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Home » Sport » La storia di Marta Nocent, dalla lotta per la sopravvivenza alla nascita di Alice: una vita sulle montagne russe.

La storia di Marta Nocent, dalla lotta per la sopravvivenza alla nascita di Alice: una vita sulle montagne russe.

Marta ha lottato tutta la vita per raggiungere la felicità. Nemmeno un grave incidente che l'ha costretta su una sedia a rotelle è riuscito a fermare la rincorsa ai suoi obbiettivi.

Francesco Lommi
24 Giugno 2021
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L’incredibile animo di una donna che nonostante i brutti scherzi giocatogli dal destino, ha sempre avuto la forza di rialzarsi e di migliorarsi. Ora anche donando la vita: “Credo di non fare nulla di straordinario. Vivo a pieno la mia vita nonostante quello che è successo. Il mio obbiettivo è la ricerca della felicità” dice Marta Nocent con un grande sorriso in volto e la sua piccola Alice tra le braccia.

La 34 enne di San Giorgio in Bosco racchiude in una pillola lo spirito che l’ha guidata nel percorso ad ostacoli riservatogli dalla vita. Da sempre residente nel borgo in provincia di Padova, Marta fin da bambina dimostra una certa predisposizione allo sport: a 7 anni entra in un campo di minivolley e non lo abbandona più. La pallavolo l’accompagna durante tutta l’infanzia e l’adolescente come una fede compagna di viaggio.

E Marta è particolarmente portata per questa disciplina tanto che a 19 anni la Nocent si affaccia per la prima volta al campionato di Serie C, categoria che mantiene per 3 stagioni.

Ma nella vita di questa giovane ragazza non c’era solo lo sport. Marta Ë sempre stata una studentessa modello, infatti dopo essersi diplomata intraprende una carriera universitaria impegnativa come quella che richiede un percorso in Odontoiatria e Protesi dentaria.

Nel 2007 l’evento che le cambia per sempre la vita. Una domenica di fine settembre che Marta non dimenticherà mai. Si stava godendo un week end di riposo in giro con un amico in moto, per smaltire la fatica dovuta alla preparazione per il campionato di C con la Volley Fratte. Come una qualsiasi ragazza di vent’anni si gode la lunga coda dell’estate. In corrispondenza di un incrocio sulla provinciale per l’altopiano di Asiago però l’imprevisto in cui nessuno vorrebbe mai incappare: un grave incidete.

Marta rimane a lungo in terapia intensiva ma grazie alla forza di volontà riesce a vincere la sua personale partita con la vita. Nulla però potrà più essere come prima: i dottori riescono a salvarla, ma non a evitare che la giovane perdesse la possibilità di camminare.

In molti avrebbero perso la speranza, chiudendosi nel proprio dolore. Marta invece è speciale e con la forza che l’ha sempre caratterizzata inizia il percorso di fisioterapia e, nel frattempo, conclude il suo percorso di studi e diventa dottoressa in odontoiatria con un punteggio di 110 e lode.

Nonostante tutto ciò Marta non vuole mollare il mondo dello sport, e subito dopo essere uscita in carrozzina dall’ospedale, inizia a frequentare una palestra di scherma a Padova, dove incrocia Ryszard Zub, ex campione polacco e oggi allenatore di atleti paralimpici.

Quest’incontro rappresenta un’altra sliding door della sua vita. Marta inizia a tirare di scherma e anche in questo ambito arrivano subito grandi risultati: nel 2014 partecipa al suo pirmo incontro di Coppa del Mondo, nel 2016 partecipa agli europei di Casale Monferrato dove si classifica al settimo posto nella gara individuale  e quarto in quella a squadre. Nel 2017 ottiene un prestigioso argento al Mondiale di Roma, sempre nella prova a squadre. Risultato che ripete agli europei del 2018 a Terni.

Oggi la sua medaglia d’oro è la piccola Alice, a suggello della stoia d’amore con Riccardo Baldisseri. Perché un lieto fine è sempre possibile.

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  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
L'incredibile animo di una donna che nonostante i brutti scherzi giocatogli dal destino, ha sempre avuto la forza di rialzarsi e di migliorarsi. Ora anche donando la vita: "Credo di non fare nulla di straordinario. Vivo a pieno la mia vita nonostante quello che è successo. Il mio obbiettivo è la ricerca della felicità" dice Marta Nocent con un grande sorriso in volto e la sua piccola Alice tra le braccia. La 34 enne di San Giorgio in Bosco racchiude in una pillola lo spirito che l'ha guidata nel percorso ad ostacoli riservatogli dalla vita. Da sempre residente nel borgo in provincia di Padova, Marta fin da bambina dimostra una certa predisposizione allo sport: a 7 anni entra in un campo di minivolley e non lo abbandona più. La pallavolo l'accompagna durante tutta l'infanzia e l'adolescente come una fede compagna di viaggio. E Marta è particolarmente portata per questa disciplina tanto che a 19 anni la Nocent si affaccia per la prima volta al campionato di Serie C, categoria che mantiene per 3 stagioni. Ma nella vita di questa giovane ragazza non c'era solo lo sport. Marta Ë sempre stata una studentessa modello, infatti dopo essersi diplomata intraprende una carriera universitaria impegnativa come quella che richiede un percorso in Odontoiatria e Protesi dentaria. Nel 2007 l'evento che le cambia per sempre la vita. Una domenica di fine settembre che Marta non dimenticherà mai. Si stava godendo un week end di riposo in giro con un amico in moto, per smaltire la fatica dovuta alla preparazione per il campionato di C con la Volley Fratte. Come una qualsiasi ragazza di vent’anni si gode la lunga coda dell’estate. In corrispondenza di un incrocio sulla provinciale per l’altopiano di Asiago però l’imprevisto in cui nessuno vorrebbe mai incappare: un grave incidete. Marta rimane a lungo in terapia intensiva ma grazie alla forza di volontà riesce a vincere la sua personale partita con la vita. Nulla però potrà più essere come prima: i dottori riescono a salvarla, ma non a evitare che la giovane perdesse la possibilità di camminare. In molti avrebbero perso la speranza, chiudendosi nel proprio dolore. Marta invece è speciale e con la forza che l’ha sempre caratterizzata inizia il percorso di fisioterapia e, nel frattempo, conclude il suo percorso di studi e diventa dottoressa in odontoiatria con un punteggio di 110 e lode. Nonostante tutto ciò Marta non vuole mollare il mondo dello sport, e subito dopo essere uscita in carrozzina dall’ospedale, inizia a frequentare una palestra di scherma a Padova, dove incrocia Ryszard Zub, ex campione polacco e oggi allenatore di atleti paralimpici. Quest’incontro rappresenta un'altra sliding door della sua vita. Marta inizia a tirare di scherma e anche in questo ambito arrivano subito grandi risultati: nel 2014 partecipa al suo pirmo incontro di Coppa del Mondo, nel 2016 partecipa agli europei di Casale Monferrato dove si classifica al settimo posto nella gara individuale  e quarto in quella a squadre. Nel 2017 ottiene un prestigioso argento al Mondiale di Roma, sempre nella prova a squadre. Risultato che ripete agli europei del 2018 a Terni. Oggi la sua medaglia d’oro è la piccola Alice, a suggello della stoia d’amore con Riccardo Baldisseri. Perché un lieto fine è sempre possibile.
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