E' un luogo comune ormai sfatato dire che le donne nel
Medioevo non contavano niente. Certo, nella storia tutto va valutato in base alla morale del tempo al quale ci si riferisce, ma spesso il primo errore che si commette è quello di generalizzare e di fermarsi a una prima e superficiale valutazione che sovente è frutto del pregiudizio.
Donne nel Medioevo
Se nel Medioevo le donne non avessero contato veramente nulla, non avremmo avuto per esempio
Matilde di Canossa (1046-1115), che riuscì pienamente a mediare fra un papa e un imperatore, un'impresa incredibile. Oppure non avremmo avuto
Christine de Pizan (1364-1430 circa), che una volta rimasta vedova diventò la prima scrittrice professionista e fu consultata dai potenti. Oppure, ancor prima, non avremmo avuto
Ildegarda di Bingen (1098-1179), monaca benedettina tedesca, teologa e scrittrice, dichiarata nel 2012 dottore della chiesa. L'elenco di donne importanti è assai più lungo di quanto si possa immaginare:
Eleonora di Aquitania, Maria di Francia, Santa Caterina da Siena, Giuliana di Norwich, ma mi vengono in mente anche
Hilda di Whitby, Ethelfleda regina di Mercia,
Ende la miniaturista... Si dirà: ovvio, si tratta per lo più di donne nobili, ricche, la cui posizione nella scala sociale non era pari a quella di un'altra donna qualsiasi, magari la moglie di un fabbro o di un mercante. Che invece, però (e c'è sempre un però), ebbero un'importanza fondamentale nella comunitas in cui erano inserite, dal momento che fare figli e accudirli, occuparsi delle faccende domestiche, della cura dei malati e anche dei morti, talvolta perfino dell'istruzione dei bambini, erano compiti riservati esclusivamente alle donne e non certo perché fossero incarichi secondari, al contrario! Erano funzioni di cui l'uomo (marito o no che fosse) non poteva fare a meno ma che non poteva svolgere perché impegnato a lavorare, a girare da una città all'altra perché mercante. O a fare la guerra. Già, la guerra. Fatta la premessa di cui sopra, nel Medioevo si staglia la figura di
una donna che la guerra la fece davvero. Sul campo. Armata di spada e in sella a un cavallo.
Statue de Jeanne d'Arc à Orléans
Giovanna d'Arco e la rottura degli schemi
Quella donna è
Giovanna d'Arco (1412-1431), la cui vita è storia e non leggenda. Una donna di cui il suo tempo ebbe bisogno, giacché in cent'anni di conflitto (la Guerra dei cent'anni, appunto) nessun uomo riuscì a mettere la parola fine alla distruzione e alla morte. Nasce da una famiglia di contadini. Quindi non è nobile, alle sue spalle non c'è una "nobil schiatta" che le consenta di frequentare le corti. Ma se anche così fosse stato, magari avrebbe finito per diventare monaca o nella migliore delle ipotesi anello di congiunzione fra un marito potente e la di lui discendenza... Lei no. Lei è figlia di un agricoltore agiato, con discreta disponibilità. Ma è una bambina vivace, alla quale non è stato concesso studiare. Non sa leggere e non sa scrivere (le due cose a quell'epoca non sempre procedevano insieme: non tutti coloro che sapevano leggere, infatti, erano in grado di scrivere), non esce dal piccolo borgo di Domrémy, al confine tra il ducato di Bar e la Lorena, nel nordest della Francia. Cresce in un mondo in cui la guerra lascia ormai da tempo segni pesanti.
Gli inglesi sono gli invasori, i francesi sono coloro che resistono. E che vogliono riprendersi le terre a nord della Loira, la Normandia, la Bretagna, ricacciando i britanni al di là del mare da cui sono venuti e restaurando l'unica, vera corona che aveva titolo di essere e starci: la corona di Francia. In questo contesto fatto di sofferenza, di rabbia, di frustrazione, il popolo ha un solo percorso da seguire: combattere, e farlo nel nome di quel Dio Onnipotente che poi è anche lo stesso Dio degli inglesi invasori, ma che per i francesi (come spesso accade nella storia anche per altri popoli) è più giusto perché sta con gli oppressi.
La prescelta per salvare la Francia
Giovanna è
cristiana, come son tutti cristiani nel Medioevo in Europa. E la pia religiosità di sua madre Isabella le ingenera le condizioni per abbracciare la fede totalmente, ma da laica: non si farà mai monaca, né mai lo avrebbe fatto, pur parlando con Dio. Sì, perché Giovanna fin da dodicenne sostiene di parlare con il Signore. Che la incarica di una missione divina: salvare la Francia, espellere i nemici, riportare sul trono il delfino Carlo di Valois, legittimo sovrano di Francia. La “pulzella” fa anche
voto di castità: a sedici anni riesce a convincere un tribunale locale che rifiutare il matrimonio - che suo padre Jacques aveva organizzato per lei - rientra pienamente nei suoi diritti. Vi sembra poco, per una donna dell'epoca? Non solo. Giovanna acquista fama perché la gente le crede.
Crede che parli con Dio, crede che la missione le sia stata conferita davvero dall'Onnipotente. Lo crede perfino la Chiesa, ovvio, che dopo averla sottoposta a esami e controesami non può far altro che affidarsi a quella che in quel momento appare l'unica forza cui appellarsi. E le crede, non senza qualche perplessità all'inizio, lo stesso
Carlo di Valois. La pulzella lo convince a recarsi a Reims per farsi incoronare poiché quella corona gli spetta di diritto e a imbracciare le armi per combattere contro gli inglesi. Ora o mai più. Non c'è più tempo, né soprattutto motivo, di aspettare ancora: occorre unire le forze e, nel nome di Dio, cacciare gli inglesi da Orleans, prima che procedano ulteriormente. Giovanna è una
donna che vive in un mondo di uomini. E' una donna che si taglia i capelli, che non indossa le sottane ma preferisce la corazza e l'elmo, che impugna una spada, che dorme nel campo vestendosi da uomo. Nel marzo del 1429, brandendo uno stendardo bianco - il colore della purezza - come il destriero che cavalca, Giovanna parte per Orléans con l’esercito che avrebbe dovuto soccorrere la città. Il suo ruolo è inizialmente simbolico, perché il Delfino punta a sfruttare la forte presa che la ragazza ha sul popolo e sui soldati.
Il 27 aprile del 1429 Giovanna d’Arco arriva a Orleans. Cambia tutto. L’esercito entra in città attraverso la porta di Bourgogne e Giovanna viene acclamata dalla folla.
Il dietrofront di Carlo e il processo
Acceleriamo il passo. Prossimo obiettivo è Parigi, ma questa volta il Delfino ci va più cauto. A corte si preferisce trattare con i Borgognoni (alleati degli inglesi), anche nel timore che il potere della fanciulla possa diventare incontrollabile. Forse lo stesso Carlo, che all'inizio si era messo contro una certa parte della sua schiera per aver ceduto alle pressioni di una ragazzina, a questo giro ci ripensa e frena. Frena parecchio. C'è chi dice che Giovanna sia stata venduta nella trattativa con i Borgognoni. Che la catturano, la fanno prigioniera, la traducono in catene.
Giovanna viene processata. Contro di lei ci sono ben 70 capi d’accusa, tra cui
l’eresia, la
stregoneria, e soprattutto
l'essersi vestita da uomo, forse il peccato più grave di tutti. Nel Deuteronomio è scritto "Donna, tu non ti vestirai da uomo". In realtà l’obiettivo del processo è politico, ma ufficialmente tutto questo non può emergere: inglesi e borgognoni vogliono liberarsi di quella "pericolosa condottiera fomentatrice" screditando Carlo VII di Valois. Dal canto suo il re di Francia, cui certamente non conveniva essere associato a una strega eretica, preferisce evitare trattative per ottenere la liberazione di Giovanna d’Arco. E non muove un dito in sua difesa.
La condanna a morte
Nel maggio del 1431, dopo un anno di prigionia e sotto minaccia di morte,
Giovanna si dichiara colpevole. Firma una confessione in cui nega di aver comunicato con Dio. Ma alcuni giorni dopo si veste nuovamente da uomo e siccome per la pena capitale occorre che l’eresia venga ripetuta, stavolta c'è la condanna a morte.
La mattina del 30 maggio del 1431, all’età di 19 anni, nella piazza del mercato di Rouen, Giovanna d’Arco viene pubblicamente bruciata viva. "Tenete la croce in alto, cosicché io possa vederla anche attraverso le fiamme”, è la sua ultima frase. Una fine atroce: al contrario di altre esecuzioni, la legna non viene bagnata per far sprigionare il fumo che stordisce e fa perdere i sensi. Giovanna viene avvolta da fiamme ipocrite e traditrici. Fiamme che cancellano l'eretica e la strega che non è mai stata. Beatificata nel 1909 da Pio X e
canonizzata nel 1920 da Benedetto XV, nel 1922 Giovanna d'Arco - Jean d'Arc - viene proclamata
santa patrona della Francia.