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Home » Sport » Dal Bastan FC di Herat al Centro Storico Leboswki di Firenze: la nuova vita di tre calciatrici afghane

Dal Bastan FC di Herat al Centro Storico Leboswki di Firenze: la nuova vita di tre calciatrici afghane

Fuggite ad agosto insieme al loro allenatore, e arrivate in Italia grazie al Cospe, le ragazze ora potranno tornare in campo con la maglia del club fiorentino, che milita in Eccellenza.

Domenico Guarino
26 Gennaio 2022
#unasolasquadra

Le ragazze afghane arrivate in toscana grazie a Cospe giocheranno al centro sportivo Lebowski

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In Afghanistan rischiavano la morte, ora sono libere di tornare a rincorrere la palla e tirare calci praticando il loro spot preferito. È una storia a lieto fine quella delle tre calciatrici del Bastan Football Club di Herat e del loro allenatore, fuggite nell’agosto scorso dal regime talebano e accolte a Firenze. Dopo aver passato le visite medico sportive, essere state accompagnate nelle pratiche ed aver fatto dei test a Coverciano grazie al sostegno di FIGC, Assocalciatori e dell’Associazione Italiana Allenatori di Calcio (AIAC Onlus), possono riprendere gli allenamenti e tornare in campo con la maglia nerogrigia del club Centro Storico Leboswki, in Eccellenza.

Bastan-Fc-calciofemminileitaliano.it_
Le calciatrici del Bastan Fc accolte a Firenze (calciofemminileitaliano.it)

Una storia di successo quella del calcio femminile in Afghanistan: nel 2007 il numero di giocatrici era così alto, ormai, da poter creare la prima nazionale attraverso l’Afghanistan Football Association, arrivata poi al 152esimo posto tra le 167 squadre della Fifa.
Un movimento in crescita, dunque. Ma l’arrivo degli ‘studenti coranici’ ha posto fine a tutto ciò. Molte calciatrici hanno dovuto riparare all’estero (avevamo raccontato qui uno dei casi più noti, grazie all’aiuto di Kim Kardashian). Altre vivono braccate nel loro Paese. Impossibile e pericoloso continuare a giocare, in quanto i Talebani i hanno impedito alle ragazze di praticare qualsiasi sport a costo della stessa vita.

Le ragazze erano scappate dall’Afghanistan con il loro allenatore grazie al Cospe

Le tre ragazze di Herat, con il loro allenatore, sono arrivate in Toscana lo scorso anno, grazie al Cospe, che da 2008 opera in Afghanistan a fianco delle donne, e che grazie alla collaborazione con il Ministero degli esteri e della difesa, è riuscito ad evacuare 42 persone minacciate dall’Afghanistan, tra cui alcune calciatrici, cicliste e una pallavolista, oltre a diverse attiviste e attivisti per i diritti umani.
“Queste ragazze – sottolinea la direttrice generale di Cospe, Francesca Pieraccini – appartengono alle generazione che, sfidando le tradizioni familiari e le minacce degli estremisti, ha iniziato a giocare a pallavolo, a calcio, ad andare in bicicletta: gesti rivoluzionari se si pensa che le calciatrici erano costrette ad allenarsi all’alba per non dare nell’occhio e che proprio perché vittime di minacce si erano rivolte, insieme all’allenatore, al Centro di ascolto Cospe di Herat già nel 2016”.

“È con grande orgoglio che accogliamo queste ragazze e il loro allenatore nel nostro progetto sportivo e sociale: da parte nostra non vuole limitarsi a essere un gesto, pur importantissimo, di solidarietà, ma vogliamo anche che le ragazze possano continuare a coltivare il proprio percorso sportivo con il massimo della qualità e della soddisfazione” fanno sapere dal Centro Storico Leboswki.
Soddisfatto anche il presidente dell’Aiac Renzo Ulivieri: “Aiutiamo delle donne che hanno vissuto in un contesto a dir poco difficile. E grazie alla fattiva collaborazione della società sportiva Lebowski, che permette loro di poter continuare a svolgere una attività sportiva in sicurezza e soprattutto intraprendendo un percorso di integrazione e condivisione con le altre calciatrici italiane”.

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È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
In Afghanistan rischiavano la morte, ora sono libere di tornare a rincorrere la palla e tirare calci praticando il loro spot preferito. È una storia a lieto fine quella delle tre calciatrici del Bastan Football Club di Herat e del loro allenatore, fuggite nell’agosto scorso dal regime talebano e accolte a Firenze. Dopo aver passato le visite medico sportive, essere state accompagnate nelle pratiche ed aver fatto dei test a Coverciano grazie al sostegno di FIGC, Assocalciatori e dell’Associazione Italiana Allenatori di Calcio (AIAC Onlus), possono riprendere gli allenamenti e tornare in campo con la maglia nerogrigia del club Centro Storico Leboswki, in Eccellenza.
Bastan-Fc-calciofemminileitaliano.it_
Le calciatrici del Bastan Fc accolte a Firenze (calciofemminileitaliano.it)
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