Sanremo 2025 è un festival sostenibile? Anche quest’anno, più parole che fatti

Per rendere davvero green un festival servono scelte concrete: dagli allestimenti al catering, dalla comunicazione agli sponsor. Ma se a finanziare l’evento è chi investe ancora in petrolio e gas, la sostenibilità resta solo uno slogan

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI
11 febbraio 2025
Il teatro Ariston, dove ha sede il Festival di Sanremo 2025

Il teatro Ariston, dove ha sede il Festival di Sanremo 2025

Se avete sentito dire in giro che Sanremo 2025 sarà un festival all’insegna della sostenibilità, leggete questo articolo e prendete appunti. Per dirsi sostenibile, un evento deve esserlo concretamente, mettendo in atto una serie di accorgimenti attraverso i quali diminuire il proprio impatto ambientale e sensibilizzare partecipanti e pubblico ad attuare comportamenti green.

Un percorso virtuoso ben lontano dal dire qualche parolina colorata di verde sul palco dell’Ariston e che poco o nulla ha a che vedere con slogan e annunci. Per rendere un festival davvero sostenibile, ogni passaggio deve essere pensato in un’ottica green: dagli allestimenti al catering, dalla mobilità all’energia utilizzata, fino alla comunicazione. Tutto deve rispondere a criteri ambientali rigorosi, compresi gli sponsor, che non possono essere scelti solo in base al ritorno economico, ma devono rappresentare un impegno reale nella transizione ecologica.

La questione degli sponsor

Non a caso, il festival è stato più volte oggetto di critiche da parte di associazioni ambientaliste e attivisti, che ne hanno denunciato il posizionamento in fatto di politiche ambientali, ritenuto più un’operazione di greenwashing che un’autentica sensibilità ecologica. Tra i temi al centro del dibattito c’è stato e continua a esserci la sponsorizzazione da parte di Eni. Il fatto che Plenitude ed Enilive trovino spazio nel festival in cambio di risorse da destinare alla manifestazione rappresenta, agli occhi di una parte del mondo ambientalista, un cortocircuito inaccettabile.

L’attacco è chiaro: un Sanremo sostenuto da un’azienda energetica a capitale pubblico che continua a investire su gas e petrolio, combustibili fossili che stanno distruggendo il Pianeta, non può dirsi sostenibile. Poco conta, nell’opinione degli attivisti, che una piccola parte delle attività di Eni sia destinata ad azioni green. Quello che conta è che i profitti continuano ad arrivare dal fossile, come dimostra il recente aumento della produzione di petrolio e gas. Insomma, l’idea è che, oltre le parole, dovrebbe esserci qualcosa in più e, per il momento, pare proprio che l’impegno sia limitatissimo.

L’ipotesi è che gli attivisti possano tornare a farsi sentire anche quest’anno, all’indomani dell’annuncio del gennaio più caldo della storia. Del resto, la corsa della crisi climatica che non si arresta non può passare inosservata e quale miglior palco se non quello dell’Ariston per fare da eco a questi messaggi?

Temi social al bando

Una cosa è certa: Sanremo 2025 avrebbe dovuto e potuto fare di più, ma se è vero come è vero che monologhi e temi sociali sono stati messi al bando, è altrettanto vero che parlare di ambiente sarebbe stato rischioso in un’epoca in cui i governi mondiali sembrano avere tutta l’intenzione di voler andare nella direzione ostinata e contraria. L’auspicio è che, prima o poi, si trovi il coraggio di dire le cose da fare prima che sia troppo tardi. Sarà, forse, per il prossimo anno.