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Home » Sport » “Slip sprint troppo corti e inappropriati”. Lo sfogo della campionessa paralimpica Olivia Breen

“Slip sprint troppo corti e inappropriati”. Lo sfogo della campionessa paralimpica Olivia Breen

La campionessa gallese denuncia su Twitter e alle Cnn le osservazioni che le sono state fatte ai campionati di atletica inglesi. "Se fossi stata un uomo nessuno avrebbe criticato il mio abbigliamento. Serve più attenzione nei confronti di noi atlete donne"

Marianna Grazi
20 Luglio 2021
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“I suoi slip (da gara) sono troppo corti e inappropriati“. Una frase che ha fatto rimanere senza parole la due volte campionessa del mondo dell’atletica paralimpica Olivia Breen. La 24enne ha descritto l’incidente, avvenuto ai campionati inglesi di atletica, in un post su Twitter, dove ha ringraziato i volontari che prestano servizio alle competizioni ma allo stesso tempo ha voluto puntualizzare che le donne non dovrebbero essere fatte sentire in imbarazzo mentre gareggiano. “Sono sempre grata per gli incredibili volontari che si occupano degli eventi di atletica. Fanno un lavoro incredibile e rendono possibile per noi competere – ha detto Breen ai suoi 10.200 follower –. Tuttavia, stasera sono delusa perché proprio mentre finivo la mia gara di salto in lungo, una di loro ha ritenuto necessario informarmi che i miei slip erano troppo corti e inappropriati. Sono rimasta senza parole. Io indosso gli stessi slip in stile sprint da molti anni e sono progettati specificamente per gareggiare“.

In un’intervista alla CNN la ragazza ha aggiunto che l’osservazione le ha fatto più male perché proveniente da un’altra donna. “Non ha il diritto di dire che cosa posso e non posso indossare”, ha dichiarato, aggiungendo aveva voluto gareggiare in una competizione aperta al pubblico per aumentare la consapevolezza. La federazione di atletica leggera inglese si è immediatamente messa in contatto con lei, “sono stati molto di supporto, che è davvero bello” ha aggiunto la campionessa.

L’indumento in questione, gli slip Adidas ufficiali 2021, è stato specificamente progettato per le competizioni e lei ne ha indossati di simili per molti anni senza che nessuno se ne sia mai lamentato. Olivia Breen è affetta da una paralisi celebrale ma questo non le ha impedito di diventare un’atleta di successo. Ha vinto infatti una medaglia d’oro ai campionati del mondo IPC 2017 nel salto in lungo T38, bissando la vittoria, con record del mondo, nella staffetta 4×100 T35-38 agguantata nel 2015. Il mese prossimo rappresenterà la Gran Bretagna alle prossime Paralimpiadi e, nel post su Twitter, ha scritto anche che spera di poter indossare gli stessi slip sprint anche a Tokyo. “Quando si gareggia ci si vuole sentire il più leggere possibile, per eseguire al meglio l’esercizio”, ha aggiunto durante l’intervista. “Abbiamo il diritto di indossare ciò che ci viene dato (dalla squadra, ndr) e ciò che vogliamo indossare” ha aggiunto.

Olivia ha poi sottolineato che osservazioni come quelle ricevute dalla funzionaria potrebbero “intaccare la fiducia e l’autostima” di atlete più giovani. “A me ha fatto solo arrabbiare. Se avessi avuto 16 anni mi avrebbero fatto scoppiare in lacrime”. Secondo lei i funzionari devono essere istruiti con una migliore guida sull’uso di un linguaggio appropriato, soprattutto quando si tratta di competizioni paralimpiche: “Dovrebbero trattarci con rispetto e non farci sentire come spazzatura“.

La 24enne gallese, anche medaglia di bronzo alle Paralimpiadi di Londra 2012, ha infine evidenziato un apparente doppio standard nel suo post di Twitter: “Mi sono chiesta se un concorrente maschio sarebbe stato criticato allo stesso modo. Spero che nessun altra atleta abbia avuto problemi simili. Riconosco che ci devono essere regolamenti e linee guida in relazione al kit di gara, ma le donne non dovrebbero ‘preoccuparsi’ di ciò che indossano quando competono, ma dovrebbero invece sentirsi proprio agio”.

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  • "È passato un mese dall’incidente, e ogni giorno, penso costantemente a come le cose possano cambiare rapidamente e drasticamente, in un batter d’occhio, e in modi che non avrei mai potuto immaginare.”

Il protagonista di questa vicenda è Leonardo Lotto, studente aostano, che la mattina del 23 febbraio è rimasto vittima di un incidente in mare. Il ragazzo era a Melbourne con un gruppo di amici quando dopo un tuffo tra le onde sul bagnasciuga ha picchiato violentemente la testa contro il fondale di sabbia. In quel momento è iniziato l’incubo: prima gli amici lo hanno aiutato a uscire dall’acqua, poi la corsa disperata in ospedale. Dopo l’intervento d’urgenza, è arrivato il duro responso: “Frattura delle vertebre C3 e C5, spina dorsale danneggiata". Leonardo Lotto è paralizzato dalla testa in giù e non potrà più camminare.

"Continuerò a lottare e farò tutto il necessario. A volte cadrò, ma alla fine mi rialzerò, vivendo sempre giorno per giorno, superando i momenti più bui”.

Dopo il ricovero all’Alfred Hospital di Melbourne, in Australia, “le sue condizioni sono stabili, e ora è pronto per iniziare il suo lungo percorso riabilitativo a Milano con tutte le energie e la positività che hanno sempre caratterizzato la sua personalità”. E gli amici, proprio per sostenere le cure, hanno organizzato una raccolta fondi online.

✍ Barbara Berti 

#lucenews #lucelanazione #australia #leonardolotto
  • È quanto emerge da uno studio su 1.700 ragazzi toscani realizzato dal Meyer center for health and happiness, di cui è responsabile Manila Bonciani, insieme all’Università di Firenze, e presentato in occasione della Giornata internazionale della felicità nel corso di un evento organizzato al Meyer health campus di Firenze.

Cosa gli adolescenti pensano della felicità? Come la definiscono? Cosa li rende felici? Queste alcune domande dello studio. Dai risultati emerge che i ragazzi spesso non riescono a dare neanche una definizione della felicità. Tuttavia ne sottolineano la rilevanza e la transitorietà. 

Dalla ricerca emerge così che la manifestazione della felicità si declina in sei dimensioni:
➡ La più rilevante che emerge è quella dell’interesse sociale, data dall’importanza che viene attribuita dai ragazzi alle relazioni interpersonali.
➡ La seconda è l’espressione della soddisfazione verso la propria vita, del fare le cose che piacciono loro.
➡ La terza è vivere emozioni positive, rilevanza che si riscontra anche nelle parole dei ragazzi che esprimono in maniera importante l’idea di essere felici quando sono senza preoccupazioni o pressioni che avvertono frequentemente, come anche quella scolastica.
➡ La quarta è il senso di autorealizzazione insieme a quello di padronanza delle varie situazioni che si trovano ad affrontare.
➡ Infine in misura minore la loro felicità è legata all’ottimismo, cui gli stessi adolescenti non attribuiscono grande rilevanza, sebbene rappresenti la sesta dimensione della felicità identificata.

Gli adolescenti che risultano più felici si caratterizzano per essere più empatici, esprimere un atteggiamento cooperativo, avere maggiore autoconsapevolezza, saper gestire meglio le emozioni e risolvere le situazioni problematiche, avere una buona immagine di sé. 

Ancora i maschi risultano essere più felici delle femmine a eccezione della dimensione relazionale e sociale della felicità che non si differenzia in maniera significativa tra i due gruppi, e le fasce di età più piccole, fino ai 15 anni, esprimono maggiormente di essere felici rispetto ai ragazzi di 16-17 o maggiorenni.

#felicità #ospedalemeyer #adolescenza
"I suoi slip (da gara) sono troppo corti e inappropriati". Una frase che ha fatto rimanere senza parole la due volte campionessa del mondo dell'atletica paralimpica Olivia Breen. La 24enne ha descritto l'incidente, avvenuto ai campionati inglesi di atletica, in un post su Twitter, dove ha ringraziato i volontari che prestano servizio alle competizioni ma allo stesso tempo ha voluto puntualizzare che le donne non dovrebbero essere fatte sentire in imbarazzo mentre gareggiano. "Sono sempre grata per gli incredibili volontari che si occupano degli eventi di atletica. Fanno un lavoro incredibile e rendono possibile per noi competere – ha detto Breen ai suoi 10.200 follower –. Tuttavia, stasera sono delusa perché proprio mentre finivo la mia gara di salto in lungo, una di loro ha ritenuto necessario informarmi che i miei slip erano troppo corti e inappropriati. Sono rimasta senza parole. Io indosso gli stessi slip in stile sprint da molti anni e sono progettati specificamente per gareggiare". In un'intervista alla CNN la ragazza ha aggiunto che l'osservazione le ha fatto più male perché proveniente da un'altra donna. "Non ha il diritto di dire che cosa posso e non posso indossare", ha dichiarato, aggiungendo aveva voluto gareggiare in una competizione aperta al pubblico per aumentare la consapevolezza. La federazione di atletica leggera inglese si è immediatamente messa in contatto con lei, "sono stati molto di supporto, che è davvero bello" ha aggiunto la campionessa. L'indumento in questione, gli slip Adidas ufficiali 2021, è stato specificamente progettato per le competizioni e lei ne ha indossati di simili per molti anni senza che nessuno se ne sia mai lamentato. Olivia Breen è affetta da una paralisi celebrale ma questo non le ha impedito di diventare un'atleta di successo. Ha vinto infatti una medaglia d'oro ai campionati del mondo IPC 2017 nel salto in lungo T38, bissando la vittoria, con record del mondo, nella staffetta 4x100 T35-38 agguantata nel 2015. Il mese prossimo rappresenterà la Gran Bretagna alle prossime Paralimpiadi e, nel post su Twitter, ha scritto anche che spera di poter indossare gli stessi slip sprint anche a Tokyo. "Quando si gareggia ci si vuole sentire il più leggere possibile, per eseguire al meglio l'esercizio", ha aggiunto durante l'intervista. "Abbiamo il diritto di indossare ciò che ci viene dato (dalla squadra, ndr) e ciò che vogliamo indossare" ha aggiunto. Olivia ha poi sottolineato che osservazioni come quelle ricevute dalla funzionaria potrebbero "intaccare la fiducia e l'autostima" di atlete più giovani. "A me ha fatto solo arrabbiare. Se avessi avuto 16 anni mi avrebbero fatto scoppiare in lacrime". Secondo lei i funzionari devono essere istruiti con una migliore guida sull'uso di un linguaggio appropriato, soprattutto quando si tratta di competizioni paralimpiche: "Dovrebbero trattarci con rispetto e non farci sentire come spazzatura". La 24enne gallese, anche medaglia di bronzo alle Paralimpiadi di Londra 2012, ha infine evidenziato un apparente doppio standard nel suo post di Twitter: "Mi sono chiesta se un concorrente maschio sarebbe stato criticato allo stesso modo. Spero che nessun altra atleta abbia avuto problemi simili. Riconosco che ci devono essere regolamenti e linee guida in relazione al kit di gara, ma le donne non dovrebbero 'preoccuparsi' di ciò che indossano quando competono, ma dovrebbero invece sentirsi proprio agio".
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