Simone Cristicchi, la malattia della madre e la dolce responsabilità di accudire chi ci ha amato

Quando sarai piccola e altre storie. Il cantautore romano torna al festival di Sanremo con una canzone ricca di resilienza dedicata al suo rapporto con la madre e al periodo in cui si era ammalata

di GIOVANNI BALLERINI
11 febbraio 2025
Simone Cristicchi, musicista, compositore, autore, scrittore e attore

Simone Cristicchi, musicista, compositore, autore, scrittore e attore

“… È ancora un altro giorno insieme a te. Per restituirti tutta questa vita che mi hai dato. E sorridere del tempo e di come ci ha cambiato. Quando sarai piccola ti stringerò talmente fort che non avrai paura nemmeno della morte. Tu mi darai la tua mano, io un bacio sulla fronte. Adesso è tardi, fai la brava”. Sotto quel cespuglio di capelli abitano creatività e poesia, ma anche tanta sensibilità. Musicista, compositore, autore, scrittore, attore, Simone Cristicchi negli anni ha saputo trattare argomenti poco o mai affrontati, con rara delicatezza, grande garbo e sincerità.

Lo farà ancora una volta al 75° Festival di Sanremo con il brano “Quando sarai piccola”, una canzone ricca di resilienza con cui l’artista nato a Roma nel 1977, nel quartiere Tuscolano, nei pressi di Cinecittà, è in gara per la quinta volta al festival fra i Big. Ma c’è stata anche una partecipazione nel 2006 tra le Nuove proposte, tre volte ha calcato il palco dell’Ariston come ospite e nel 2007 ha vinto la manifestazione con la struggente canzone “Ti regalerò una rosa” in cui intreccia con la musica una lettera che un uomo con problemi psichiatrici scrive dal manicomio alla sua amata. Anche stavolta il brano tesse con parole e suoni una trama su cui Simone appoggia più di uno spicchio di vita e con “Quando sarai piccola” si concentra sul rapporto tra madre e figlio.

Simone, questa volta non parla del disagio mentale, ma dei suoi sentimenti, del dialogo con sua madre malata?

“È una lettera che io scrivo a lei, cercando di accompagnarla e di farle capire quello che sta accadendo nella sua vita, dopo questo suo essere tornata bambina e quindi bisognosa di cura e di attenzioni. Partiamo dal presupposto che è una canzone molto intima, molto personale. Allo stesso tempo però mi sono reso conto che è un tema che appartiene a tutti, questo l'ho capito dopo averla scritta, perché chiunque l'ascoltava ci trovava qualcosa di proprio, un'esperienza, un parente, un amico. Mi sono reso conto della sua potenza, del suo potenziale di commuovere già dal primo ascolto e quindi ho capito di aver scritto qualcosa di universale che partiva da un po' come la storia di Antonio e Margherita in “Ti regalerò una rosa”. Ha una sua universalità proprio perché è storia di vita vissuta, una storia che viviamo in tantissimi. Quasi tutti mi viene da dire, tranne quelli che non hanno avuto la fortuna di vedere invecchiare i propri cari”.

Approfondisci:

Come fa Sanremo a portare la Generazione Z in tv? La riscoperta del rito collettivo (e c’entra il Fantasanremo)

Come fa Sanremo a portare la Generazione Z in tv? La riscoperta del rito collettivo (e c’entra il Fantasanremo)

Come è stata costruita dal punto di vista musicale?

“Diciamo che ho prediletto più che una melodia un arrangiamento orchestrale, quindi a suo modo è abbastanza senza tempo diciamo che si rifà un po' a Ennio Morricone, a queste musiche così delicate e con questo crescendo molto intenso. L'arrangiamento, ci tengo a dirlo, è stato realizzato da Francesco Musacco che è il mio collaboratore storico, che fece lo stesso per “Abbi cura di me”, il brano della mia ultima partecipazione a Festival. È un arrangiamento senza tempo. È molto nel mio stile, non molto in quello radiofonico e sicuramente questo è un po' il suo limite, ma ho preferito essere fedele a me stesso”.

Il brano sarà anche nella speciale edizione dell’ultimo album “Dalle tenebre alla luce”, in uscita per Dueffel Music / ADA Music Italy il 14 febbraio in digitale, cd e vinile?

“Sarà un motivo in più anche per riascoltare anche gli altri pezzi. Penso che questo sia il mio disco più maturo. Anche a questo album ho voluto dare un unico colore, quindi pianoforte, orchestra, chitarra acustica, tutto molto suonato, molto reale. C'è pochissima elettronica ed è un viaggio, appunto, dalle tenebre alla luce, che è un po’ il viaggio dell'essere umano che osserva le proprie ombre, che si sente estraneo nel mondo. Dalla prima all'ultima traccia, che dà il titolo anche all'album ed è un’immersione nel mistero della nostra vita, con fiducia e con speranza”.

Erano tanti anni che non pubblicava un album?

“Nel teatro ho trovato innanzitutto la mia isola di libertà dove poter sperimentare, dove poter raccontare le storie senza vincoli di tempo e poter immaginare anche spettacoli che potessero coinvolgere il pubblico. L'ultimo su San Francesco, per esempio, sta avendo un successo straordinario con 60 repliche tutte sold out. Il mio teatro è stato un percorso in crescita. La musica va un po' più per mode del momento, il pubblico magari ascolta un artista ma poi dopo una settimana cambia e ne ascolta un altro. Non ci si affeziona quasi più agli artisti, mentre nel teatro hai l'opportunità di costruire un pubblico, che poi rimane fedele a quello che fai. Io ho scelto questa seconda opzione, ovviamente senza dimenticare che la musica è cambiata oggi e che quindi esistono le piattaforme digitali dove puoi ascoltare qualsiasi cosa, esiste una produzione della musica anche molto veloce rispetto al passato”.

Approfondisci:

Come fa Sanremo a portare la Generazione Z in tv? La riscoperta del rito collettivo (e c’entra il Fantasanremo)

Come fa Sanremo a portare la Generazione Z in tv? La riscoperta del rito collettivo (e c’entra il Fantasanremo)

La sua continua a essere accurata e controcorrente?

“Con questo nuovo album mi riaffaccio a una realtà diversa da 15 anni fa, però voglio dare un'opportunità a questo disco di essere ascoltato il più possibile. Ecco perché ho anche scelto di presentarmi al festival”.

Nel disco ci sono anche le canzoni dei suoi spettacoli teatrali?

“Alcune sì, altre li ho scritte al di fuori del discorso teatrale. Ho scelto i brani in base anche alla tonalità, ho cercato di creare un filo conduttore che appunto è questo viaggio dalle tenebre alla luce che credo in questo album viene rappresentato proprio in forma di canzone.

Nella serata dei duetti propone, insieme ad Amara, “La Cura” di Franco Battiato?

“Quello che faremo con “La Cura” è unire le nostre voci, i colori delle nostre voci, delle nostre anime. Abbiamo realizzato una versione molto particolare di questo brano, proprio perché diventa quasi una dichiarazione di questo amore incondizionato che ci facciamo a vicenda. Ci sarà un’atmosfera anche molto teatrale sul palco. Abbiamo scelto “La Cura” proprio perché è una delle vette del repertorio di Franco. Lei invece aveva scritto “Abbi cura di me”? “E’ un pezzo che ho fatto nel 2019 a Sanremo, è una richiesta d'aiuto, mentre “La Cura” è invece una dichiarazione di intenti, quindi è l'opposto. Sono comunque legate al filone dell'amore universale”.

Che effetto le fa tornare a Sanremo?

“Sono sei anni che non calcavo questo palcoscenico. Ogni volta è diverso perché è diversa la canzone, è diversa la maturità, ci sono una serie di fattori che cambiano. Questa volta su Torno con un'emozione particolare, perché davvero mi metterò a nudo con questo Brano, quindi non è un'impresa facile, però sono sicuro di riuscire a emozionare il pubblico perché è una canzone scritta proprio con il cuore, con poesia”.

Finito Sanremo, tornerà ai suoi concerti, ai suoi spettacoli?

“Subito. Due giorni dopo la fine del festival sarò a Trieste con “Franciscus”, riprendo immediatamente il mio tour e quindi ritorno alla mia vita normale. Da marzo riprendo anche “Torneremo ancora. Concerto mistico per Franco Battiato”. Un concerto nato come omaggio al repertorio spirituale di Franco, che pensavamo si esaurisse in giro di una stagione e invece è il quarto anno di seguito che lo portiamo in giro, c'è una tanta richiesta e decine di migliaia di persone che lo vengono a vedere. Poi, in estate, stiamo pensando di fare proprio il concerto dedicato al nuovo album”.

Cantare il disagio mentale è una cosa che ha abbandonato o in qualche maniera si rifarà capolino nelle sue cose?

“Sì, soprattutto nello spettacolo Franciscus. Il folle che parlava agli uccelli, perché c'è tutto un capitolo dedicato alla follia di San Francesco, alla sua follia o alla sua santità, non si capisce bene, però è un tema che ancora mi affascina, che ancora mi piace, però nel frattempo ho affrontato tante altre tematiche”.

Con un approccio ben diverso da quello dei trapper?

“Diciamo che tutti cerchiamo di raccontare una realtà che è quella che ci vediamo, quella che ci appartiene. Io, magari per una sorta di propensione individuale mia, personale, mi concentro di più su alcune tematiche che mi stanno più a cuore. Però si tratta di raccontare una realtà che poi l'artista, la persona vive; diciamo che, anche da parte mia, se io voglio raccontare una storia, una canzone, uno spettacolo, non posso parlare di ciò che non conosco e lo stesso vale anche per i trapper, anche loro a quanto pare conoscono soltanto quella realtà perciò raccontano le loro storie”.

Dipende insomma da che attitudine si ha nei confronti della scrittura?

“Oggi stavo riascoltando il mio primo album, che si chiamava “Fabbricante di canzoni”, dove c'era una forte critica, mascherata con ironia ovviamente, col sarcasmo, della scena degli anni 2000, però diciamo che le cose non sono poi cambiate molto. In un certo senso, esistono ancora i cloni, esistono quelli che scopiazzano gli altri, perché il mercato sta andando sempre più veloce a mio avviso, è sempre più un tritacarne, c'è bisogno continuamente di creare nuovi fenomeni, nuovi artisti a cui si dà neanche il tempo di crescere, di sviluppare il proprio talento. Può succedere anche che questi giovani poi vengano spremuti come delle arance e finiscano dallo psicologo in un batter d'occhio, proprio perché, secondo me, il mercato non tiene conto del fattore dell'arte,

Parla del mercato dei grandi numeri?

“Certo. Se si pensa che “Quando sarai piccola”, la mia canzone sanremese di quest’anno, è stata ferma per 5 anni prima di poterla presentare, si capisce che ho un'altra visione della creatività. Ora è finalmente arrivato al momento di farla ascoltare e non vedo l'ora”.