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Sblind, il primo social senza contenuti aggressivi e con l'utilizzo limitato

Nato da una startup bergamasca, Sblind vuole ribaltare il concetto di social network come lo conosciamo noi. Green, etico e sostenibile

di DOMENICO GUARINO -
9 dicembre 2023
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Hate speech, fake news, compravendita di dati, violazioni della privacy, istigazione alla violenza verbale e talvolta fisica: i social network hanno decisamente cambiato la nostra vita. E non necessariamente in meglio. Anzi.

Confondere la vita reale con quella virtuale non è spesso un buon affare, ma come separarle oggi, in un momento in cui tutto viene comunicato e condiviso in tempo reale? E come riabituarci ad una sana dialettica, in un mondo fatto di bolle dove tendenzialmente siamo chiamati a visualizzare e a conoscere solo le cose che ci piacciono già, che ci fanno comodo e in cui ci ritroviamo perfettamente?

Non è chiaramente semplice. Ma il tipo di piattaforma che utilizziamo ovviamente ha un suo impatto in tutto ciò. Da qui nasce l’idea di Sblind, il primo social network geolocalizzato, nato da una startup di imprenditori e manager bergamaschi, senza algoritmi di profilazione e senza contenuti aggressivi, violenti o irrispettosi.

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Il 51% dei ragazzi tra i 15 e i 20 anni usa lo smartphone in media 75 volte al giorno

Cos'è Sblind

Si parte dall’attenzione alla nostra privacy e alla nostra identità. Sappiamo infatti che i social network cedono i nostri dati personali a terzi e utilizzano algoritmi di profilazione per mappare i nostri gusti o le nostre scelte. E spesso, in questo modo, tutela e rispetto della propria identità digitale vanno a farsi benedire.

Anche perché la (apparente) gratuità dei SN ha come rovescio della medaglia proprio la cessione dei nostri dati personali e dei comportamenti che teniamo online: tutto quello che scriviamo, i commenti, i ”like” o le varie reazioni che mettiamo, fino ai nostri contatti o i gruppi cui aderiamo. L’accesso e l’uso di una piattaforma social è la porta d’ingresso in un mercato in cui noi siamo inconsapevole merce che elargisce beni a profusione, su cui altri costruiranno guadagni: economici, finanziari, ma anche politici e sociali.

Sblind, al contrario, non ha algoritmi di mappatura né cookies pubblicitari, non cede dati a utenti terzi, non ha un modello di business legato direttamente all’utente e limita l’utilizzo della piattaforma stessa a massimo 90 minuti al giorno.

Utilizzo quotidiano limitato

La limitazione del tempo da trascorrere sulla piattaforma è un’atra delle cose che caratterizzano Sblind. E non a caso. Secondo Social Warning (il progetto del Movimento Etico Digitale creato per rendere consapevoli ragazzi e genitori attraverso una rete capillare di formatori-volontari in tutta Italia) infatti, il 51% dei ragazzi tra i 15 e i 20 anni è a disagio nel prendersi una pausa da web e social e verifica lo smartphone in media 75 volte al giorno.

Il 7% lo fa addirittura fino a 110 volte al giorno. Inoltre Il 52% dei ragazzi tra gli 11 e i 18 anni ha cercato di ridurre la quantità di tempo trascorso online, senza però riuscirvi. Il 33% dei teenager definisce il proprio utilizzo dello smartphone “eccessivo".

No influencer, ma lovers

Sblind mette poi in discussione un altro ‘totem’ dei social: il concetto di “influencer” , che viene sostituito dai “Lovers” ovvero le persone più importanti nelle nostre vite, le persone che amiamo seguire veramente, di cui ci interessa davvero cosa postano o quali contenuti propongono. Inoltre i lovers sono al massimo 100 per ogni utente iscritto.

Il rispetto per l'ambiente

Poi c’è l’aspetto della sostenibilità ambientale. Sblind ha dichiarato di sostenere la compensazione di CO2 con il primo modello di business circolare e grazie ad un sistema digitale di proprietà è possibile calcolare e compensare le emissioni di CO2 premiando e coinvolgendo gli utenti in azione reali e concrete.

“Sblind – racconta Francesco Bertuletti, AD e cofunder di Sblind – rispetta l’identità digitale dei propri utenti e partecipa attivamente alla crescita, alla promozione e alla tutela del territorio. Così come per lo sfruttamento di valori Sostenibili come le risorse idriche, il lavoro minorile, le disuguaglianze sociali, la discriminazione di genere e tutti i 17 goals rappresentati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, dobbiamo riconoscere la scelta di non contribuire allo sfruttamento delle Identità Digitali dell’individuo”.

Green, etico, sostenibile ed attento alla promozione dei valori positivi: riuscirà Sblind a vincere la ‘guerra’ del social?