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Sanremo, Amadeus, Mengoni e quella 'Bella Ciao' imboccata: era necessario?

La polemica non poteva mancare, come da tradizione, ed ecco che a cercare di provocarla ci ha pensato Lucci, di Striscia la notizia, facendo cantare "Bella Ciao" in conferenza stampa

di TERESA SCARCELLA -
6 febbraio 2024
74th Sanremo Music Festival

74th Sanremo Music Festival

"Si siamo antifascisti" e poi cantano insieme Bella Ciao. La risposta, schietta e immediata, arriva da Amadeus e Marco Mengoni, durante la conferenza stampa per la presentazione della prima serata del festival di Sanremo. Questa sera entrambi saranno sul palco per dare inizio alla kermesse.

"Siamo antifascisti" e cantano Bella Ciao

La loro reazione è arrivata in seguito alla domanda, anzi provocazione sarebbe meglio definirla, di Enrico Lucci di Striscia la notizia che, in collegamento telefonico ha chiesto a entrambi i conduttori della prima serata di Sanremo se possano definirsi "antifascisti". "Sì", rispondono entrambi senza esitazione (e per fortuna aggiungeremmo) e poi intonano la canzone-bandiera della Resistenza. Amadeus ha raccontato anche un episodio della Casa di Carta e della sua voglia di portare sul palco di Sanremo due degli attori, proprio a intonare la canzone. Anche se, a nostro avviso, questo aneddoto ha poco a che vedere con tutto il resto e con l'obiettivo di Lucci, visto che Bella Ciao - come saprà bene Amadeus - non è certo una canzona nata con la serie tv spagnola. Forse il suo è stato un tentativo di alleggerire una domanda provocatoria e quindi un "siparietto" che potrebbe suscitare l'ennesima polemica? Chi può dirlo. Sta di fatto che dopo il vano tentativo di glissare, con la spinta di Mengoni che inizia a intonarla con la "scusa" che è una canzone "bella musicalmente", i due iniziano a cantarla. A quel punto li seguono, timidamente, anche i loro vicini di banco e i presenti in sala stampa applaudono a ritmo.
 

Il precedente con Laura Pausini

Dopotutto non sarebbe una novità che il canto popolare, simbolo della Resistenza italiana, ampiamente politicizzato (anzi, sarebbe più corretto dire partitizzato, visto che l'elemento politico lo aveva fin dagli albori) negli anni a seguire, crei inspiegabilmente malesseri. Ricordate quanto accaduto due anni fa con un'altra cantante, Laura Pausini? Ospite a El Hormiguero, un popolare quiz della tv spagnola, si rifiutò di cantarla. "E' una canzone molto politica e io non voglio cantare canzoni politiche", aveva obiettato la cantante in quell'occasione. Un rifiuto inspiegabile e una giustificazione che le sono valse critiche sui social e non solo, che lei poi ha cercato di mettere a tacere con un: "Non canto canzoni politiche, né di destra né di sinistra. Canto quello che penso della vita da 30 anni. Che il fascismo sia una vergogna assoluta sembra ovvio a tutti. Non voglio che nessuno mi usi per propaganda politica. Non inventassero ciò che non sono". Tra i pochi a difenderla, all'epoca, era stato ovviamente Matteo Salvini: "Non è che se uno non canta 'Bella Ciao' allora è un reietto, semplicemente la Pausini l'ha ritenuta una canzone strumentalizzata da una parte politica. A me piacciono coloro che non si allineano al politicamente corretto, fa la cantante e deve essere ammirata per la sua voce". Ma poi, lo stesso Salvini, ha anche riconosciuto a sorpresa un elemento fondamentale: "L'ha ritenuta una canzone politicamente strumentalizzata sbagliando - ha continuato - la liberazione del Paese dall'oppressione nazi-fascista è una conquista di tutti".

La polarizzazione è utile?

Ecco, allora che questo momento serva proprio a questo. A far capire che non si può sempre polarizzare e partitizzare tutto, che ci sono cose (come la libertà e la liberazione) che non dovrebbero avere bandiere, cappelli e loghi in testa. Sono un bene comune. Una canzone come "Bella Ciao" è un bene comune. Non dovrebbe essere strumentalizzata né da una parte, né dall'altra. Né essere utilizzata come spillo per pungolare reazioni o posizioni che risultano poco spontanee e che, per questo motivo, lasciano il tempo che trovano. Il rischio è ridurre tutto ad un siparietto comico, alla risata e all'ilarità, nella speranza che qualcuno magari cada nella trappola (neppure nascosta) per accendere fuochi di paglia che non riscaldano, ma bruciano con la stessa velocità con cui sono stati accesi. E abbagliano, nascondendo solo per qualche attimo l'oscurità intorno che poi, però, ritorna. C'era bisogno di questa domanda? C'era bisogno dell'ennesima polemica ideologica che sembra tenere in vita solo apparentemente una politica italiana, nella realtà agonizzante? Se l'obiettivo finale era provocare mal di pancia a chi questa canzone proprio non la digerisce, allora si. Ce n'era bisogno. Anche solo per puro divertimento o per rimarcare che l'Italia è antifascista a chi ogni tanto se lo dimentica. Se l'obiettivo, invece, era un altro, arrivano i dubbi. Di azioni di "washing" ce ne sono già abbastanza in giro.