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L'Ue lancia la laurea europea: in arrivo un titolo riconosciuto in tutta l'Unione

La palla adesso è nelle mani di Consiglio e Stati membri, il percorso sarà graduale e permetterà a studentesse e studenti di conseguire titoli validi in tutti i Paesi dell’Unione

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI -
15 aprile 2024
L'idea di una laurea europea (foto di repertorio)

L'idea di una laurea europea (foto di repertorio)

La costruzione dell’identità europea passerà anche dalle Università. Lo scorso 27 marzo, la Commissione europea ha presentato un pacchetto di iniziative finalizzate alla promozione della cooperazione transnazionale tra Atenei. L’obiettivo - nobilissimo - è dare finalmente corpo a una laurea europea. Operazione facile a dirsi, assai più difficile a farsi. Per riuscire nell’intento, infatti, potrebbe essere presa in considerazione l’ipotesi di unire le Università degli Stati membri, dando origine a nuove entità giuridiche.

In buona sostanza, non è da escludere l’ipotesi che presto le studentesse e gli studenti possano iscriversi ad Atenei transnazionali. Una soluzione articolata che vale la pena costruire, se si considera che sono moltissimi i giovani laureati che faticano a far valere il proprio titolo di studio all’estero. La faccenda, però, va ben oltre l’aspetto puramente burocratico.

Un simile percorso permetterebbe di alzare la posta sul fronte mobilità all’interno dei confini dell’Unione europea, potenziando notevolmente il valore aggiunto che ha portato con sé il progetto Erasmus in tutte le sue declinazioni. Importante anche il miglioramento delle competenze trasversali che permetterebbero ai laureati di poter contare su un curriculum decisamente più attraente agli occhi di aziende e istituzioni.

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Gli scogli da superare

Quella della laurea europea è un’ipotesi che piace e convince, ma che potrebbe andare a sbattere con la sovranità dei Paesi sul tema dell’istruzione. Com’è noto, i sistemi variano da Stato a Stato e un passaggio troppo rapido verso un’Università comunitaria potrebbe portare con sé conseguenze complesse. Presumibilmente, dunque, l’approccio sarà graduale e non andrà a confliggere con le competenze territoriali. Il primo step potrebbe essere la creazione di un’etichetta europea preparatoria da assegnare a specifici e selezionati programmi di laurea congiunti.

SPAIN EUROPEAN COMMISSION
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Nell’opinione di Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione, si tratta di un’opportunità che non deve essere letta in maniera negativa dagli Stati membri. La promessa è di mettere in campo azioni concrete attraverso cui sostenere l’avvicinamento dei Paesi alla laurea europea e sviluppare le linee guida necessarie. La prima azione prenderà il via già nel 2025 e metterà al centro progetti di percorsi di laurea europei nell’ambito del programma Erasmus+. A margine della proposta anche due input interessanti: la creazione di un sistema europeo di garanzia e riconoscimento della qualità nell’istruzione superiore attraverso cui certificare e migliorare le prestazioni delle Università e la promozione di attività educative transnazionali. La palla adesso passa al Consiglio dell’Unione europea e ai governi nazionali. L’auspicio è che si arrivi presto a una traduzione pratica di una proposta che, tra luci e ombre, va nella direzione di un’Europa sempre più sostanziale. Riuscire a fare in modo che le cittadine e i cittadini si sentano davvero europei è indubbiamente un esercizio che comporta sacrifici da parte degli Stati membri. Il punto è che, fatta l’Europa, in qualche modo bisogna fare gli pure europei e, considerando che le barriere continuano a essere moltissime, non è da escludere che la laurea europea possa generare qualcosa di buono. Sperare che la proposta non si trasformi nell’ennesimo tema da campagna elettorale in vista delle elezioni del prossimo giugno è abbastanza inverosimile. E allora che se ne parli, ma lo si faccia bene e, possibilmente, con una lingua comune che, forse, il primo vero ostacolo da abbattere in questa Europa degli Stati è proprio quello linguistico.