Lelio Bonaccorso, il fumettista con uno sguardo sul mondo: "Il fumetto come strumento di impegno sociale"

Dalla violenza di genere all'immigrazione, dalla mafia alla guerra in Ucraina, le tavole di Lelio Bonaccorso vogliono sensibilizzare l'opinione pubblica partendo anche dai più piccoli

di GUIDO GUIDI GUERRERA -
8 ottobre 2023
Lelio Bonaccorso

Lelio Bonaccorso

È un simpatico giovane quarantenne il messinese Lelio Bonaccorso, fumettista e illustratore ormai famoso per le sue numerose collaborazioni e autorevoli pubblicazioni. Da una decina d’anni Bonaccorso ha iniziato a collaborare con colossi editoriali d’oltre oceano come Marvel e DComics/Vertigo, quindi con Panini per cui realizzerà una serie di illustrazioni degli X-Men , una cover del mensile Justice League e ancora un manifesto per Warner Bros e Panini/ Dcomics. E’ stato docente presso la Scuola di Fumetto di Palermo e Messina ed è specializzato in graphic journalism, cosa che gli ha fatto guadagnare diversi riconoscimenti, ma si dedica anche a fumetto Pop per Marvel e Disney. Ha collaborato con diversi quotidiani nazionali di prestigio e ha partecipato a diversi festival del fumetto con esposizioni personali e collettive come il Lucca Comics, il Comicon a Napoli, l’Etna e il Lamezia Comics. Poeta versatile è autore delle liriche contenute nel volume "Fiori di vento", edito da Smasher, libro candidato al Premio Strega Poesia 2023.

Il fumetto come strumento di sensibilizzazione

Molto sensibile alle tematiche sociali, Lelio ha da sempre usato il mezzo grafico della sua arte per sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo alle questioni più delicate e scottanti dei nostri giorni. Violenza contro le donne, mafia (basti pensare all’opera ‘Peppino Impastato, un giullare contro la mafia’ scritta con lo sceneggiatore Marco Rizzo), problemi inerenti ai flussi migratori, libertà e disparità di genere.
 
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Molto noto anche all'estero, Bonaccorso ha pubblicato in diversi stati europei, nel Nord America e in America Latina. Tiene corsi di formazione, seminari e incontri in diverse università, scuole e associazioni e in luoghi istituzionali quali l'Istituto di Cultura Italiana di Santiago del Cile. Lelio Bonaccorso è un ‘ragazzone’ dall’aria semplice, dal modo di fare bonario e accattivante.

Il legame con la sua terra

Ama la sua Messina, per la bellezza dei luoghi, la magia dello stretto, i colori e i sapori incomparabili. Ma la adora specialmente per il fascino del suo passato, di tradizioni avvolte nel mistero, a ragione di radici profonde capaci ancora di raccontare storie tormentate di quella terra e degli uomini che l’hanno fin dall’inizio abitata.
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La Vara di Messina, vista dalla matita di Bonaccorso

Lelio ha un tratto veloce, lieve e come il soffio di un vento leggero compone le sue tavole dove campeggiano volti caratteristici, momenti di festa e di raccoglimento, la realtà cruda delle strade, come se la sua matita fosse l’obiettivo di una macchina fotografica. Il fumettista imprime nel disegno una carica emozionale così forte da colpire mente e cuore di chi osserva che viene coinvolto in quel colpo d’occhio capace di rendere tutto unico e sensazionale. Ogni artista porta dentro un bagaglio più o meno pesante di esperienze e piccoli segreti, certamente Lelio quando si esprime lo fa con la testa dello storico e dell’esegeta e con il cuore del poeta: e forse in questo caso ha lasciato che uno dei suoi segreti fosse evidente agli occhi, ma soprattutto palese a chi ama guardare oltre.

L'intervista a Lelio Bonaccorso

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Lelio Bonaccorso durante uno dei suoi tanti reportage

Lelio, cosa significa impegno sociale per un fumettista famoso come lei? “Credo che l’arte porti con se una responsabilità verso se stessi e il mondo che ci circonda. Non è un concetto chiuso, ma un cerchio che si rinnova ad ogni gesto e che tende ad armonizzare la propria interiorità e quello che sta fuori, proprio perché l’arte non ha un confine preciso, ma dall’ispirazione che arriva, tende a sfumare esteriormente. In ogni caso la fama può essere uno strumento buono solo se usato in maniera utile al fine di rendere il mondo migliore, altrimenti ti condanna alla “solitudine” e rimane un mero orpello egoico”.

Le tematiche sociali nelle sue tavole

Lei si è occupato in diverse circostanze del fenomeno migratorio, argomento particolarmente sensibile per la sua Sicilia. In un suo lavoro si rivolge ai bambini. Con quale intento?  “Insieme al mio sceneggiatore e amico Marco Rizzo abbiamo lavorato su vari graphic novel di impegno civile che trattano temi come legalità o migrazioni. Abbiamo raccontato opere come “L’immigrazione spiegata ai bambini” per arrivare nelle scuole elementari e parlare di un tema delicato, usando un linguaggio simile alla favola. Con i due reportage per Feltrinelli “Salvezza” e “A casa nostra…cronaca da Riace”, invece ci siamo rivolti a un pubblico più adulto, incontrando per l’occasione migliaia di ragazzi in tutte le scuole d’Italia. L’obiettivo principale è far conoscere, non convincere. Portare insomma alla luce le testimonianze dirette di migranti e operatori, che noi abbiamo intervistato imbarcandoci personalmente in una nave soccorso prima, la Aquarius, e dopo andando nelle tremende tendopoli di Rosarno o a Riace con la sua positiva esperienza di integrazione. Credo assolutamente che conoscenza ed empatia rappresentino l’unica cura possibile per l’umanità ”. In una graphic novel scritta da Marco Rizzo e firmata da lei come fumettista, si parla delle vicende del polacco Jan Karski  e della sua tremenda testimonianza riguardo i campi di concentramento e l’olocausto. Un messaggio forte per non dimenticare. In che modo si è sentito coinvolto? “Mi sorprende molto che l’incredibile storia di Jan Karski non sia ancora diventata un film. Raccontare di un uomo che camuffandosi scoprì e testimoniò le atrocità dei campi dì concentramento nazisti, delle quali nel ’42 informò i grandi delle Terra senza essere creduto, non può che avere un forte impatto emotivo. Queste storie così potenti, perché oltretutto vere, riescono sempre a impressionare molto. Un fumettista che è un po’ regista e un po’ attore, pur cercando di mantenere un certo distacco professionale, resta sempre lì a pochi millimetri dal suo personaggio destinato ad accompagnarlo fino la fine del completamento del lavoro. Uno dei momenti più difficili è stato quando per un tour di presentazioni dell’edizione polacca in Polonia, siamo stati in visita ad Auschwitz, un vero e proprio buco nero che spande intorno a sé sofferenza allo stato puro. Ricordo che ebbi l’esigenza di realizzare immediatamente qualcosa e sul treno buttai giù un breve reportage di quella impressionante esperienza. Fu catartico”. Vento di Libertà è un altro suo lavoro che parla di donne. Donne speciali e di spessore quasi mitico. In che modo le messinesi Dina e Clarenza possono essere ancora oggi emblemi di indipendenza ed emancipazione?

Una delle tavole di Vento di libertà

“Benché siano passati 800 anni dalla rivoluzione del Vespro, che a partire dall’anno mille vide vittorioso un popolo su una potenza monarchica come quella degli Angiò, la storia di Dina e Clarenza resta attualissima. Sono due donne messinesi, vere eroine, che da sole riescono a respingere decine di soldati pronti ad assaltare le mura della città. Dina e Clarenza rappresentano così quella peculiarità tipica delle donne di essere nel contempo protettive e feroci, specialmente quando si tratta di difendere i propri bambini. Da quanto si apprende dalle cronache, uomini e donne furono, durante quei drammatici eventi, sullo stesso piano: con queste ultime spesso protagoniste di azioni eroiche e temerarie. Oggi quella stessa fierezza la vediamo negli occhi delle donne ucraine al fronte. Sono sensazioni emozionanti che nonostante il passare dei secoli restano identiche”.

Dall'immigrazione alla violenza di genere alla guerra in Ucraina

Lei  con ‘Violate’ si è occupato di violenza sulle donne. Cosa si può e si dovrebbe fare per dire basta a questo fenomeno? Ritiene che esistano ancora aree territoriali in cui questa piaga sociale è più dura da eliminare? “Non credo che metteremo mai fine in modo assoluto alla violenza, penso però che i problemi vadano risolti alla radice, lavorando sull’aspetto culturale ed emotivo. La violenza sulle donne è un tema tragico che manifesta solo il disagio profondo della parte maschile nel relazionarsi con la propria parte speculare. Siamo una società scissa, incapace di elaborare il concetto di complementarità. Dobbiamo lavorarci e sarà un processo lungo. Dal canto mio racconto storie e provo a smuovere le coscienze. Siamo una società avvolta in una narrazione violenta, che però quando ne fa esperienza resta turbata. Sembra quasi un ossimoro: in realtà prova soltanto che nella maggior parte dei casi non siamo sufficientemente consapevoli di cosa significhi subire violenza. Non credo ci sia una zona geografica più o meno coinvolta, piuttosto sono sicuro che certi luoghi comuni dei media influenzino parecchio la nostra percezione del fenomeno.” Un altro suo interessante lavoro ‘L’invasione degli scarafaggi’ tocca lo scottante tema della illegalità e del crimine organizzato. Di nuovo si rivolge al pubblico dei più piccoli. E’ un’opera di sensibilizzazione che sta funzionando? “Il lavoro con i più piccoli è estremamente importante. In famiglia e a scuola, grazie al supporto vitale di genitori e insegnanti, questi libri offrono una base etica molto forte. Lo abbiamo visto in quindici anni di esperienza io e Marco Rizzo. Il libro è solo un punto di partenza”.
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Lelio Bonaccorso al lavoro

Anche la guerra in Ucraina ha destato il suo interesse con Ukraine’s secret resistence. Vuole spiegarci di cosa si tratta? “È un reportage prodotto dalla NBC, una delle più importanti reti televisive USA, andato in onda in prima serata, in occasione della triste celebrazione del primo anno di guerra in Ucraina. Richard Engel, noto giornalista americano, è andato a Kherson per intervistare i partigiani ucraini i quali gli hanno raccontato la propria esperienza. Io e un gruppo di artisti dello studio “Pomona” di Messina, abbiamo realizzato le animazioni che hanno dato forma a questi racconti. Il reportage è dunque intervallato da interviste e scene animate, che a quanto sembra sono state molto apprezzate da produzione e pubblico.”

"Messina, un luogo ricco di storia ingiustamente dimenticato"

In molte occasioni lei parla di semi che va spargendo nella speranza che qualcosa di buono germogli. Pur lavorando con il resto del mondo ha deciso di rimanere nella sua Messina dando prova di credere nelle possibilità di ripresa di una città spesso martoriata dal sistema. E’ un sogno destinato a trasformarsi in realtà? “Ogni pianta ha bisogno del suo tempo e delle condizioni ideali per poter germogliare. È una legge di natura, non lo dico io. Certo, non puoi pretendere che un fiore sbocci fuori stagione. È solo un problema di pazienza, costanza, determinazione e soprattutto zero aspettative. Di conseguenza il problema è nostro e non tanto del posto in cui viviamo, che poi in fondo è anche un po’ il nostro riflesso. Per me, in ogni caso, è un atto d’amore del tutto naturale nei confronti di una città stupenda come Messina. Un luogo ricco di storia ingiustamente dimenticato dall’Italia. Se parli dello Stretto la gente pensa ad uno stupido ponte, e invece ignora che qui hanno vissuto e scritto Cervantes, Dumas, Pascoli, per dirne qualcuno. Caravaggio ci passò parecchio tempo e produsse opere incredibili, ancora oggi visibili al Museo Regionale, il secondo del Sud Italia per numero di opere. Sant’Ignazio fondò i Gesuiti, la prima conferenza di fondazione della Comunità Europea si fece a Messina e nel monastero del Santissimo Salvatore, il Conte Ruggero dei Normanni fondò il principale centro di produzione delle pergamene d’Europa. Abbiamo veramente tanto e talvolta lo ignoriamo. Penso però che questa sia una responsabilità anche di noi messinesi, soprattutto degli artisti, che devono raccontare più a fondo la nostra storia. In ogni caso, benché abbia girato parecchio il mondo, onestamente non saprei proprio in quale altro posto vivere”.   Il 21 ottobre Luce! ti aspetta a Palazzo Vecchio, Firenze, per festeggiare insieme: dibattiti, talk e confronti su inclusione e unicità, con tantissimi ospiti. Per partecipare al Festival e rimanere aggiornati sul programma è necessario iscriversi sul sito dell’evento, clicca qui.