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Home » Attualità » A Firenze la Polisportiva Tassisti raggiunge il record: sarà guidata da sole donne. “Il nostro problema non sono i colleghi, ma chi troviamo sulla strada”

A Firenze la Polisportiva Tassisti raggiunge il record: sarà guidata da sole donne. “Il nostro problema non sono i colleghi, ma chi troviamo sulla strada”

La presidente Susanna Madarnàs a Luce!: "Siamo convinte di potercela fare e ce la metteremo tutta. Sono in programma già vari corsi, tra cui uno di difesa personale soprattutto per noi donne, che ad apprezzamenti fuori luogo, sorridiamo, incassiamo e tiriamo un sospiro di sollievo quando rimaniamo da sole in macchina"

Domenico Guarino
27 Novembre 2021
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Susanna farà la presidente, Sara la vice, Lisa tesoriera , Cristina e Marta le consigliere: il nuovo CDA della Polisportiva Tassisti raggiunge un piccolo record: è interamente al femminile, essendo composto da cinque donne tassiste. Si occuperanno di Calcio, Golf, Canoa e Dragon Boat, Pallavolo, Tennis, Padel, Podismo, Trekking, Ciclismo, Motocross, Tiro al piattello, Pesca e Teatro, ovvero delle 14 discipline sportive mandate avanti e praticate dai tassisti fiorentini, curate e assistite dalla Polisportiva che, negli anni, ha raggiunto in ognuna di queste discipline traguardi molto importanti, tra cui titoli nazionali, europei e mondiali. Susanna Madarnàs, Sara Pagamonci Lisa Montelatici, Cristina Rizzo e Marta Cioncolini si occuperanno anche di impegno sociale, situazioni di disagio, con aiuti concreti, supportandole persone in difficoltà. In attesa delle Taxiadi 2022. “Siamo convinte di potercela fare e ce la metteremo tutta – dichiarano -. Sono in programma già vari corsi, tra cui uno di difesa personale, partirà i primi di dicembre. È per uomini e donne, ma soprattutto per noi donne, per noi che ad ‘apprezzamenti’ fuori luogo, sorridiamo, incassiamo e tiriamo un sospiro di sollievo quando rimaniamo da sole in macchina”. Di questo importante risultato, del lavoro di taxiste e della disparità di genere, alla viglia della giornata mondiale contro i femminicidi e la violenza nei confronti delle donne, abbiamo parlato con la presidente Susanna Madarnàs.

Che significato ha aver raggiunto questo traguardo?

“Ha un buon sapore. Dovremo dimostrare di essere all’altezza, ma penso come chiunque lo debba dimostrare essendo soprattutto alla prima esperienza di qualsiasi ruolo uno si sia proposto di assumere. Nel mondo del tassismo siamo state accolte a braccia aperte perché, in realtà, le donne qui lavorano fianco a fianco con i tassisti uomini da molti anni. Ricoprire cariche di responsabilità non sarà così impattante, la strada da fare potrà essere in dei momenti più tortuosa, ma non diversa da come lo sarebbe stata con uomini in carica”.

Perché ha deciso di impegnarsi nella Polisportiva?

“Pratico sport dai tempi del liceo e non ho mai smesso. Nell’agonismo ci sono entrata tardi, a 30 anni, precisamente con la Canoa polinesiana e il Dragon Boat. Forse per questo ritardo, adesso a 51 anni, sono ancora carica e motivata su tutto quello che riguarda lo sport”.

Cosa significa essere una taxista? Quali difficoltà ci sono, se ci sono, rispetto ai colleghi maschi?

“Non è come essere un tassista, ci sono vantaggi e svantaggi. Come le ho detto, non per i colleghi uomini ma per il mondo esterno alla categoria. Simpatici epiteti dei quali ne faresti volentieri a meno vengono dalla strada, mai dai colleghi. Le differenze ci sono, eccome se ci sono. Ma ‘guarda e passa’, noi con la licenza ci lavoriamo, meglio andare oltre che mettersi nei guai per un insulto del tutto fuori luogo. Molti utenti rimangono piacevolmente sorpresi quando ci scoprono alla guida, per me è sempre una perplessità che dovrebbe essere superata, ma meglio una donna o un uomo che ti dice ‘Oh, finalmente una donna tassista!’ che un represso esaurito che ti urla dietro una parola non esattamente gentile”.

È mai stata fatta oggetto di molestie durante il suo lavoro? E di che tipo?

“Per me è una molestia anche una signora che ti rifiuta perché sei donna, ahimè, succede anche questo. La molestia vera e propria? Sì, sono stata molestata, superabile, mi fanno un po’ pena perché non si rendono conto di avere una scarsa stima di se stessi. Io vado avanti, ne ho passate di ben peggio, chi mi conosce lo sa. E poi questo mestiere ti fa crescere tanto. Alle molestie, alle offese, all’odio, inutile rispondere. Le ripeto, noi con la licenza ci dobbiamo lavorare. L’importante è non subire aggressioni fisiche, ci sono stati casi e non se la sono vista bene, casi sporadici. Ogni giorno monti e speri: a) di non avere incidenti b) di non essere derubata c) di non essere aggredita. Alla fine in macchina ci salgono solo sconosciuti e non sai mai come andrà a finire. Nel quotidiano non ci pensi, ti si ghiaccia il sangue quando senti che qualcosa non va, e lo senti, speri solo di sbagliarti e di scendere il passeggero il prima possibile”.

Cosa serve alle donne per raggiungere una vera parità di genere?

“Un po’ di educazione, un radicale cambio del linguaggio, espressioni del tipo ‘ci vogliono i maroni’ o ‘questa tipa è cazzuta’. Se le dicessero ‘questa tipa ha la controvagina’ si immaginerebbe magari un prototipo di super donna fattrice, mai una donna in gamba. Quindi ci vuole una ristrutturazione del linguaggio. Il peso delle parole. Forse una sorta di parità l’abbiamo già inizializzata, per la vera e propria parità, senza ipocrisia, beh, quella forse io non la vedrò”.

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  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown

Susanna farà la presidente, Sara la vice, Lisa tesoriera , Cristina e Marta le consigliere: il nuovo CDA della Polisportiva Tassisti raggiunge un piccolo record: è interamente al femminile, essendo composto da cinque donne tassiste. Si occuperanno di Calcio, Golf, Canoa e Dragon Boat, Pallavolo, Tennis, Padel, Podismo, Trekking, Ciclismo, Motocross, Tiro al piattello, Pesca e Teatro, ovvero delle 14 discipline sportive mandate avanti e praticate dai tassisti fiorentini, curate e assistite dalla Polisportiva che, negli anni, ha raggiunto in ognuna di queste discipline traguardi molto importanti, tra cui titoli nazionali, europei e mondiali. Susanna Madarnàs, Sara Pagamonci Lisa Montelatici, Cristina Rizzo e Marta Cioncolini si occuperanno anche di impegno sociale, situazioni di disagio, con aiuti concreti, supportandole persone in difficoltà. In attesa delle Taxiadi 2022. "Siamo convinte di potercela fare e ce la metteremo tutta - dichiarano -. Sono in programma già vari corsi, tra cui uno di difesa personale, partirà i primi di dicembre. È per uomini e donne, ma soprattutto per noi donne, per noi che ad 'apprezzamenti' fuori luogo, sorridiamo, incassiamo e tiriamo un sospiro di sollievo quando rimaniamo da sole in macchina". Di questo importante risultato, del lavoro di taxiste e della disparità di genere, alla viglia della giornata mondiale contro i femminicidi e la violenza nei confronti delle donne, abbiamo parlato con la presidente Susanna Madarnàs.

Che significato ha aver raggiunto questo traguardo? "Ha un buon sapore. Dovremo dimostrare di essere all'altezza, ma penso come chiunque lo debba dimostrare essendo soprattutto alla prima esperienza di qualsiasi ruolo uno si sia proposto di assumere. Nel mondo del tassismo siamo state accolte a braccia aperte perché, in realtà, le donne qui lavorano fianco a fianco con i tassisti uomini da molti anni. Ricoprire cariche di responsabilità non sarà così impattante, la strada da fare potrà essere in dei momenti più tortuosa, ma non diversa da come lo sarebbe stata con uomini in carica". Perché ha deciso di impegnarsi nella Polisportiva? "Pratico sport dai tempi del liceo e non ho mai smesso. Nell’agonismo ci sono entrata tardi, a 30 anni, precisamente con la Canoa polinesiana e il Dragon Boat. Forse per questo ritardo, adesso a 51 anni, sono ancora carica e motivata su tutto quello che riguarda lo sport". Cosa significa essere una taxista? Quali difficoltà ci sono, se ci sono, rispetto ai colleghi maschi? "Non è come essere un tassista, ci sono vantaggi e svantaggi. Come le ho detto, non per i colleghi uomini ma per il mondo esterno alla categoria. Simpatici epiteti dei quali ne faresti volentieri a meno vengono dalla strada, mai dai colleghi. Le differenze ci sono, eccome se ci sono. Ma 'guarda e passa', noi con la licenza ci lavoriamo, meglio andare oltre che mettersi nei guai per un insulto del tutto fuori luogo. Molti utenti rimangono piacevolmente sorpresi quando ci scoprono alla guida, per me è sempre una perplessità che dovrebbe essere superata, ma meglio una donna o un uomo che ti dice 'Oh, finalmente una donna tassista!' che un represso esaurito che ti urla dietro una parola non esattamente gentile". È mai stata fatta oggetto di molestie durante il suo lavoro? E di che tipo? "Per me è una molestia anche una signora che ti rifiuta perché sei donna, ahimè, succede anche questo. La molestia vera e propria? Sì, sono stata molestata, superabile, mi fanno un po' pena perché non si rendono conto di avere una scarsa stima di se stessi. Io vado avanti, ne ho passate di ben peggio, chi mi conosce lo sa. E poi questo mestiere ti fa crescere tanto. Alle molestie, alle offese, all'odio, inutile rispondere. Le ripeto, noi con la licenza ci dobbiamo lavorare. L'importante è non subire aggressioni fisiche, ci sono stati casi e non se la sono vista bene, casi sporadici. Ogni giorno monti e speri: a) di non avere incidenti b) di non essere derubata c) di non essere aggredita. Alla fine in macchina ci salgono solo sconosciuti e non sai mai come andrà a finire. Nel quotidiano non ci pensi, ti si ghiaccia il sangue quando senti che qualcosa non va, e lo senti, speri solo di sbagliarti e di scendere il passeggero il prima possibile". Cosa serve alle donne per raggiungere una vera parità di genere? "Un po' di educazione, un radicale cambio del linguaggio, espressioni del tipo 'ci vogliono i maroni' o 'questa tipa è cazzuta'. Se le dicessero 'questa tipa ha la controvagina' si immaginerebbe magari un prototipo di super donna fattrice, mai una donna in gamba. Quindi ci vuole una ristrutturazione del linguaggio. Il peso delle parole. Forse una sorta di parità l'abbiamo già inizializzata, per la vera e propria parità, senza ipocrisia, beh, quella forse io non la vedrò".
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