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The Offline Club: un caffè guardandosi negli occhi contro l’iperconnessione

Un locale di Amsterdam ha promosso l’iniziativa che trasforma il bar in uno spazio sicuro per chi desidera fuggire dalla dipendenza dagli smartphone, dove sono ammesse solo relazioni personali e non digitali

di DOMENICO GUARINO -
25 marzo 2024
The Offline Club al Cafe Brecht di Amsterdam

The Offline Club al Cafe Brecht di Amsterdam

Provate a entrare in un locale e vedere quante persone stiano attaccate allo schermo del proprio smartphone piuttosto che chiacchierare tra di loro. È una scena ormai comune, che riflette un’abitudine diffusa, ai tavoli di un ristorante, come in un pub, come alle fermate del tram, o a bordo di un autobus: i cellulari sono diventati i nostri migliori amici. Gli amici fidati cui affidiamo i nostri segreti, le nostre confidenze, le nostre attese. Inevitabile, in gran parte. Ma come sempre il troppo stroppia, e questi strumenti a cui affidiamo la nostra esistenza ci rendono inevitabilmente anche più soli, macchine tra le macchine nella moltitudine di rapporti virtuali che snaturano la nostra vita.

L’esperimento al Café Brecht 

Per questo nei Paesi Bassi – ma non solo, iniziative simili ci sono anche dalle nostre parti, meno conosciute – ha suscitato scalpore l’iniziativa del Café Brecht ad Amsterdam, che ha introdotto “The Offline Club”, trasformando il bar in uno spazio dedicato a chi desidera fuggire dalla dipendenza dagli smartphone. Al Brecht infatti si è invitati a mettere in pausa i propri dispositivi mobili, e a riscoprire il gusto di guardarsi negli occhi, di parlare, di interagire, ritornando a quella dimensione reale dell’umano che stiamo inevitabilmente smarrendo,

Un’isola di tranquillità che rappresenta una specie di rifugio magico e fuori dal tempo, che permette di fuggire dall’apnea digitale in cui siamo costantemente immersi.

Alcuni locali invitano a staccarsi dai dispositivi digitali durante la permanenza all'interno
Alcuni locali invitano a staccarsi dai dispositivi digitali durante la permanenza all'interno

Conversazioni contro chat, nuove amicizie contro link, idee e progetti contro condivisione di documenti: un luogo intimo e rilassato, riempito con tavoli da gioco, i libri d’arte e un pianoforte. L’obiettivo è quello di regalare a chi volesse un momento di ‘umanità vera, reale, sganciata dalle connessioni’. Ed anche, perché no, un attimo più o meno lungo di pace personale o di condivisione esperienze con altri che condividono il desiderio di disconnessione.

Iperconnessione, ecco perché è un problema

Una scelta radicale che ci parla anche del tentativo di trovare nuove, e perché no creative, soluzioni al problema dell'iperconnessione, termine, sempre più diffuso tra gli specialisti, che, secondo la definizione di uno studio studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Psychological Science, per quanto non goda ancora di una definizione ufficiale, indica il bisogno di rimanere collegati a internet e ai social network costantemente.

Lo studio, condotto dal ricercatore Wilhelm Hofmann insieme a Kathleen Vohs, dell’Università del Minnesota, e a un’equipe della Business School dell’Università di Chicago, rivela come ad oggi per molte persone risulti complicato trascorrere più di un’ora consecutiva senza guardare il cellulare o il tablet. I dati ci mostrano addirittura che il 75% della gente usa lo smartphone mentre è in bagno.

A tavola con lo smartphone
A tavola con lo smartphone

Le nuove tecnologie, che possono facilitare un numero non indifferente di attività, tra cui la comunicazione e l’accesso alle informazioni, portate all’eccesso possono rappresentare gravi rischi: un surplus di informazioni ci espone infatti al pericolo di vivere costantemente sotto elevati livelli di stress, con il rischio di conseguenze funzionali.

Senza contare che una persona dipendente dall’iperconnessione arriva a lavorare fino a 240 ore in più all’anno.

Al Brecht Cafè stanno sperimentando un modo per creare delle camere di 'decompressione' dalla dipendenza che i nostri device ci inducono. Un esempio da seguire che potrebbe definire una nuova tendenza, per contrastare una pericolosissima deriva.