Raccontare, scrivere, leggere, ascoltare. In una sola parola: condividere. Tutte azioni che evocano piacere. Ma quando esse avvengono sul web, rischiano di essere sporcate da tutta una serie di dinamiche spiacevoli che trovano terreno fertile in un mondo digitale che è terra di tutti e di nessuno, priva di regole e buon senso.
Per fortuna c’è chi prova a regolamentare, a rendere il web un luogo più accogliente. La community online “Il piacere di raccontare”, in occasione del decimo anniversario dalla sua fondazione, ha lanciato infatti il Manifesto del Narratore Digitale Consapevole, un decalogo per invitare tutti coloro che pubblicano e condividono contenuti online e sui social, a sottoscrivere un impegno nei confronti della collettività. La community culturale è stata fondata da Elena Salem con l’intento di condividere contenuti culturali e quindi stimolare il desiderio di conoscenza e dialogo tra le persone – giornalista e scrittrice e amministratore delegato di Amaranto Società Benefit - oggi coinvolge oltre 500mila persone tra Facebook, Instagram e il sito e continua a crescere. Persone provenienti da tutto il territorio nazionale che condividono la passione per scrittura, lettura, arte, cultura e solidarietà e si incontrano in uno “spazio” comune, che non conosce confini.
"Il progetto è nato 10 anni fa, nel 2014, dal mio amore per la divulgazione culturale – ci racconta Elena Salem – Dall'idea che raccontare, condividere, sia un istinto umano, un bisogno della persona. Ho iniziato in modo amatoriale, conoscevo poco i social e ho dovuto imparare a usarli. L'anno scorso, numeri alla mano, ho iniziato a pensare che la cosa poteva diventare una piccola impresa, così sono partita dal laboratorio di scrittura, poi quello di fotografia, e poi la rubrica Incontriamoci tra le righe, il sito e le varie iniziative sul territorio. Oggi sono un centinaio le persone che scrivono”.
Ma come per tutti i contenuti web, anche la community “Il piacere di raccontare” non viene risparmiata dai leoni da tastiera. Con l’aumento dei follower e una maggiore visibilità, sono arrivati i primi commenti aggressivi e i primi insulti. Ma oltre a condannare certi atteggiamenti, la giornalista ha deciso di stilare un regolamento da far rispettare prima di tutto alle persone attive della sua pagina. In modo da civilizzare il luogo che si abita, invece di stigmatizzarlo solamente.
“A chi addita i social come pericolosi, manipolatori, noi vogliamo dare una speranza. Si può fare cultura sui social, si possono fare cose belle. Ognuno di noi deve dare l'esempio – spiega Salem – da qui l'idea del manifesto, che è un impegno etico che si prendono tutti i membri della comunità, a cominciare dalla sottoscritta. Da giornalista mi è capitato purtroppo di incontrare persone che fanno questo mestiere senza una formazione, senza prendersi la responsabilità di ciò che si scrive e quindi di ciò che la gente legge”.
Il manifesto
In pochi giorni dalla prima condivisione online, il Manifesto ha già raccolto oltre mille adesioni: tra i firmatari esponenti del mondo della cultura e delle imprese, scrittori, giornalisti, docenti e appassionati di libri, arte e cultura. Per consultarlo e sottoscriverlo clicca qui.
Eccone i punti:
- Rifletto sulla storia che voglio raccontare. Prima di pubblicare mi impegno a riflettere su ciò che voglio raccontare, i valori, le esperienze e le emozioni che desidero condividere.
- Esplicito lo scopo della mia narrazione. La narrazione deve avere uno scopo esplicito. Che si tratti di condividere, intrattenere, ispirare, formare, raccontare o promuovere, ogni contenuto deve avere finalità chiaramente identificabili.
- Pondero le conseguenze di ciò che pubblico. Ogni storia ha un impatto e nel mondo digitale le conseguenze della narrazione possono essere immediate e virali. Sono consapevole del potere che ho e lo uso con responsabilità.
- Ascolto le persone con le quali entro in contatto. Ascolto e interagisco con il mio pubblico, raccolgo feedback. È l’ascolto l’indicatore del grado di rischiosità della mia narrazione.
- Oriento la narrazione al rispetto, alla solidarietà e all’inclusione. Nelle mie comunicazioni creo un ambiente accogliente, dove le diversità sono celebrate e non discriminate. Non condivido contenuti che possano offendere o emarginare. La cultura digitale deve essere uno spazio in cui tutte le voci, indipendentemente dall’etnia, religione, genere e orientamento sessuale sono ascoltate.
- Calibro toni e linguaggio della comunicazione. Adotto un tono rispettoso e costruttivo - mai violento o divisivo - per stimolare dialogo e confronto. Sono consapevole che il tono e il linguaggio influenzano il modo in cui il mio messaggio viene recepito.
- Verifico le informazioni che diffondo. Prima di pubblicare o condividere dei contenuti, verifico le informazioni che diffondo e la loro affidabilità. Mi assumo la responsabilità di essere un divulgatore attento e scrupoloso.
- Combatto la manipolazione con una narrazione trasparente. Sono consapevole delle tecniche di manipolazione e mi impegno a non diffondere contenuti distorti per offrire una narrazione trasparente, basata sui fatti e aperta al confronto critico.
- Controllo i contenuti dell’IA, senza mai sostituirla alla riflessione umana. Quando utilizzo l’IA, ne controllo le informazioni, senza rinunciare ad avere un’opinione critica in merito.
- Ogni narrazione è una mia responsabilità. Ogni cosa che racconto o condivido, è una mia responsabilità. Come creatore di contenuti ho il dovere di usare la mia narrazione nel rispetto dei principi etici e della nostra Costituzione.