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Uganda, nuovo ricorso contro la legge anti-gay

La battaglia per i diritti non si ferma. Dopo il parere negativo della Corte Costituzionale un gruppo di 22 firmatari fanno ricorso alla Corte Suprema. La norma prevede la pena di morte per “omosessualità aggravata”

15 aprile 2024
La Consulta in Uganda rigetta il ricorso sulla legge anti-Lgbt

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Un gruppo di 22 persone, tra attivisti e parlamentari, ha fatto ricorso alla Corte suprema dell'Uganda contro la controversa legge anti-gay adottata lo scorso anno: lo ha dichiarato il loro avvocato, Nicholas Opiyo.

Il 3 aprile, infatti, la Corte costituzionale ha respinto il ricorso dei firmatari contro la norma anti-gay considerata una delle leggi più severe al mondo, visto che impone pene fino all'ergastolo per i rapporti tra persone dello stesso sesso e contiene disposizioni che rendono l'"omosessualità aggravata" un reato punibile con la morte.

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Il verdetto è stato condannato dalle organizzazioni per i diritti in patria e all'estero e dall’Occidente, tra cui gli Stati Uniti, che dopo la sentenza del 3 aprile hanno avvertito che continueranno a prendere "misure appropriate" dopo aver limitato i visti per i funzionari ugandesi e rimosso Kampala (capitale dell’Uganda) da un importante accordo commerciale, come risposta all'adozione della legge nel 2023.

I firmatari non vogliono fermarsi di fronte alla decisione del 3 aprile scorso. In particolare loro contestano la determinazione della Corte costituzionale secondo cui la legge non è stata adottata in violazione della Costituzione ugandese. I firmatari hanno inoltre accusato i giudici di "non aver valutato le prove agli atti del tribunale (e) di essersi basati su prove inammissibili sul reclutamento di bambini nell'omosessualità".