La Cina ha completato la Grande Muraglia Verde

Ad oggi è la più grande foresta artificiale del Pianeta, una cintura di sicurezza naturale posta attorno al Taklamakan, il secondo deserto di sabbia mobile più grande del mondo. Peccato che per ‘realizzarla’ ci siano voluti quasi 50 anni

di DOMENICO GUARINO
27 dicembre 2024
La Grande Muraglia Verde in Cina

La Grande Muraglia Verde in Cina

Ci sono voluti 46 anni di lavoro per una cintura verde di 3.000 km: la Cina ha annunciato di aver completato il progetto della “Grande Muraglia Verde”, ovvero la piantumazione di milioni di alberi intorno Taklamakan, il secondo deserto di sabbia mobile più grande del mondo. L'ultimo atto si è concluso a inizio dicembre, quando sono stati piantati 100 alberi sul bordo meridionale del deserto.

La Grande Muraglia Verde

L’iniziativa “Three-North Shelterbelt”, che aveva l’obiettivo di creare una cintura di sicurezza intorno alle zone desertiche del Paese, ha preso avvio nel lontano 1978 sotto la guida di Deng Xiaoping, e nel corso degli anni ha portato alla piantumazione di oltre 30 milioni di ettari, attraverso la mobilitazione di ingenti risorse per la riforestazione di vaste aree nelle zone nord-occidentali, settentrionali e nord-orientali. Un lavoro faraonico che si è sviluppato in otto differenti fasi, coinvolgendo 13 diverse regioni di livello provinciale che rappresentano circa il 42,4% della superficie terrestre totale del Paese.

Di anno in anno, il progetto della Grande Muraglia Verde non ha solo al migliorato la condizione ambientale del nord del Paese, ma ha creato nuovi posti lavoro, realizzando una barriera vegetale in grado di contenere l’avanzata del deserto e ridurre le tempeste di polvere, che, erodendo il suolo, aumentano il rischio di desertificazione delle terre agricole.

Lotta alla desertificazione 

La battaglia contro la desertificazione è vitale per un Paese che conta oltre un miliardo di persone e in cui solo il 12% del territorio è coltivabile, nonostante la produzione agricola sia la più grande al mondo. Nell'ultimo secolo, con l’enorme crescita della popolazione (che sembra ora essersi arrestata), le colture estremamente intensive hanno determinato uno sfruttamento eccessivo del terreno, in particolare nelle zone in cui gli equilibri naturali sono più fragili, come quelle a cavallo dei grandi deserti. Il disboscamento selvaggio e l'esaurimento delle risorse idriche hanno decimato letteralmente la vegetazione, favorendo il propagarsi delle tempeste di sabbia. Questo ha determinato, tra le altre cose, lo spostamento di milioni di persone verso le grandi metropoli dell'est a partire dalla capitale Pechino.

Ora con la grande Muraglia si cerca di invertire la tendenza. E i risultati stanno a quanto pare arrivando: nelle zone interessate dal progetto di riforestazione, le precipitazioni sono aumentate e i corsi d’acqua hanno aumentato il loro flusso, al punto che nei luoghi dove prima il suolo era arido ora ci sono anche dei parchi naturali, come ad esempio il Parco forestale nazionale di Saihanba, oggi tra le principali attrazioni del Nord della Cina. Secondo i dati ufficiali, la copertura delle foreste nelle regioni del Nord è passata dal 5% al 13,5%, coprendo un ’area grande quanto l’intera Europa Occidentale.

E questo nonostante gli errori commessi, come la scelta di utilizzare nella maggior parte delle aree una sola specie di piante, cosa che rende queste foreste particolarmente fragili in caso di epidemia. È già successo, infatti, che una malattia abbia decimato una grossa parte degli alberi piantati. Senza contare la difficoltà per gli animali ad insediarsi in un ambiente così omogeneo. In altri casi gli alberi sono stati lasciati a se stessi, come se la natura fosse in grado di risistemare tutto. Nel 2008, ad esempio, un quinto degli alberi impiantati non è sopravvissuto e in inverno le forti tempeste hanno distrutto il 10% del lavoro di quell’anno, tanto che la Banca Mondiale ha intimato il governo cinese a puntare più sulla qualità che sulla quantità.

Altre foreste artificiali 

Alla fine però il Great Green Wall cinese è ad oggi la più grande foresta artificiale del mondo. Non l'unica: un progetto simile è stato intrapreso anche in Africa per fermare il deserto del Sahara. Sotto la guida dell’Unione Africana nel 2007 è stato dato il via al Great Green Wall of Africa. Ma in questo caso il siamo di fronte ad un'iniziativa di dimensioni ancora più imponenti: 8’000 km di lunghezza, 11 Nazioni firmatarie e altre 20 nazioni che hanno deciso di supportarlo. A 10 anni dall’inizio del progetto i risultati fanno ben sperare, alcuni Paesi sono stati più prolifici di altri, ma in totale sono stati recuperati oltre 20 milioni di ettari di terreno.