La tennista tunisina Ons Jabeur attacca Madrid e i tornei europei: "Rispettate le donne"

Disparità nei montepremi, allenamenti più brevi per le donne e media concentrati solo sul tennis maschile: sono solo la punta dell’iceberg di uno sport che, tra un servizio, una volée e l'indifferenza generale, ha estremo bisogno di una rivoluzione di genere

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI
3 maggio 2024
SPAIN TENNIS

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Ons Jabeur, tennista tunisina numero nove del ranking WTA, non le ha mandate a dire agli organizzatori del Mutua Madrid Open 2024, torneo in corso nel suggestivo scenario della Caja Mágica. Nell’opinione dell’atleta, agli uomini è stato riservato un trattamento nettamente migliore rispetto a quello previsto per le donne. A margine della vittoria contro Ostapenko, la tennista ha lasciato intendere che quello di Madrid non è un caso isolato. Nel mirino anche gli Internazionali BNL d'Italia a Roma e, più in generale, i tornei organizzati in Europa.

Disparità a partire dagli allenamenti

Esempio lampante riguarda la possibilità di allenarsi. Le giocatrici - comprese quelle tra le prime venti del mondo - sono costrette a condividere il campo. Gli uomini, al contrario, hanno la possibilità di utilizzarlo singolarmente per due o tre ore consecutive. Un attacco non certo rivolto a chi si occupa della calendarizzazione degli allenamenti, ha chiarito Jabeur, specificando che la responsabilità è da attribuire agli organizzatori. Il problema, però, non sono solo gli allenamenti.

La sportiva ha ricordato che proprio a Madrid, due anni prima, la finale femminile si sarebbe dovuta disputare alle 18, ma che, essendo stata programmata al termine delle semifinali maschili, è slittata di ore, lasciando spazio a interviste in campo, autografi e selfie con il pubblico dei colleghi maschi. Una gestione che lascia intendere - senza timore di smentita - una spiccata predilezione per il tennis giocato dagli uomini.

La diversa attenzione mediatica

Ons Jabeur ha puntato il dito pure contro i media: “Mi piacerebbe andare in hotel, accendere la TV e vedere una partita di tennis femminile. Non ho visto una sola partita di tennis femminile trasmessa in TV a Madrid. Tutto quello che stanno mostrando qui è legato agli uomini. Per me è davvero frustrante.”

Una riflessione amara, che fa capire quanto molto sia legato anche al modo in cui il tennis femminile (non) viene comunicato. A peggiorare le cose è stata la bielorussa Aryna Sabalenka, dichiarando che preferisce di gran lunga il tennis maschile a quello femminile, essendo - per lei - più divertente, logico e interessante. Un carico da novanta che non ha fatto altro che confermare la tesi secondo la quale, sovente, sono le stesse donne a non avere la forza e la determinazione utili per fare in modo che l’ascesa di una sia un lasciapassare per tutte.

Parità di genere nello sport

D’altronde, quello sulla parità di genere nel tennis è un dibattito ben noto ai più attenti. Nel 2016, le parole dell'ex tennista sudafricano Raymond Moore, Ceo di Indian Wells, fecero discutere e lo portarono alle dimissioni. Nella sua opinione, le donne “viaggiano nella scia del tennis maschile, non prendono alcuna decisione e sono fortunate”. Un’affermazione a cui si è aggiunta una stoccata tanto fuori luogo quanto drammaticamente misogina: “Se fossi una giocatrice, mi inginocchierei ogni sera e ringrazierei Dio che Roger Federer e Rafa Nadal sono venuti al mondo, perché hanno letteralmente trascinato questo sport".

All’epoca, l’onere - e onore - della replica toccò a Serena Williams che, però, si imbattè nell’allora sessantenne John McEnroe che, con fare spavaldo, dichiarò di poterla battere senza alcun problema, se solo si fosse allenato. Una serie infinita di attacchi sessisti più o meno velati tutti ancora lì, sul campo, tra un servizio e una volée, nell’indifferenza generale.

Serena Williams, 40 anni, è considerata una delle migliori tenniste di tutti i tempi (Foto Ansa)
Serena Williams, 40 anni, è considerata una delle migliori tenniste di tutti i tempi (Foto Ansa)

Negli anni ‘70 le prime battaglie

E pensare che era il 1972 quando Billie Jean King boicottò gli US Open che pagavano 25.000 dollari al vincitore del torneo maschile e solo 10.000 alla campionessa del singolare femminile. L'anno dopo, grazie a quelle proteste, si è giocato il primo Slam con un montepremi uguale per uomini e donne. A Wimbledon, fino al 2007 gli uomini sono stati pagati più delle donne. Grazie soprattutto all’azione di Venus Williams, le cose anche a Londra sono cambiate, ma il cammino continua ad essere dissestato e, dopo 52 anni da quel 1972, siamo ancora qua, a parlare di parità dentro e fuori dal campo.

Parità salariale

La Women's Tennis Association, fondata dalla stessa Billie Jean King, ha fatto sapere che l'auspicio è di raggiungere la parità salariale entro il 2033. Peccato che nel recentissimo 2022 la tennista polacca Iga Swiatek abbia incassato poco più di 330.000 euro 2022 agli Internazionali BNL d'Italia a fronte dei circa 835.000 euro vinti da Novak Djokovic. Servirebbe una rivoluzione. Ons Jabeur, tennista nata e cresciuta in una Tunisia che, nonostante i recenti miglioramenti in fatto di diritti delle donne a seguito della “Rivoluzione dei gelsomini” prima e della “Primavera araba” poi, non è certo nota per essere terra di cultura inclusiva e paritaria, ce la sta mettendo tutta, generando imbarazzo in un’Europa che predica bene ma razzola malissimo. “I am a champion, and you're gonna hear me” potrebbe esserne il riff, a patto che il controcanto non sia a suon di “Domani, domani, questo domani non c'è mai.”