“Mi insultavano e continuavano a urlarmi ‘buuu’. I tifosi avversari mi urlavano ‘nero di m…’ e mi facevano il verso della scimmia. Non mi era mai successo da quando gioco in Italia. Non ce la facevo più”. Siamo allo stadio comunale di Santa Teresa di Riva, in provincia di Messina, dove domenica 13 ottobre si è disputata la partita Jonica-Real Avola, valida per la quinta giornata del girone B del campionato di eccellenza.
A raccontare cos’è accaduto è Jairo Alegria, attaccante colombiano dello Jonica, che a cinque minuti dalla fine della gara si è seduto sull’erba in mezzo al campo e ha deciso di non giocare più. “Non capisco la ragione di questo odio – continua il calciatore – e sono profondamente dispiaciuto”. Jairo Luis Alegría Flores, classe 1998, è alla seconda esperienza nello Jonica, una delle squadre più multiculturali del calcio siciliano, di cui aveva fatto parte già qualche anno fa. Gioca a calcio da diversi anni, ma non gli era mai capitato di essere insultato con frasi razziste.
Dopo la decisione di sedersi sul campo, compagni e staff tecnico hanno provato a convincerlo a continuare la gara, ma poi hanno cambiato idea e hanno abbandonato il terreno di gioco in segno di vicinanza con il 25enne. Il club in cui milita il calciatore sudamericano si è stretto attorno a lui, con una nota pubblicata sui vari canali social: “La società in tutte le sue componenti stigmatizza e condanna i cori razzisti, continuati e percepiti da tutto lo stadio, provenienti in maniera inequivocabile dal settore ospiti, nei confronti del nostro tesserato Jairo Allegria, al quale esprimiamo la nostra solidarietà. Non abbiamo mai accusato di razzismo né i dirigenti, né i tesserati della compagine aretusea, né tanto meno i cittadini avolesi. Ci permettiamo col massimo rispetto di invitare tutti gli addetti ai lavori ad abbassare i toni. In questa ottica eviteremo di partecipare a baruffe social”.
Le replica del Città di Avola è affidata a un comunicato ufficiale. "La partita, giocata intensamente e condotta 0-3 dai nostri ragazzi, all'ottantacinquesimo minuto non è stata sospesa, bensì abbandonata dalla squadra locale, che riceveva ordini dai vertici societari dopo aver sentito ipotetici insulti razzisti. Semmai fosse successo, ci discostiamo nettamente da tale isolato gesto. Ma usare un tema delicato e complesso come il razzismo per mascherare responsabilità e sconfitta è un atteggiamento antisportivo e altrettanto intollerabile”.
I carabinieri hanno tuttavia identificato gli autori dei cori razzisti. In settimana il giudice sportivo della Lega nazionale dilettanti in Sicilia deciderà se omologare o meno il risultato, principalmente sulla base del referto del direttore di gara, Luigi Canicattì di Agrigento.