Cento calciatrici alla Fifa: “Stop allo sponsor dall’Arabia, violati diritti umani”

Una lettera aperta indirizzata a Gianni Infantino per chiedere la revoca della sponsorizzazione da parte della compagnia petrolifera Saudi Aramco. “Dito medio al calcio femminile”

21 ottobre 2024
Jessie Fleming (Instagram)

Jessie Fleming (Instagram)

In una lettera aperta al presidente della FIFA Gianni Infantino, più di cento calciatrici di 24 Paesi hanno chiesto alla federazione internazionale di riesaminare la sponsorizzazione da parte della compagnia petrolifera saudita Saudi Aramco, a maggioranza statale.

La lettera delle calciatrici 

Arrivando a definirlo un “dito medio al calcio femminile”, le 106 giocatrici che hanno firmato la lettera affermano che le violazioni dei diritti umani da parte dell'Arabia Saudita, in particolare nei confronti delle donne e dei membri della comunità Lgbtq+, vanno contro i valori di uguaglianza e inclusione dello sport. Il tutto 24 ore dopo la vittoria di Yannik Sinner al Six Kings Slam, l'esibizione-evento delle star maschili del tennis mondiale a Riad, che metteva in palio per il vincitore un premio stellare da 6 milioni di euro. Mentre nel calcio, come sottolineano le firmatarie, i giocatori gay “molti dei quali sono eroi del nostro sport”, sono particolarmente a rischio di persecuzione in Arabia Saudita, dove l'omosessualità è considerata un crimine.

Becky Sauerbrunn
Becky Sauerbrunn (Instagram)

“Le autorità saudite hanno speso migliaia di milioni in patrocini sportivi per tentare di sviare l'attenzione dalla brutale reputazione del regime in materia di diritti umani, ma il trattamento delle donne parla da solo”, scrivono le giocatrici nella lettera, anticipata da El Pais. La missiva arriva appunto dopo che la Fifa ha firmato ad aprile un “accordo globale” con Aramco, divenuta “socio mondiale principale” dell'organismo fino a fine 2027 assieme alla Coca Cola, Adidas, Qatar Airways o Hyndai-Kia; l’accordo include la sponsorizzazione della Coppa del Mondo maschile e femminile nel 2026 e nel 2027..

Le calciatrici sollevano anche preoccupazioni sull'impatto ambientale della compagnia, che è il più grande produttore di petrolio al mondo, di proprietà del governo arabo per il 98,5%. Aramco ha “una responsabilità evidente nella crisi climatica” di proprietà “di uno stato che criminalizza le persone Lgtbiq+ e che opprime sistematicamente le donne”, per cui “non ha diritto di sponsorizzato il nostro bello sport”.

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La sponsorizzazione è assurda 

Tra le firmatarie, l'attaccante spagnola Maitane Lopez e l'attaccante finlandese della Real Sociedad, Sanni Franssi, entrambe impegnate nelle nazionali e attualmente nel NJ/Ny Gotham della Lega statunitense. Ma anche la capitana della nazionale canadese, Jessie Fleming, o Becky Sauerbrunn, ex capitana della nazionale a stelle e strisce, vincitrice dei Mondiali 2015 e 2019. E ancora, l’ex portiere del Team Canada Erin McLeod, che dichiara a CBC News: “L'Arabia Saudita ha la candidatura per i Mondiali di calcio del 2034 e per una persona come me, anche solo viaggiare per andare a vedere quelle partite non sarebbe un'opzione possibile”. McLeod, che è apertamente lesbica, è sposata con la calciatrice islandese Gunny Jónsdóttir e la coppia ha appena avuto un bambino.

“Credo che la FIFA – aggiunge – sia un'organizzazione estremamente potente. Hanno la responsabilità di mantenere fede a ciò che hanno detto pubblicamente, ovvero qual è la loro posizione sui diritti umani”.

La giocatrice della nazionale danese Sofie Junge Pedersen, una delle tre principali firmatarie, ha contattato le giocatrici di calcio di tutto il mondo in merito alla questione. “Pensiamo che sia abbastanza assurdo che a noi, in quanto giocatrici di calcio, venga chiesto di promuovere sulla nostra maglia la Saudi Aramco come sponsor”, ha spiegato. “La violazione dei diritti umani, la discriminazione contro le donne che le autorità saudite rappresentano – ha aggiunto dalla sua casa a Milano, dove attualmente gioca con la maglia dell'Inter –. È assurdo e molto scioccante per me che ci venga chiesto di farlo quando questi non sono i nostri valori e nemmeno quelli della FIFA”.

La responsabilità delle scelte

La canadese Erin McLeod
La canadese Erin McLeod con la compagna calciatrice islandese Gunny Jónsdóttir

L'organizzazione calcistica afferma infatti sul proprio sito web di essere “impegnata a rispettare tutti i diritti umani riconosciuti a livello internazionale” e che “si sforzerà di promuovere la tutela di tali diritti”. Per questo nella lettera le firmatarie chiedono all’organo di governo calcistico di abbandonare la sponsorizzazione e di giustificare la sua decisione iniziale di firmare l'accordo.

“Accettando la sponsorizzazione di Aramco, la FIFA sta scegliendo il denaro al posto della sicurezza delle donne e del pianeta, e questo è qualcosa contro cui noi giocatrici ci stiamo opponendo, insieme”, scrive ancora Jessie Fleming. Poi l’attacco diretto: “Questa sponsorizzazione è molto peggio di un autogol per il calcio: la FIFA potrebbe anche versare petrolio sul campo e dargli fuoco”. Le calciatrici chiedono inoltre una risposta alla loro richiesta di creare un comitato di revisione con una rappresentanza di giocatori in merito alle decisioni sulla sponsorizzazione.

La risposta della FIFA

La FIFA non ha risposto a queste richieste, sottolineando invece che “i ricavi da sponsorizzazione generati dalla FIFA vengono reinvestiti nel gioco a tutti i livelli e gli investimenti nel calcio femminile continuano ad aumentare”. E ha rinnovato la volontà di continuare a mantenere lo sponsor: “Apprezza la sua partnership con Aramco e con i suoi numerosi partner commerciali e di diritti”, ha dichiarato l'organizzazione in un comunicato.