Nel 2019,
Daniele Silvestri portò sul palco del Festival di Sanremo “Argentovivo”, un pezzo potente, inatteso e, a tratti, incompreso dai più. Con lui, il rapper Rancore. Il testo non lasciava spazio a dubbi: la
scuola, per come è, rappresenta per studentesse e studenti
più una gabbia che un mezzo per spiccare il volo. A riascoltarla adesso, in epoca post-pandemica, quelle parole risuonano ancora più taglienti. Intere generazioni alle prese con un mondo iper-tecnologizzato, che alla velocità della fibra permette di vivere realtà parallele, continuano a passare più di metà delle loro giornate “costrette a rimanere sedute per ore, immobili e mute per ore”.
Sistema scolastico troppo vecchio
Disagio mentale e psicologico tra i giovani: un fenomeno che tanti, troppi, adolescenti vivono ogni giorno
Un sistema scolastico che racconta un mondo che
non esiste più da almeno vent’anni ma che, varcata la soglia di molti istituti, continua a essere realtà. Una sorta di macchina del tempo nei confronti della quale le ragazze e i ragazzi provano sempre più disagio, cercando riparo in un isolamento preoccupante, tra musica al massimo nelle orecchie e social network. Uno scollamento tra genitori, insegnanti e ragazzi destinato a non ricomporsi se non attraverso nuovi paradigmi da tentare. Tra questi c’è il “
modello Ludovico Arte”, dirigente scolastico dell'Istituto Tecnico per il Turismo Marco Polo di Firenze, che ha deciso di provare a mettere in pratica un concetto tanto lapalissiano quanto spesso inafferrato: per capire i giovani bisogna dare loro modo di parlare.
L'ossessione per i voti
Una piccola grande rivoluzione che sta generando un’onda positiva e propositiva. L’intuizione di Ludovico Arte ha mosso i primi passi dalla constatazione di una sempre più aspra ed esasperata attenzione da parte di insegnanti, genitori e studenti a
numeri e voti.
Una bambina osserva preoccupata la pagella scolastica: negli ultimi anni si è esasperata l'attenzione a voti e numeri, tralasciando il benessere degli studenti
I ragazzi studiano solo per portare a casa un buon voto o quantomeno la sufficienza. Gli insegnanti, volente o nolente, mettono troppo spesso al centro del loro operato le "medie" di andamento. I genitori - quelli presenti - badano più alla resa numerica che all’apprendimento. Tutti guardano il dito, perdendo completamente di vista la luna. Eppure, la scuola dovrebbe continuare ad avere come unico obiettivo quello di prendersi cura dei ragazzi, facendoli
appassionare allo studio, all’apprendimento. Vivere i voti come una fonte di stress, come un fine e non come uno strumento, genera esattamente il risultato opposto.
L'idea di Ludovico Arte
E così, in quel di Firenze sono state messe in campo tre azioni urto: una classe sperimenterà
la scuola senza voti (per tutto l’anno nel registro non appariranno voti, i numeri si vedranno solo nella pagella finale, al loro posto saranno presenti solo valutazioni descrittive); qualunque insegnante della scuola potrà decidere di
mettere da parte i giudizi numerici; sono stati
aboliti i quadrimestri, preferendo dare a studenti e insegnanti una prospettiva annuale. “Per
ridurre lo stress di studenti e insegnanti - ha spiegato il dirigente scolastico - serve un altro tipo di scuola. Il 'Marco Polo' va in questa direzione, mettendo al centro il benessere dei ragazzi. L’abolizione delle pagelle è un tassello di un mosaico molto più articolato.
Il dirigente scolastico dell'Istituto Tecnico per il Turismo Marco Polo di Firenze Ludovico Arte
Nella nostra scuola è stato effettuato un lavoro profondo anche sul fronte degli ambienti. Zone di comfort con salotti, divani, tavoli; arredi non convenzionali che consentono di vivere la scuola in maniera diversa; bar e giardini. Tutto è finalizzato a rendere la scuola
un posto in cui stare bene e non da cui voler scappare. I nostri ragazzi hanno anche a disposizione psicologi, nutrizionisti e figure di supporto".
Disagio giovanile
A proposito di psicologi, il dirigente scolastico ha fatto presente che la
sofferenza personale dei ragazzi nell’ultimo periodo è cresciuta moltissimo.
I giovani sono più fragili e, talvolta, fanno addirittura fatica ad ammetterlo. Lo scorso anno, sono stati più di 100 (su 1400) a essersi
rivolti allo psicologo. Le motivazioni sono molte e varie: genitori assenti, genitori troppo presenti, genitori presenti in maniera sbagliata, violenze, disagi personali. Una bomba a orologeria che, se non disinnescata, rischia di generare danni incalcolabili nel presente e nel prossimo futuro. “La scuola - ha ammesso Arte - ha le sue colpe. Sono molti i giovani a raccontare di una scuola in cui ci si annoia, che non riesce ad appassionare. Una
responsabilità di cui l’intero sistema scolastico deve farsi carico, ascoltandoli e cercando di capire come stanno, cosa provano e pensano.
Il nostro sistema scolastico è ancorato al passato e tiene poco conto del disagio sofferto dagli alunni, che a scuola si sentono in gabbia e non stimolati
Il loro è un mondo che parla una lingua nuova. Basti pensare all’identità di genere: loro viaggiano su logiche completamente diverse dalle nostre. Serve agire senza giudicare. L’unico modo è dare loro parola. Per poter provare a cambiare le cose bisogna creare spazi a loro misura".
Un modello che convince
Quando Arte è arrivato alla “Marco Polo” la scuola stava per chiudere. Oggi, vengono effettuati i sorteggi perché l'istituto non riesce a raccogliere tutte le richieste di iscrizioni. Il
modello piace e convince genitori e ragazzi che, addirittura, avendo sviluppato un forte senso di appartenenza, stanno addirittura chiedendo alla dirigenza abiti brandizzati. Felpe-ricordo che raccontano molto dei sentimenti positivi che la piccola-grande rivoluzione fiorentina sta generando. “Ai ragazzi che arrivano presto - ha raccontato il dirigente scolastico - apriamo la scuola prima per farli entrare. Fanno colazione, studiano, chiacchierano, prendono un caffè. Una cosa piccola, che però in altri luoghi sarebbe scandalosa.
Il nuovo modello prevede che al centro dell'esperienza scolastica, oltre al piacere dell'apprendimento, sia posto lo studente, il suo benessere psicofisico
Restano il pomeriggio a studiare e due volte a settimana i ragazzi più grandi li aiutano a fare i compiti in cambio di una ricompensa economica che viene loro scalata dal budget necessario per i viaggi all’estero". Forte, anzi fortissimo, è anche il lavoro di
team building: “Tutti gli anni organizziamo un viaggio di una settimana con le insegnanti e gli insegnanti. Un momento dedicato al divertimento e alla socializzazione, per creare un clima positivo".
E che viene imitato
Quello di Ludovico Arte è un cammino che ha come obiettivo la creazione di una
scuola libera. Un obiettivo raggiungibile, un percorso in cui sono le persone a fare la differenza, a partire dalle istituzioni che sembrano non avere un progetto vero sulla scuola. Secondo Ludovico Arte, il cambiamento difficilmente parte dall’alto. Sono le scuole, ciascuno per la propria parte, a dover lanciare più di qualche sasso nello stagno. Gli istituti in cui è stato soppresso il voto numerico e le pagelle di metà anno sono ormai
circa 30. Con Firenze, anche - tra gli altri - il liceo scientifico “Bottoni” di Milano e il “Tosi” di Busto Arsizio. E
74 docenti provenienti da 30 scuole di diverse Regioni hanno chiesto supporto all’università di Milano-Bicocca per guidare questa rivoluzione educativa. Percorsi a ciclo unico anche a Torino, Roma e Palermo. Come Ludovico Arte insegna, quella dell’abolizione delle pagelle è una scelta che deve intersecarsi in una più ampia nuova visione della scuola. Solo in questo modo, potrà essere pienamente compresa e messa a frutto. Al centro di tutto, tra pagelle e programmi, deve tornare a esserci la domanda delle domande:
“Tu come stai?”. Da Firenze passa parte della risposta.