Indipendenti, sornioni, misteriosi, felini:
i gatti rappresentano ben più di un ‘animale domestico’. Affascinanti e regali nelle movenze, hanno ispirato generazioni di artisti, passando attraverso la divinizzazione e la dannazione. C’è chi li ha considerati alla stregua di semidei e chi invece delle creature diaboliche, chi ne ha cantato le movenze eleganti e chi li ha detestati al punto da chiederne l’estinzione. L’unica cosa certa è che il gatto accompagna l’uomo praticamente da sempre. La conferma arriva da uno
studio dell’Università del Missouri, secondo cui i
gatti sono stati addomesticati dalle civiltà che per prime modificarono il loro stile di vita da nomade/cacciatore a sedentario/agricoltore
circa 12mila anni fa. Quindi 8mila anni prima degli antich
i Egizi, che li veneravano, considerandoli
animali sacri in quanto incarnazione di Bastet, dea della maternità. Secondo lo studio, pubblicato su
Nature, lo schema migratorio dei gatti è infatti uguale a quello degli antichi uomini.
Quando è iniziata la 'domesticazione' del gatto?
Inizialmente i gatti erano utilizzati per il controllo dei parassiti negli insediamenti
Inizialmente i gatti erano utilizzati per il
controllo dei parassiti negli insediamenti. Poi, man mano che l’uomo ha iniziato a viaggiare e a portarli con sé, Il
legame si è evoluto, fino al momento ella sendentarizzazione, quando l’evoluzione delle piccole comunità antropiche ne ha determinato la prima domesticazione. I ricercatori hanno raccolto
campioni di guance di gatti provenienti da strutture di sterilizzazione ed hanno messo a confronto quasi 200 marcatori genetici, riuscendo a ricostruire la loro storia evolutiva e dimostrando che la loro origine va ricercata nel bacino orientale del Mediterraneo, dal quale, in seguito, questi gatti domestici si sono diffusi nelle isole vicine e viaggiato verso sud attraverso la costa levantina fino alla Valle del Nilo. A differenza di altre specie animali come cavalli e bovini che hanno avuto diversi eventi di addomesticamento, i gatti sembrano essere infatti gli unici provenire da un unico evento e luogo: la Mezzaluna Fertile, ovvero dai territori in cui oggi sono compresi Iraq, Siria, Libano, Israele, Palestina e Giordania, l’area settentrionale del Kuwait, la parte sudorientale della Turchia e la parte occidentale dell’Iran. Quando dalla Mezzaluna Fertile l’uomo ha “esportato” sviluppo agricolo e commercio, anche i gatti hanno
migrato verso l’Europa e da questa si sono successivamente imbarcati sulle navi che viaggiavano verso le Americhe.
Gli studi
Finora si pensava che i primi esemplari di gatti domestici fosse quelli studiati dagli scienziati guidati dal dottor
Yaowu Hu della Chinese Academy of Sciences , che grazie ad analisi effettuate sui resti ossei appartenenti ad almeno due gatti, rinvenuti nei pressi di
Quanhucun, nella Cina, avevano datato concluso che si trattasse di esemplari vissuti circa 5300 anni fa. A testimoniare sulla loro donesticazione sarebbe stato il quel caso l’alimentazione: uno dei due esemplari studiati infatti avrebbe mangiato più
alimenti a base di miglio che carne, a quanto pare, e, secondo i ricercatori cinesi, a darglieli fu proprio qualche agricoltore. Lo studio dell’Università del Missouri, è stato pubblicato sulla rivista
Heredity da un gruppo di ricerca internazionale coordinato dalla genetista
Leslie A. Lyons. La storia evolutiva dei gatti è stata ricostruita mettendo a confronto quasi 200 marcatori genetici.
I marcatori
La genetista Leslie A. Lyons dell’Università del Missouri
“Uno dei principali marcatori che abbiamo studiato sono i
microsatelliti, che mutano molto rapidamente e ci danno indizi sulle popolazioni di gatti e sugli incroci degli ultimi secoli”, spiega Lyons. “Un altro marcatore chiave che abbiamo esaminato sono i polimorfismi a singolo nucleotide, che invece ci danno indizi sulla loro storia antica di diverse migliaia di anni fa”. Dallo studio è così emerso che i gatti sarebbero andati incontro a un unico evento di domesticazione nella Mezzaluna Fertile (a differenza di cavalli e bovini che sono stati addomesticati in momenti diversi in varie parti del mondo) e da lì si sarebbero poi diffusi in tutto il mondo, portati dalle ondate migratorie degli umani. Per questo i moderni gatti dell’Europa occidentale hanno un Dna molto diverso da quelli del sud-est asiatico, per effetto di un fenomeno noto come ‘isolamento per distanza’. “A dire il vero possiamo riferirci ai gatti come semi-addomesticati - sottolinea Lyons - perché se li lasciassimo liberi in natura, probabilmente continuerebbero a cacciare gli animali infestanti e sarebbero in grado di sopravvivere e accoppiarsi da soli grazie ai loro comportamenti naturali. A differenza dei cani e di altri animali domestici, non abbiamo cambiato molto il comportamento dei gatti durante il processo di addomesticamento, quindi
i gatti dimostrano ancora una volta di essere animali speciali”.