Pionieri Queer: Valentino e l'impegno per aiutare i bambini colpiti dall’Aids

Schivo, ma noto per la capacità di reagire agli attacchi, lo stilista omosessuale capace di far belle le donne ha sostenuto numerose charities, tra cui la Fondazione Life

di LUCA SCARLINI
26 giugno 2023

Valentino Clemente Ludovico Garavani (Voghera, 11 maggio 1932)

Valentino Clemente Ludovico Garavani (Voghera, 11 maggio 1932), ha scelto presto di usare solo il primo nome di battesimo. Dalla città natale, provincia operosa dominata dalla gran mole del Castello Visconteo e dalla antica Chiesa Rossa, sede del Tempio della Cavalleria Italiana, luogo dove sono nati anche Carolina Invernizio e Alberto Arbasino, porta con sé un mondo acceso di glamour che arriva in primo luogo da una passione fortissima per il cinema, tra visioni sul grande schermo e sogni di bellezza a cui si dedica nell’adolescenza (secondo le sue parole) in lunghe sedute oniriche.

Valentino, gli inizi

Giovanissimo, è convinto da subito che la moda sia il suo destino: frequenta la sartoria locale di Ernestina Salvadeo, poi una scuola di figurino a Milano e approda rapidamente a Parigi, alla Ècole de la Chambre de la Haute Couture, collaborando con due figure importanti del periodo: Jean Dessès e Guy Laroche. In Italia collabora con il celebre Emilio Schuberth e, dopo un breve tirocinio, a ventiquattro anni, sostenuto anche dal padre, apre la propria maison a Roma, che fallisce poco dopo non riuscendo a suscitare attenzione. Niente interrompe però la sua vocazione, mentre intorno divampa il mito della Dolce vita felliniana e Roma è nella stampa internazionale come città della moda e del savoir vivre: nel 1959 Valentino apre un atelier in via Condotti, e tutto muta radicalmente, quando nel 1960 entra nel quadro il suo compagno e socio Giancarlo Giammetti, allora studente di architettura, una figura determinante per la diffusione e promozione del marchio a livello internazionale. A lungo è rimasto nell’ombra, fino alla vera e propria celebrazione nel ritratto filmico diretto da Matt Tyrnauer: Valentino, The Last Emperor, documentario acclamato del 2008, costruito intorno alle vicissitudini dell’ultima, acclamatissima, sfilata parigina.

Lo spazio del lusso

Valentino ha sempre vissuto nello spazio del lusso più sfrenato: il suo profilo pubblico è stato quello di un esteta accompagnato dai suoi amatissimi cani carlini, che sono diventati nel tempo un suo logo. Il sito Valentino Garavani Museum raccoglie icone scelte dal designer, che risultano una ridefinizione moderna di un gusto che in Italia ha nutrito, con accenti diversi, tanto Gabriele D’Annunzio che Luchino Visconti.

Il rosso che porta il suo nome

Fin dall’inizio il rosso (che poi nella sfumatura da lui favorita diventa un copyright) è il colore-guida, insieme al bianco e al nero. Il “rosso Valentino” è molto acceso: un composto di cadmio, porpora e carminio. Il designer ne individua l’origine in una folgorazione cromatica ricevuta durante una vacanza giovanile in Spagna.

La svolta

Il punto di svolta nella sua carriera è nel 1962, quando sfila per ultimo in una affollatissima Sala Bianca a Palazzo Pitti ottenendo un successo travolgente: tutti i suoi abiti, di gusto romantico, da gran sera, sono apprezzatissimi: le cronache registrano un applauso infinito di dieci minuti. I buyers internazionali fanno a gara a comprarli o a ordinarli: da qui in poi è chiaro che il mondo del designer è soprattutto quello della creazione di robes de soirées, anche se dal 1971 il designer ha lanciato, in coincidenza con tutti i maggiori nomi, una linea prêt-à-porter, in associazione con il Gruppo Finanziario Tessile.
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Lo stilista, giovanissimo, con Marilù Tolo

Valentino ha definito l’immagine di un fashion europeo di grande fasto, legandosi a una serie di signore del jet set, che hanno amplificato a dismisura la fama delle sue creazioni, in scatti celebri di Richard Avedon e Cecil Beaton. Straordinario è stato il suo successo negli Stati Uniti, specialmente dopo l’associazione di lunga durata con Jacqueline Bouvier, per cui ha disegnato il clamoroso vestito di pizzo bianco per le nozze con Aristoteles Onassis, nell’ottobre 1968. Le grandi dame gli sono vicine: Farah Diba scappa da Teheran con un suo abito, Liz Taylor dichiara di aver conosciuto Richard Burton con un tailleur del designer, Nancy Reagan ha fatto eco e così via, di celebrità in celebrità. L’anno prima a Dallas gli era stato conferito il premio Neiman Marcus, l’Oscar della Moda, che gli fruttò anche il prestigioso incarico di disegnare le uniformi del personale della compagnia aerea TWA. Notevole la campagna di quell’anno, ambientata in scenari di deserto, con Mirella Petteni, a lungo musa e modella preferita, spesso fotografata da Ugo Mulas, esposta nel bel mezzo delle sabbie, per poi tornare, su sfondo di palazzi gentilizi insieme a Benedetta Barzini, con indosso un sontuoso vestito bianco e azzurro con motivi tratti dalle ceramiche tradizionali di Delft. Sempre nel 1968 Valentino firma la romanticissima collezione Total White, dalle infinite sfumature, che ottiene un trionfo. L’immagine complessiva delle sue creazioni rimanda all’arte italiana, con una passione evidente per l’architettura delle dimore storiche, spesso usate come set fotografico.

Gli anni Settanta

Dagli anni ’70 ha affiancato una collezione uomo, a numerosi altri prodotti, tra cui profumi celebri (come quello che reca il suo nome e Vendetta), ma la sua immagine rimane legata soprattutto alle creazioni donna. La sua icona pubblica è sempre stata legata al fasto e all’opulenza, tra il castello di Wideville vicino a Parigi (di cui ha dichiarato che è abbastanza grande da poterci andare comodamente a cavallo), Capri e Roma, nella splendida sede di Palazzo Mignanelli che è sede della casa di moda, con all’interno una collezione d’arte, tra Barocco e Neoclassicismo.
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Giancarlo Giammetti, braccio destro di Valentino Garavani fondatore nei primissimi anni Sessanta della celebre maison

La contestazione

L’esibizione del proprio successo gli ha procurato molte critiche, ma ha definito il suo personaggio pubblico: anche all’epoca del terrorismo e dei rapimenti, a fine anni ’70, girava su una Mercedes blindata rossa (quasi della sfumatura dei suoi abiti) per ribadire la sua fedeltà a oltranza al colore portafortuna. Il successo è stato la regola per decenni, tra momenti di trionfo e problemi di cambiamento, con una fedeltà assoluta a se stesso, affrontando un’epoca complessa, in cui Valentino ha sempre incarnato il concetto della moda come romanticismo, uscita dal quotidiano, fino al 1998 con la vendita al gruppo HDP di Cesare Romiti. Fortissimo il legame con Hollywood e le sue dive (compare anche in un breve cameo ne Il diavolo veste Prada, 2006). Nel 2001 la festa per il quarantennale della griffe si svolge infatti a Los Angeles (nello stesso anno Julia Roberts con indosso un abito vintage in seta nera riceve l’Oscar per Erin Brokovic). A cura di Kate Capshaw e Steven Spielberg, viene presentato in una soirée benefica il volume, curato da Franca Sozzani, Il libro rosso di Valentino, con Milla Jovovich, Kate Moss, Isabella Rossellini fotografate in total red dai maggiori fotografi del momento.

L'arrivo del gruppo Marzotto

Dal 2004 il gruppo viene ceduto alla Marzotto, dopo che nel 2008 va in scena l’ultima, clamorosa, sfilata a Parigi, di cui il documentario di Tyrnauer racconta il backstage, tra le celebri sfuriate del designer insoddisfatto del lavoro del suo staff intorno a un abito, ma anche assai irritato con il regista. Insomma Valentino nel suo ritratto consueto, ma anche umanizzato, come mai prima era accaduto nelle interviste o nelle dichiarazioni pubbliche, non di rado taglienti. Nello stesso anno il timone della maison passa a Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli, giunti nel gruppo nel 1999 come responsabili della sezione accessori.
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Dario Ballantini imita Valentino (nella foto con Eva Cavalli)

Inimitabile, ma imitatissimo

Schivo, ma noto per la capacità di reagire agli attacchi, Valentino ha elegantemente ignorato l’imitazione che ha reso celebre Dario Ballantini all’interno di Striscia la notizia, ma ha reagito memorabilmente a una dichiarazione di Suzy Menkes che dichiarava esaurita l’esistenza delle top models, che avevano indossato i suoi abiti, acquistando una pagina sull’Herald Tribune, con la scritta: “Suzy hai sbagliato tutto: Love da Valentino e dalle Top Models”, in cui compariva con Nadia Auermann, Elle McPherson e Claudia Schiffer. Da sempre interessato alla didattica della moda, ha sostenuto la fondazione dell’Accademia Valentino, dedicandosi a numerose charities, tra cui la Fondazione Life, per aiutare i bambini colpiti dall’Aids.