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Home » HP Trio » Bullismo e molestie scolastiche: in Francia la proposta di legge per punire i colpevoli con il carcere

Bullismo e molestie scolastiche: in Francia la proposta di legge per punire i colpevoli con il carcere

Una multa da 45 a 150 mila euro o, per i casi più gravi, la reclusione da 3 a 100 anni. Queste le pene previste dalla nuova legge promossa dal deputato Erwan Balanant

Marianna Grazi
14 Dicembre 2021
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Almeno un bambino su 10 è stato vittima di atti persecutori e, dall’inizio dell’anno, una ventina di studenti si sarebbero suicidati proprio perché presi di mira dai compagni, secondo i dati dell’associazione Hugo. Un fenomeno, quello del bullismo, che in Francia assume contorni sempre più allarmanti. Tanto che “Un giovane impiegato in un’azienda ora è più tutelato di uno studente in un liceo” afferma il deputato MoDem Erwan Balanant. Visto il gravissimo problema che affligge il suo Paese il politico sostiene che questo sia il momento giusto per pensare a una vera e propria legge contro il bullismo scolastico. “Dobbiamo definire un divieto e, insieme, ci deve essere una componente di prevenzione essenziale in tema di bullismo”. Così Balanant ha presentato un disegno di legge che, se venisse approvato, punirebbe le molestie a scuola con multe molto salate (da 45 a 150 mila euro) o addirittura con il carcere (da 3 a 10 anni di reclusione, nel caso la vittima sia indotta al suicidio o al tentativo di suicidio).

Il deputato MoDem Erwan Balanant

Nel testo della proposta vengono anche specificati i casi di applicazione della misura: “costituiranno molestia accademica atti di violenza commessi nei confronti di un alunno o di uno studente – si legge – nelle scuole e negli istituti educativi, anche quando gli alunni entrano o escono e nei paraggi degli istituti”. Certo, prevedere il carcere per persone anche molto giovani, addirittura ragazzini, che magari provengono da contesti familiari difficili (non che costituisca attenuante o giustificazione), comporta il rischio che la reclusione possa rendere ancora più difficile il recupero dei soggetti problematici. Proprio per questo è stata studiata un’alternativa alla prigione, cioè la possibilità di un percorso di “empowerment nella vita scolastica”.

La proposta di legge, comunque, riguarderebbe non solo gli studenti ma anche gli adulti, perché “il bullismo scolastico non è solo tra studenti” fa notare il deputato Balanant. Oltre alla dura stretta sulle pene, infatti, verrebbe prevista anche una formazione specifica per medici, infermieri, psicologi e membri delle forze dell’ordine. Si prevedrebbe, in sostanza, un reato specifico, così da facilitare la presentazione delle denunce e una risposta, da parte degli agenti, consapevole. Uno dei problemi più gravi, infatti, è che al momento la polizia “a volte tende a minimizzare i fatti denunciati dalle vittime”, come denuncia l’avvocato Gauthier Lecocq, in un’itervista a la-croix.com. Un secondo riguarda la lunghezza delle indagini che, prosegue il legale, “richiede talvolta sei o otto mesi, periodo durante il quale il minore o il giovane continuano a subire vessazioni, talvolta con drammatiche conseguenze”.

Il bullismo, in ogni caso, rimane un fenomeno culturale e la punizione degli studenti, anche se verrà approvata la legge, andrebbe sempre accompagnata a una riflessione su quello che si può fare per provare ad estirparlo alla radice, tenendo sempre ben in conto la salute delle vittime ma anche la motivazione scatenante degli aggressori. Senza questa riflessione non basterà certo una multa o un periodo in carcere per risolvere una drammatica pratica che ‘miete’ ogni anno decine di vite.

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  • "È passato un mese dall’incidente, e ogni giorno, penso costantemente a come le cose possano cambiare rapidamente e drasticamente, in un batter d’occhio, e in modi che non avrei mai potuto immaginare.”

Il protagonista di questa vicenda è Leonardo Lotto, studente aostano, che la mattina del 23 febbraio è rimasto vittima di un incidente in mare. Il ragazzo era a Melbourne con un gruppo di amici quando dopo un tuffo tra le onde sul bagnasciuga ha picchiato violentemente la testa contro il fondale di sabbia. In quel momento è iniziato l’incubo: prima gli amici lo hanno aiutato a uscire dall’acqua, poi la corsa disperata in ospedale. Dopo l’intervento d’urgenza, è arrivato il duro responso: “Frattura delle vertebre C3 e C5, spina dorsale danneggiata". Leonardo Lotto è paralizzato dalla testa in giù e non potrà più camminare.

"Continuerò a lottare e farò tutto il necessario. A volte cadrò, ma alla fine mi rialzerò, vivendo sempre giorno per giorno, superando i momenti più bui”.

Dopo il ricovero all’Alfred Hospital di Melbourne, in Australia, “le sue condizioni sono stabili, e ora è pronto per iniziare il suo lungo percorso riabilitativo a Milano con tutte le energie e la positività che hanno sempre caratterizzato la sua personalità”. E gli amici, proprio per sostenere le cure, hanno organizzato una raccolta fondi online.

✍ Barbara Berti 

#lucenews #lucelanazione #australia #leonardolotto
  • È quanto emerge da uno studio su 1.700 ragazzi toscani realizzato dal Meyer center for health and happiness, di cui è responsabile Manila Bonciani, insieme all’Università di Firenze, e presentato in occasione della Giornata internazionale della felicità nel corso di un evento organizzato al Meyer health campus di Firenze.

Cosa gli adolescenti pensano della felicità? Come la definiscono? Cosa li rende felici? Queste alcune domande dello studio. Dai risultati emerge che i ragazzi spesso non riescono a dare neanche una definizione della felicità. Tuttavia ne sottolineano la rilevanza e la transitorietà. 

Dalla ricerca emerge così che la manifestazione della felicità si declina in sei dimensioni:
➡ La più rilevante che emerge è quella dell’interesse sociale, data dall’importanza che viene attribuita dai ragazzi alle relazioni interpersonali.
➡ La seconda è l’espressione della soddisfazione verso la propria vita, del fare le cose che piacciono loro.
➡ La terza è vivere emozioni positive, rilevanza che si riscontra anche nelle parole dei ragazzi che esprimono in maniera importante l’idea di essere felici quando sono senza preoccupazioni o pressioni che avvertono frequentemente, come anche quella scolastica.
➡ La quarta è il senso di autorealizzazione insieme a quello di padronanza delle varie situazioni che si trovano ad affrontare.
➡ Infine in misura minore la loro felicità è legata all’ottimismo, cui gli stessi adolescenti non attribuiscono grande rilevanza, sebbene rappresenti la sesta dimensione della felicità identificata.

Gli adolescenti che risultano più felici si caratterizzano per essere più empatici, esprimere un atteggiamento cooperativo, avere maggiore autoconsapevolezza, saper gestire meglio le emozioni e risolvere le situazioni problematiche, avere una buona immagine di sé. 

Ancora i maschi risultano essere più felici delle femmine a eccezione della dimensione relazionale e sociale della felicità che non si differenzia in maniera significativa tra i due gruppi, e le fasce di età più piccole, fino ai 15 anni, esprimono maggiormente di essere felici rispetto ai ragazzi di 16-17 o maggiorenni.

#felicità #ospedalemeyer #adolescenza
Almeno un bambino su 10 è stato vittima di atti persecutori e, dall'inizio dell'anno, una ventina di studenti si sarebbero suicidati proprio perché presi di mira dai compagni, secondo i dati dell'associazione Hugo. Un fenomeno, quello del bullismo, che in Francia assume contorni sempre più allarmanti. Tanto che "Un giovane impiegato in un'azienda ora è più tutelato di uno studente in un liceo" afferma il deputato MoDem Erwan Balanant. Visto il gravissimo problema che affligge il suo Paese il politico sostiene che questo sia il momento giusto per pensare a una vera e propria legge contro il bullismo scolastico. "Dobbiamo definire un divieto e, insieme, ci deve essere una componente di prevenzione essenziale in tema di bullismo". Così Balanant ha presentato un disegno di legge che, se venisse approvato, punirebbe le molestie a scuola con multe molto salate (da 45 a 150 mila euro) o addirittura con il carcere (da 3 a 10 anni di reclusione, nel caso la vittima sia indotta al suicidio o al tentativo di suicidio).
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Il bullismo, in ogni caso, rimane un fenomeno culturale e la punizione degli studenti, anche se verrà approvata la legge, andrebbe sempre accompagnata a una riflessione su quello che si può fare per provare ad estirparlo alla radice, tenendo sempre ben in conto la salute delle vittime ma anche la motivazione scatenante degli aggressori. Senza questa riflessione non basterà certo una multa o un periodo in carcere per risolvere una drammatica pratica che 'miete' ogni anno decine di vite.

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