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Violenza sulle donne, in Sicilia il maggior numero di violazioni dei divieti di avvicinamento

di NICOLÒ GUELFI -
16 gennaio 2022
Stalking

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Nemmeno una sentenza di tribunale riesce a fermare gli autori di violenza. In Sicilia, secondo un report della Polizia di Stato, si registra il numero record di violazioni dei divieti di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima di violenza. A questo triste primato, si aggiunge un’altra constatazione: la Sicilia è la seconda Regione in Italia per reati collegati al cosiddetto “revenge porn”. Per chi non lo sapesse, si tratta dei casi in cui una persona (nella fattispecie un uomo, nella maggior parte dei casi), pubblica su internet foto e video privati a sfondo sessuale della ex compagna senza il suo permesso. 

Il reato di stalking è stato introdotto in Italia nel 2009

“A lungo il nostro diritto penale è stato sessista, trattando uomini e donne in maniera diversa”, ha affermato Alessandra Dino, sociologa e docente dell'Università di Palermo alla terza videoconferenza del progetto educativo antimafia e antiviolenza organizzato dal Centro studi Pio La Torre e dedicato al tema delle “Disuguaglianze di genere e pratica della violenza nella società civile e nelle organizzazioni mafiose”.

Stando a quanto riporta Adnkronos, in occasione della conferenza, si sono collegate telematicamente 435 scuole da tutto il Paese e anche alcune carceri. La risposta dei ragazzi è stata positiva, con molte domande legate alla necessità di introdurre a scuola l'educazione sentimentale, al permanere degli stereotipi di genere, al linguaggio inclusivo e appropriato da tenere e al bassissimo numero dei centri antiviolenza presente su tutto il territorio nazionale. “Il reato di stalking è stato introdotto nel 2009 – ha aggiunto la sociologa – mentre la legge contro la violenza femminile che introduce nuove disposizioni come il divieto di avvicinamento alla dimora della persona offesa è del 2013. La violenza di genere non è un problema privato o soltanto femminile, ma sociale, ha a che fare con le violazioni dei diritti umani, come ratificato dalla Convenzione di Istanbul”.

Secondo un rapporto stilato da Openpolis, il nostro Paese risulta tra gli ultimi in Europa per numero di femminicidi, ma è presto per esultare. Il trend, nel corso degli ultimi 20 anni, è rimasto stabile con un andamento in lieve diminuzione, ma stime più recenti affermano come la pandemia e i relativi lockdown abbiano generato una recrudescenza e una nuova impennata di casi. La motivazione è semplice: nella maggior parte dei casi la vittima conosce il suo carnefice. Spesso vive in casa con lui.

La Sicilia è seconda in Italia per il reato di revenge porn

Oltre ai numeri è necessaria una precisazione: il problema delle violenze, che nei casi estremi si traducono in femminicidi, non è un fatto della sola Sicilia come non è un fatto solo italiano. Se si dovesse puntare il dito, bisognerebbe farlo verso se stessi. Inoltre, c’è una tendenza diffusa, quando si trattano casi del genere, a parlare impropriamente del gesto come mosso da un “raptus”, da una forma di patologia psichica, da una forza che supera la volontà del singolo. Ecco, solo nell’8% dei casi di femminicidio viene riscontrato in sede processuale che il colpevole fosse affetto da patologie. Non esistono scriminanti atte a giustificare l’uccisione di una donna. Non è un fatto di amore, al massimo si può parlare di possesso, che è una cosa diversa e profondamente sbagliata. 

“L’Università di Palermo quest’anno con il nuovo rettore ha voluto un prorettorato dedicato all'inclusione e alle politiche di genere, significa dotare l'Università di una struttura che si occupa di tutti i temi connessi con disuguaglianze e discriminazioni – ha detto Beatrice Pasciuta, prorettrice alla Inclusione Pari Opportunità e Politiche di Genere Unipa nel corso della videoconferenza – mettere a disposizione dei ragazzi e delle ragazze le nostre competenze e le nostre ricerche sarà il nostro compito”.