Pierluigi, il gattino morto nei giorni scorsi dopo essere stato preso a calci da un uomo di 29 anni, poi bloccato dalla polizia locale, sarà un albero pieno di vita, nel cuore di piazzetta Fanfulla a Lecce. Attaccata all’albero, la foto del micio. La bestiola era stata aggredita da un uomo di origini slave, poi condotto presso il reparto di psichiatria dell’ospedale Vito Fazzi di Lecce. Lo stesso si è reso responsabile, qualche giorno dopo, di una violenta aggressione a calci e pugni a un medico e a un infermiere in servizio. Il video che riprendeva le fasi dell’uccisione del micio era diventato virale scatenando lo sdegno dell’intera comunità. L’uccisione del povero gattino, mascotte del centro storico di Lecce, aveva scatenato anche l’ indignazione per il sindaco Carlo Salvemini che aveva garantito: “La polizia locale lo troverà”. E così è stato. Nel pomeriggio di lunedì 14 marzo è stato fermato dagli agenti della polizia locale di Lecce il presunto responsabile dell’uccisione dell’animale. Si tratta di cittadino sloveno senza fissa dimora che avrebbe ammesso le proprie responsabilità. La polizia locale ha richiesto la valutazione di un eventuale trattamento sanitario obbligatorio. “Ringrazio - ha detto il sindaco - gli agenti che hanno effettuato le indagini per la celerità con cui hanno risolto il caso che ha impressionato e indignato tutta la città”.
Il fatto è successo domenica 13 marzo ed è diventato immediatamente di dominio pubblico grazie alla nitida ripresa, poi diffusa, delle immagini di un impianto privato di videosorveglianza. Nel video si vede un uomo che stana il gatto e lo fa scappare dal luogo dove si è rifugiato, sotto una automobile parcheggiata in Corte dei Guarini. Poi lo insegue e lo tramortisce con un forte calcio. Il primo di una lunga serie. Lo colpisce a lungo, tirandogli addosso un oggetto che ha in mano e saltandogli sopra con un piede. La violenza è cieca, assoluta. Si ferma solo quando si accorge che il povero animale non si muove più. Il gatto aveva un nome: Pierluigi. Sia pur randagio, il micio era coccolato dai residenti che lo chiamavano affettuosamente così. “Era curato e ben nutrito - assicurano i residenti del quartiere - . Non si comprende perché l’uomo, che non sapeva sicuramente di essere ripreso, abbia infierito così su quella povera creatura“.
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