Quante volte pensate all'Impero Romano? Questa volta -
trend di TikTok a parte - non sono solo gli uomini a riflettere su questa importantissima epoca storica. Un museo britannico modificherà la propria esposizione sull'
imperatore romano Eliogabalo dopo aver concluso che era in realtà
una donna trans. Il North Hertfordshire Museum, infatti, d'ora in poi si riferirà a lui utilizzando
il pronome femminile "lei". La decisione, spiega la Bbc, è stata presa dopo che i testi classici sostenevano che l'imperatore avesse detto di non riferirsi a lui come maschio.
"Io sono una signora"
Le rose di Eliogabalo (Lawrence Alma-Tadema, 1888). Secondo gli storici l'imperatore avrebbe chiesto di non essere chiamato "signore" ma "signora", identificandosi nel genere femminile
Insomma, una sorta di Loredana Bertè ante litteram:
"Non chiamatemi Signore – avrebbe detto – perché sono una Signora", Un portavoce del museo ha dichiarato che è "cortese e rispettoso essere
sensibili ai pronomi identificativi delle persone del passato". Il museo possiede una moneta di Elagabalo, spesso esposta tra altri oggetti Lgbtq+ della sua collezione. Il museo ha dichiarato di aver consultato l'associazione di categoria
Stonewall per far sì che "le esposizioni, la pubblicità e le conferenze siano il più possibile
aggiornate e inclusive". Un'attenzione in più che non potrà che essere apprezzata dai visitatori e dalle visitatrici, non solo da quelli che fanno parte della comunità.
L'imperatore Eliogabalo
Marco Aurelio Antonino, appartenente alla dinastia dei Severi, e meglio conosciuto come Elagabalo o Eliogabalo, governò l'impero romano per soli quattro anni, dal 218 d.C. al suo assassinio, avvenuto quando aveva appena 18 anni, nel 222 d.C.. Nel corso del suo breve regno divenne una
figura sempre più controversa, e su di lui crebbe sempre più la reputazione di
promiscuità sessuale. Cassio Dio, senatore e contemporaneo del princeps romano, scrive infatti nelle sue cronache storiche che l'imperatore
si sposò ben cinque volte: quattro di questi matrimoni furono con donne, uno invece con Hiercoles, un ex schiavo e conducente di carri. In quest'ultima occasione, Dio scrive che Eliogabalo "fu dato in sposa e
fu chiamato moglie, amante e regina". Altri sostengono invece che abbia avuto addirittura cinque mogli e due mariti. La politica religiosa (segnata dal tentativo di importare il culto solare di Emesa a Roma e dall'opposizione a questo) e i suoi eccessi sessuali furono i pretesti per una crescente opposizione del popolo e del Senato romano nei suoi confronti, che culminò con
il suo assassinio per mano della guardia pretoriana e l'insediamento del cugino Alessandro Severo. Eliogabalo fu inoltre colpito dalla
damnatio memoriae. Il suo governo si guadagnò tra i contemporanei fama di eccentricità, decadenza, depravazione e fanatismo.
La fluidità in epoca romana
Eliogabalo gran sacerdote del Sole, Simeon Solomon, 1866
Il dibattito sull'identità di genere del principe romano, comunque, è molto ampio e articolato e spesso, nel corso dei decenni, ha diviso gli studiosi. La dottoressa Shushma Malik, docente di scienze classiche all'Università di Cambridge, parlando alla BBC ha spiegato: "Gli storici che leggiamo e studiamo per cercare di capire la vita di Elagabalo sono estremamente
ostili nei suoi confronti e quindi non possono essere presi per buoni". Purtroppo, però, "Non abbiamo alcuna prova diretta delle sue parole" continua la studiosa. "Nella letteratura romana ci sono molti esempi di periodi in cui
il linguaggio e le parole effeminate sono state usate come un modo per
criticare o indebolire una figura politica. I riferimenti a Elagabalo che indossa trucco, parrucche e si toglie i peli del corpo potrebbero essere stati scritti per minare l'impopolare imperatore". La dottoressa Malik ha aggiunto che, sebbene i romani fossero consapevoli della
fluidità di genere e vi siano esempi di cambio di pronomi nella letteratura, "di solito veniva usata in riferimento al mito e alla religione, piuttosto che per descrivere persone viventi". Tuttavia, il consigliere Keith Hoskins, membro esecutivo per l'Impresa e le Arti al North Herts Council, ha dichiarato che testi come quello di Casio Dio forniscono la prova "che Elagabalo preferiva sicuramente il pronome 'lei' e come tale è qualcosa che prendiamo in considerazione quando discutiamo di questa figura in tempi contemporanei, come crediamo sia una pratica standard altrove". "Sappiamo che Elagabalo si identificava come donna ed era esplicito nell'uso dei pronomi - comnclude - il che dimostra che i pronomi non sono una novità".