate’ le persone afroamericane. Lei si rifiutò e fu fatta scendere. Ma Wells non ci stava a passare sopra all’accaduto e fece causa alla compagnia ferroviaria: la corte locale si pronunciò in suo favore e la donna ottenne un risarcimento di 500 dollari, anche se poi il tribunale federale ribaltò la sentenza. Decisa a squarciare il velo di omertà sulla condizione della sua gente divenne un’attivista instancabile.

Ma la denuncia dei linciaggi a scapito degli afroamericani e la ricerca di informazioni per documentarli la spronarono anche a diventare una giornalista investigativa: i suoi articoli, di politica e razza, rappresentarono una sorta di collante tra gli oppressi, contribuendo a dare voce ai soprusi perpetrati dai bianchi nella più assoluta libertà. Tra questi, oltre che per ragioni di controllo sociale, la falsa attribuzione agli ex schiavi di debiti mai risarciti ma anche veri e propri stupri. Co-fondò la National Association for the Advancement of Colored People,  divenne proprietaria del quotidiano The Memphis Free Speech and Headlight, nel 1930 – sfidando qualsiasi pregiudizio – si candidò alla carica di senatrice dell’Illinois e l’anno successivo si spense per una malattia renale a Chicago, il 15 marzo 1931.

Attivista, giornalista investigativa, Wells con il suo impegno portò avanti la campagna anti linciaggio delle persone di colore e per il diritto di voto alle afroamericane

“È stata una pioniera che con coraggio ha seguito le sue idee e sfidato lo status quo”, ha commentato la sua pronipote Michelle Duster. “Questa è un’opportunità incredibile per far luce sulla sua verità ed eredità”. Grazie anche al suo attivismo e al suo impegno, tra il 1893 e il 1897 vennero approvate delle leggi anti-linciaggio in North e South Carolina, Georgia, Ohio, Kentucky e Texas e la donna riuscì a portare la campagna fino alla Casa Bianca. Oltre un secolo dopo, nel 2020, in occasione delle celebrazioni per il centenario del voto alle donne statunitensi, il volto di Ida B. Wells viene riprodotto in un mosaico nella Unione Station di Washington: in ogni tassello che lo compone, a sua volta, ritrae il viso di ogni suffragetta che ha preso parte a una battaglia storica.

Perché le donne americane e non solo, quelle di colore e le bianche, devono molto alla lotta portata avanti dalla ragazza del Mississippi: dalla denuncia del razzismo nel movimento delle suffragette alla fondazione della prima organizzazione in favore del suffragio delle donne afroamericane. Una icona fondamentale, decisamente scomoda per il suo tempo, capace di continuare a tenere la testa alta e di urlare con tutta la sua voce contro le ingiustizie di un Paese complesso, a cavallo della rivoluzione industriale e morale. Una donna straordinaria, un modello per le ragazze di allora come quelle di oggi: per questo Barbie rende omaggio non solo alla sua figura ma anche all’eredità che Wells ha lasciato e che continua ancora oggi ad essere valida. Un esempio, come tutte le altre inserite nella serie “donne fonti di ispirazione” che, assicurano dall’azienda, “hanno aperto la strada a generazioni di ragazze per sognare in grande e fare la differenza”.

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  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

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  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
Barbie principessa, Barbie medico, Barbie sirena o astronauta (con le sembianze di Samantha Cristoforetti), ma anche attenta all'ambiente (prodotta con il 90% di materiale riciclato) e da oggi in poi anche giornalista. La storica azienda statunitense di giocattoli Mattel ha infatti voluto dedicare una delle sue iconiche bambole a Ida B. Wells, reporter investigativa, suffragetta e attivista per i diritti delle persone afroamericane negli Stati Uniti del sud tra fine ‘800 e inizio ‘900. Nella linea delle Barbie dedicata alle donne fonti di ispirazione per le giovani generazioni si è aggiunto quindi un nuovo ed esemplare personaggio, la cui tenace attività ha aperto la strada al diritto di voto per le donne di colore e contribuito a portare alla luce le violenze sistemiche a scapito degli afroamericani.
Ida B. Wells è l'ultima figura che Mattel ha omaggiato con una Barbie per la serie "donne fonti di ispirazione"
“Quando le nuove generazioni scoprono eroine come Ida B. Wells non immaginano solo un futuro migliore. Diventano consapevoli di avere il potere di farlo diventare realtà" si legge nel post su Instagram con cui è stato annunciato il nuovo modello della linea di bambole. Nata il 16 luglio 1862 a Holly Springs in Mississippi, pochi mesi prima che il presidente degli Stati Uniti Lincoln emettesse il proclama di emancipazione per liberare gli schiavi negli Stati Confederati d'America. Una famiglia numerosa, erano infatti 8 tra fratelli e sorelle; i genitori morirono molto presto, insieme ad uno dei figli, a causa della febbre gialla e Ida si trasferì in Tennessee dove trovò lavoro come insegnante e dove avvenne uno degli eventi più significativi della sua vita. Erano gli anni '80 dell'800 e la giovane è stata protagonista di un episodio che, nella storia, sarà il primo di una 'nota' serie. Mentre viaggiava su un treno con un regolare biglietto, le venne chiesto - o meglio imposto - di cambiare posto e spostarsi nel vagone dove erano 'segregate' le persone afroamericane. Lei si rifiutò e fu fatta scendere. Ma Wells non ci stava a passare sopra all'accaduto e fece causa alla compagnia ferroviaria: la corte locale si pronunciò in suo favore e la donna ottenne un risarcimento di 500 dollari, anche se poi il tribunale federale ribaltò la sentenza. Decisa a squarciare il velo di omertà sulla condizione della sua gente divenne un'attivista instancabile. Ma la denuncia dei linciaggi a scapito degli afroamericani e la ricerca di informazioni per documentarli la spronarono anche a diventare una giornalista investigativa: i suoi articoli, di politica e razza, rappresentarono una sorta di collante tra gli oppressi, contribuendo a dare voce ai soprusi perpetrati dai bianchi nella più assoluta libertà. Tra questi, oltre che per ragioni di controllo sociale, la falsa attribuzione agli ex schiavi di debiti mai risarciti ma anche veri e propri stupri. Co-fondò la National Association for the Advancement of Colored People,  divenne proprietaria del quotidiano The Memphis Free Speech and Headlight, nel 1930 - sfidando qualsiasi pregiudizio - si candidò alla carica di senatrice dell’Illinois e l’anno successivo si spense per una malattia renale a Chicago, il 15 marzo 1931.
Attivista, giornalista investigativa, Wells con il suo impegno portò avanti la campagna anti linciaggio delle persone di colore e per il diritto di voto alle afroamericane
“È stata una pioniera che con coraggio ha seguito le sue idee e sfidato lo status quo”, ha commentato la sua pronipote Michelle Duster. “Questa è un’opportunità incredibile per far luce sulla sua verità ed eredità". Grazie anche al suo attivismo e al suo impegno, tra il 1893 e il 1897 vennero approvate delle leggi anti-linciaggio in North e South Carolina, Georgia, Ohio, Kentucky e Texas e la donna riuscì a portare la campagna fino alla Casa Bianca. Oltre un secolo dopo, nel 2020, in occasione delle celebrazioni per il centenario del voto alle donne statunitensi, il volto di Ida B. Wells viene riprodotto in un mosaico nella Unione Station di Washington: in ogni tassello che lo compone, a sua volta, ritrae il viso di ogni suffragetta che ha preso parte a una battaglia storica. Perché le donne americane e non solo, quelle di colore e le bianche, devono molto alla lotta portata avanti dalla ragazza del Mississippi: dalla denuncia del razzismo nel movimento delle suffragette alla fondazione della prima organizzazione in favore del suffragio delle donne afroamericane. Una icona fondamentale, decisamente scomoda per il suo tempo, capace di continuare a tenere la testa alta e di urlare con tutta la sua voce contro le ingiustizie di un Paese complesso, a cavallo della rivoluzione industriale e morale. Una donna straordinaria, un modello per le ragazze di allora come quelle di oggi: per questo Barbie rende omaggio non solo alla sua figura ma anche all'eredità che Wells ha lasciato e che continua ancora oggi ad essere valida. Un esempio, come tutte le altre inserite nella serie "donne fonti di ispirazione" che, assicurano dall'azienda, “hanno aperto la strada a generazioni di ragazze per sognare in grande e fare la differenza”.
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