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Home » Lifestyle » Valeria Vedovatti e l’anoressia: “In ospedale una parte di me è morta. Ma guarire è possibile”

Valeria Vedovatti e l’anoressia: “In ospedale una parte di me è morta. Ma guarire è possibile”

Ha solo 18 anni e un seguito affiatatissimo sui social. Nel 2016 ha quasi perso la vita per una grave forma di anoressia, che oggi racconta nel suo secondo libro "Per Rinascere". "Il dolore è reale, non vittimismo. Normalizziamo e affrontiamo le sofferenze"

Camilla Prato
21 Giugno 2021
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Si intitola “Per Rinascere” e di rinascite ne sa qualcosa l’autrice di questo libro, Valeria Vedovatti. Diciottenne, nata in Svizzera, nel cantone italiano, è una giovanissima influencer da 2 milioni di TikTok, un milione e 200mila followers su Instagram e 700mila iscritti al suo canale YouTube. Nel 2019 Valeria ha pubblicato il suo primo fotoromanzo da titolo “Come stai?” e pochi giorni fa è arrivato anche il secondo, dal titolo simbolico. In quest’ultimo racconta infatti un periodo doloroso e il percorso di guarigione che l’ha vista ‘rinascere’ e tornare a sorridere.

“Mi viene da piangere a tutte le ore. Mi sento in trappola. Sento il peso delle mie paure e i miei pensieri e io per compensare voglio diventare ancora più leggera”. Quel peso insopportabile che sentiva dentro al cuore, di cui si voleva liberare a tutti i costi, l’ha portata a soffrire di una grave forma di anoressia nervosa. Pesava solo 36 chili quando è stata ricoverata, il 4 dicembre nel 2016: “Mamma mi ha portata immediatamente all’ospedale – racconta nel libro appena uscito per Rizzoli-  Era anche il suo compleanno, non avrei proprio voluto farglielo passare così… Il primario della struttura mi ha detto: Sei arrivata al limite, la tua pressione è troppo bassa, il tuo battito cardiaco sta rallentando, questa sera è arrivato a 38. Stai rischiando la vita, se vai avanti così ti do una settimana e il tuo cuore smetterà di battere” aggiunge.

Occhi verdi, bellissimi capelli biondi, un fisico da sportiva. E poi brava a scuola, amata dai suoi tantissimi amici e dal suo Jody (Cecchetto, il figlio di Claudio, ndr). Un profilo esteriore fatto di gioia e di successo. Ma dentro di lei, qualche anno fa, era nato e si era sviluppato quel mostro che l’ha portata in fin di vita. “Quando mi sono ammalata non ero davvero consapevole di cosa stesse accadendo – dice – Rispondevo sempre ‘va tutto bene’. E invece non andava tutto bene: dentro avevo un mostro che generava brutti pensieri, facendomi fare cose non razionali”. Non è stato certo per apparire più bella o sfilare, che ha sviluppato questo tipo di disturbi alimentari. “L’anoressia è un modo per esprimere il dolore e la confusione che si hanno dentro. Spero che questo libro possa aiutare la gente a comprendere la profondità del disagio, ad andare oltre l’idea che l’anoressia nasca da un semplice capriccio estetico”.

 

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Un post condiviso da Valeria Vedovatti ♕ (@valevedovatti)


“Quel giorno, in ospedale, credevo di essere morta, in effetti ero morta, una parte di me se n’era andata per sempre”, si legge nelle pagine di “Per rinascere”. Ma tra le righe il messaggio che vuole mandare Valeria è un altro: per quanto la malattia sia forte, guarire è possibile. “Per farlo però bisogna saper chiedere aiuto, perché farlo non è da deboli. […] Nella società di oggi, spesso la sofferenza viene scambiata col vittimismo. E invece stare male è normale, le difficoltà vanno affrontate, non evitate, altrimenti si accumulano e ti trascinano”. Un dolore, una sofferenza, un male che va normalizzato, per poterlo sconfiggere senza essere giudicati.

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Instagram

  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

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  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
Si intitola "Per Rinascere" e di rinascite ne sa qualcosa l'autrice di questo libro, Valeria Vedovatti. Diciottenne, nata in Svizzera, nel cantone italiano, è una giovanissima influencer da 2 milioni di TikTok, un milione e 200mila followers su Instagram e 700mila iscritti al suo canale YouTube. Nel 2019 Valeria ha pubblicato il suo primo fotoromanzo da titolo "Come stai?" e pochi giorni fa è arrivato anche il secondo, dal titolo simbolico. In quest'ultimo racconta infatti un periodo doloroso e il percorso di guarigione che l’ha vista 'rinascere' e tornare a sorridere. "Mi viene da piangere a tutte le ore. Mi sento in trappola. Sento il peso delle mie paure e i miei pensieri e io per compensare voglio diventare ancora più leggera". Quel peso insopportabile che sentiva dentro al cuore, di cui si voleva liberare a tutti i costi, l'ha portata a soffrire di una grave forma di anoressia nervosa. Pesava solo 36 chili quando è stata ricoverata, il 4 dicembre nel 2016: "Mamma mi ha portata immediatamente all’ospedale - racconta nel libro appena uscito per Rizzoli-  Era anche il suo compleanno, non avrei proprio voluto farglielo passare così... Il primario della struttura mi ha detto: Sei arrivata al limite, la tua pressione è troppo bassa, il tuo battito cardiaco sta rallentando, questa sera è arrivato a 38. Stai rischiando la vita, se vai avanti così ti do una settimana e il tuo cuore smetterà di battere" aggiunge. Occhi verdi, bellissimi capelli biondi, un fisico da sportiva. E poi brava a scuola, amata dai suoi tantissimi amici e dal suo Jody (Cecchetto, il figlio di Claudio, ndr). Un profilo esteriore fatto di gioia e di successo. Ma dentro di lei, qualche anno fa, era nato e si era sviluppato quel mostro che l'ha portata in fin di vita. "Quando mi sono ammalata non ero davvero consapevole di cosa stesse accadendo - dice - Rispondevo sempre ‘va tutto bene’. E invece non andava tutto bene: dentro avevo un mostro che generava brutti pensieri, facendomi fare cose non razionali". Non è stato certo per apparire più bella o sfilare, che ha sviluppato questo tipo di disturbi alimentari. "L’anoressia è un modo per esprimere il dolore e la confusione che si hanno dentro. Spero che questo libro possa aiutare la gente a comprendere la profondità del disagio, ad andare oltre l’idea che l’anoressia nasca da un semplice capriccio estetico".
 
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"Quel giorno, in ospedale, credevo di essere morta, in effetti ero morta, una parte di me se n’era andata per sempre", si legge nelle pagine di "Per rinascere". Ma tra le righe il messaggio che vuole mandare Valeria è un altro: per quanto la malattia sia forte, guarire è possibile. "Per farlo però bisogna saper chiedere aiuto, perché farlo non è da deboli. [...] Nella società di oggi, spesso la sofferenza viene scambiata col vittimismo. E invece stare male è normale, le difficoltà vanno affrontate, non evitate, altrimenti si accumulano e ti trascinano". Un dolore, una sofferenza, un male che va normalizzato, per poterlo sconfiggere senza essere giudicati.
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