Ieri l'impresa. Quella che lo porta dritto dritto nella storia, c'è chi già dice nella leggenda dello sport. Il tennis mondiale ha un nuovo protagonista, è italiano, è giovane, è uno di quei ragazzi che definiremmo 'd'oro', non solo sul campo.
Jannik Sinner si gode quel momento, sul cemento di Melbourne dove ha appena
vinto gli Australian Open, la fatica lascia spazio al sorriso. Lo stesso che ha fatto apparire anche dall'altra parte del mondo, qui in Italia, dove l'intera nazione, complice anche la pigra mattinata domenicale di gennaio, si è fermata a guardare quel ragazzo dai capelli rossi diventare il re di un Torneo dello Slam. E lo celebra, ancora oggi, sui social e sulle prime pagine dei giornali.
La dedica ai genitori che lo hanno lasciato "Libero di scegliere"
"Ringrazio tutte le persone che stanno seguendo da casa, soprattutto
la mia famiglia.
Vorrei che tutti avessero dei genitori come i miei, mi hanno permesso sempre di scegliere, non mi hanno mai messo sotto pressione e auguro a tutti i bambini di avere la libertà che ho avuto io".
Un'immagine di Jannik Sinner con la sua famiglia (Ansa)
L’emozione tangibile, il sorriso di chi ha appena fatto
la storia del tennis italiano a soli 22 anni: così Jannik Sinner ha parlato durante la premiazione agli Australian, vinti in finale (è il primo italiano a riuscire nell’impresa) dopo un torneo disputato in maniera sontuosa, contro il russo
Daniil Medvedev. Dopo le belle parole spese nei confronti del suo avversario, il tennista originario di Sesto Pusteria ha rivolto un pensiero alla sua famiglia e a tutte le persone che lo hanno seguito e supportato durante questo percorso magnifico che gli è valso
il primo Slam in carriera.
La finale in chiaro... in differita: lo sport è una cosa per ricchi
Sotto di due set e con un Medvedev senza sbavature per tutta la prima parte del match, Sinner sembrava spacciato. Poi, a inizio terzo set, qualcosa è iniziato a cambiare ed ecco che il ventiduenne ha iniziato a giocare il suo miglior tennis, annientando il russo colpo dopo colpo fino al dritto lungolinea che gli è valso la vittoria a Melbourne. Fisico, tecnica, ma soprattutto una mentalità straordinaria che gli ha permesso di non mollare anche quando tutto sembrava perso. Una partita meravigliosa che ha tenuto
milioni di italiani, e non solo,
incollati alla televisione. Peccato però, che la finale fosse
riservata solamente ai possessori di un
abbonamento ai canali di pay tv che ne permettevano la visione, perché non rientrando - almeno fino a quest'anno - nella lista di eventi di interesse nazionale, non è stata trasmessa in chiaro in diretta, ma solo in differita - decisione causata dalla presenza dell'alto atesino, altrimenti nada.
ll trionfo di Jannik Sinner agli Australian Open di tennis a Melbourne monopolizza le prime pagine dei quotidiani, non solo sportivi, sia in Italia che all'estero (Ansa)
Ma, in questo caso, chi è che decide? La risposta sta in un
elenco stilato nel 2012 dall’Agcom che ha escluso le gare degli Slam di tennis. Un elenco che, ovviamente, non riguarda il calcio: le recenti semifinali e finali di Champions, Conference ed Europa League sono infatti state trasmesse in chiaro in quanto ritenute eventi di interesse nazionale. Su questo punto, non sono mancate le
polemiche in casa Rai in quanto la tv di Stato non era in possesso di nessun tipo di diritto per gli Austrialian Open: "Jannik Sinner – si legge in un duro comunicato del Cdr e della fiduciaria di Milano di Raisport – trionfa, dopo 48 anni da Adriano Panatta a Parigi, in un torneo Slam. Scrive una pagina di storia vincendo dove mai un italiano, agli Australian Open, era arrivato in cima e noi non ci siamo. La Rai e RaiSport non hanno ritenuto di inviare un collega per testimoniare un'impresa eccezionale, facendo mancare un contributo atteso dal Servizio pubblico radiotelevisivo. Tra l'altro avrebbero potuto 'farsi aiutare' da un
precedente importante, quello della finale del Roland Garros del 2010, quando viale Mazzini decise seduta stante di acquistare, anche allora da Eurosport, la finale femminile vinta da Francesca Schiavone su Samantha Stosur. Offrendo in tal modo - si specifica nella nota - in diretta televisiva ed in chiaro la storica impresa della tennista milanese. Si dirà altri tempi, è vero. Adesso l'azienda deve risparmiare e razionalizzare i costi, ma davanti ad evento simile non ci si può tirare indietro. Se il costo diritti per la diretta televisiva era esagerato e fuori portata, almeno un collega a Melbourne poteva e doveva essere inviato. Purtroppo, lo diciamo con enorme dispiacere,
l'ennesima occasione persa".
Tutti sul carro del vincitore: la 'Sinner mania' fa dimenticare le critiche?
Il 22enne altoatesino sfinito e felice dopo la vittoria, In Italia è scattata la 'Sinner mania'
Intanto, in Italia è una vera e propria ‘
Sinner mania’. A prescindere dal talento che tutti abbiamo avuto modo di apprezzare fin dalle sue prime discese in campo, a catturare il pubblico è la sua compostezza ed educazione. Vince ma non si scompone,
rispetta gli avversari, si imbarazza davanti ai tifosi che lo accompagnano con cori e applausi. Jannik è un ragazzo semplice, che si fa voler bene. E ora, perché un po’ fa comodo diciamolo senza paura, sul carrozzone del vincitore ci sono saliti anche i suoi
detrattori. È impossibile non ricordare come solo qualche mese fa, il quotidiano sportivo più diffuso in Italia, La Gazzetta dello Sport, gli aveva dedicato articoli e interviste anche piuttosto accesi. In un numero di Sportweek, il settimanale della GazzetA, la faccia di Sinner era apparsa in copertina accompagnata dalla scritta ‘
Caso Nazionale’. Il perché? La Rosea criticava il tennista altoatesino per la mancata partecipazione alla Coppa Davis, accusandolo di
non essere abbastanza attaccato alla maglia e suggerendogli di ispirarsi a campioni come Roger Federer e Novak Djokovic. Dopo la sconfitta dell’Italia contro il Canada, un articolo della Gazzetta commentava così: "Servirebbe Jannik Sinner, ma è a Montecarlo ad allenarsi. Era stanco". Lui, il neo campione di Melbourne, non ha mai risposto agli attacchi, scegliendo la cosa che gli riesce meglio: giocare. Si è presentato alla fase a eliminazione diretta e poi sappiamo tutti com’è andata. Se sull’ultima Coppa Davis sventola il tricolore, il merito è anche e soprattutto suo. Perché alla fine, non c’è niente di meglio che continuare a lavorare, allenarsi e migliorarsi, lasciando le critiche sterili al tempo che trovano. Perché alla fine sono i fatti a parlare. E i fatti, a quel ragazzo di 22 anni, hanno dato tutte le ragioni del mondo. Persino nella lontana Australia.