Bologna, 20 luglio 024 – La storia di Nina Sorrentino aveva commosso l’Italia. Ora, la ragazza con la sindrome di Down che si era ritirata dalla quinta del liceo Sabin di Bologna, si gode il suo riscatto. Nina, al Sabin, aveva seguito il programma di studi differenziato che però non le avrebbe fornito l’ammissione all’esame di Stato, ma – aveva decretato prof e scuola – solo un attestato di competenze.
Ora invece Nina ha realizzato il suo sogno: ha ottenuto il diploma di maturità con una valutazione di 75/100. Una storia di determinazione e impegno raccontata oggi sul Corriere di Bologna. Per potere tagliare questo traguardo, è stato necessario che Nina si trasferisse per nove mesi a Pescara, città natale della mamma, accolta sui banchi del liceo paritario delle Scienze Umane Maior. "Ringrazio tutti quelli che hanno creduto in me - dice la ragazza - Spero che il mio esempio possa aiutare altre persone a inseguire i propri sogni senza arrendersi. Adesso mi sento più forte".
"Abbiamo passato la scorsa estate a cercare una soluzione, anche con il supporto del servizio di orientamento e della neuropsichiatra del quartiere Navile - spiega Alessandro Sorrentino, il papà - Abbiamo valutato alcune opzioni a Bologna, ma non c'era stato supporto dall'Ufficio scolastico regionale, silenzio assoluto. Abbiamo così preferito guardare altrove e Pescara è una città di famiglia. Qui abbiamo trovato il liceo che l'avrebbe accolta, una scuola disponibile a lavorare con Nina come avevamo sempre chiesto".
Un anno complicato per tutta la famiglia: la mamma ha preso l'aspettativa dal lavoro per accompagnare la figlia, il papà è rimasto a Bologna con l'altra figlia adolescente. Nina ha frequentato il liceo in presenza dal lunedì al giovedì, poi il venerdì tornava a casa in Emilia e seguiva le lezioni online, senza lasciare la scuola di danza e di musica, così da mantenere vive le sue passioni e i suoi legami.
Quasi ottanta viaggi, andata-ritorno, Bologna-Pescara, per stringere tra le mani quel diploma. "Questo è un grandissimo successo della ragazza - ha sottolineato la preside del liceo Maior - è il successo della determinazione di Nina, della sua famiglia e anche della nostra scuola". Per i genitori "è la dimostrazione che si può fare".