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Resistenza delle donne e 25 aprile: la memoria dell’antifascismo femminile

Adriana Nannicini, presidente Anpi sezione di Pisa, celebra le figure che contribuirono alla Liberazione e alla nascita della nostra Repubblica, “che hanno vissuto per salvare il sangue non solo per versarlo”

di MARIANNA GRAZI -
25 aprile 2024
Brigata Mazzini, in primo piano Natalina Zamagni (film Partigiane 2.0)

Brigata Mazzini, in primo piano Natalina Zamagni (film Partigiane 2.0)

In occasione del 25 aprile è importante parlare di Resistenza delle donne. Ma che significa utilizzare la lente di genere per analizzare il fenomeno di lotta, armata e non, e di emancipazione dal nazifascismo? Intanto andare a ridare voce a migliaia di donne che questa lotta l’hanno affrontata in prima persona, valorizzando le loro imprese anche piccole, ma comunque significative in un movimento nazionale che è alla base della nostra Repubblica. 

Un testimone di storie, racconti, vicende, esistenze raccolto da quelle che sono oggi le eredi di queste figure femminili, figlie e nipoti o semplici persone che si sono assunte la responsabilità di trasmettere ancora oggi i valori di coraggio, libertà e antifascismo che le loro antenate hanno conquistato con le unghie e i denti durnate il Ventennio.

Ne parliamo con la presidente dell’Anpi Sezione di Pisa, Adriana Nannicini, cogliendo lo spunto della celebrazione il 79° anniversario dalla liberazione. Per l’occasione il cinema Arsenale e l'associazione partigiana realizzano una giornata-evento con la proiezione di due film: alle 19.00 “Nome di battaglia donna”, del compianto Daniele Segre, che racconta i “gruppi di difesa della donna per l’assistenza ai combattenti per la libertà” nati durante la resistenza e, alle 20.30, la prima proiezione di “Flora”, la storia di Flora Monti, la più giovane staffetta partigiana in Italia, e del viaggio che ha affrontò nel ’44 per arrivare al campo profughi di Cinecittà.

Anpi ha posto grande attenzione, e lo si vede soprattutto negli ultimi anni, alla partecipazione delle donne alla Resistenza, che è stata ricordata troppo poco nei canonici mezzi storiografici. L’associazione è interessata a valorizzare la partecipazione femminile alla vita sociale in generale ma anche associativa, per quello ci sono sempre più presidenti donna. “In particolare a Pisa – dice infatti Nannicini – questo tema è nella naturale attenzione anche della mia presidenza”. 

Gesti minuti di resistenza 

Partigiane a Brera
Partigiane a Brera

È molto importante parlare delle donne della Resistenza ma anche nel periodo precedente, nel Ventennio fascista. “Perché c’è la resistenza armata a cui hanno partecipato sia combattendo armi alla mano sia come staffette, ma c’è una particolare presenza in Italia e in Europa a quella che Anna Bravo – storica morta qualche anno fa – ha chiamato ‘resistenza civile’. Molte donne hanno vissuto per salvare il sangue non solo per versarlo”. L’obiettivo di queste ultime era quindi quello di tenere in vita le persone, renderle presenti, educarle a resistere e a opporsi anche interiormente al fascismo. E poi ci sono stati mille gesti minuti ma fondamentali come dare vestiti ai soldati che fuggivano, dare da mangiare, nascondere nelle case, nelle campagne, aprire la porta a chi chiedeva aiuto. “Gesti che non troviamo nei libri di storia, perché sono minuti, quotidiani, ma è questa capacità di stare nella vita quotidiana, di conoscerla, di praticarla, di sapere che cosa vuol dire aprire una porta, che può fare la differenza tra vivere e morire. Questo è importantissimo anche oggi”.

Cos’è antifascismo

“Il nostro presidente (Gianfranco Pagliarulo, ndr) cita spesso una frase del musicista Gustav Mahler, che dice: ‘Tradizione non è culto delle ceneri ma custodia del fuoco’. Dobbiamo soffiare sul fuoco della memoria, del ricordo di questa lotta. Portarlo in giro, illuminare la via, scaldarci con questo fuoco”, continua Nannicini. 

Partigiani e partigiane sfilano per le strade di Milano liberate
Partigiani e partigiane sfilano per le strade di Milano liberate

Ma ai nostri giorni questa tradizione democratica costruita sulla vita di tanti e tante antenate, che valore ha? Quanto conta l’antifascismo nella nostra società e perché è così divisivo? Perché lo è, lo vediamo ogni giorno, soprattutto in occasione di anniversari come quello del 25 aprile. E se da una parte c’è chi, come Anpi e migliaia di cittadini e cittadine provano a coltivare questi valori democratici, dall’altra altre centinaia, migliaia di altri individui nostalgici si radunano a fare il saluto romano per commemorare camerati fascisti caduti. 

“Il 25 aprile è la festa più bella perché si celebra la Liberazione – spiega la presidente – e quindi ha diviso: c’era un regime fascista che opprimeva e c’erano gli altri che si sono liberati dall’oppressione. Capisco che sia divisivo, perché lo è nella realtà storica. Quello che può essere unificante, però, è la nascita di una Repubblica sui valori dell’antifascismo. Ma l’antifascismo è anche un fatto quotidiano, – aggiunge –, è opporsi all’ingiustizia, alla discriminazione, è accorgersi quando queste accadono nei confronti di un bambino ebreo, come se questo fosse un insulto. Significa indignarsi per chi va a lavorare una mattina e non torna, perché non c’è sicurezza nei luoghi di lavoro. Di fronte all’ingiustizia delle guerre. Antifascismo è anche volere un Welfare che funzioni, una scuola dove gli studenti possano esprimere le loro opinioni, un’università che formi un pensiero critico”. 

Antifascismo è la libertà di manifestare in strada, “lo dice la nostra Costituzione, un testo per tutti e tutte noi, che chiunque può leggere, e che sostiene che ci deve essere la libertà di manifestare il proprio pensiero. Forse adesso questo è l’elemento più chiaro per capire l’antifascismo. in Italia anche una persona che si sente fascista può esprimere la propria opinione, perché abbiamo avuto il 25 aprile, perché abbiamo una Repubblica e una Carta che permettono anche a questi di dire la loro”. 

Il 25 aprile 

Manifesto del 25 aprile 2024 di Anpi
Manifesto del 25 aprile 2024 di Anpi

Un giorno di commemorazione, di celebrazione della memoria, di “presenza nell’oggi”. Questo è il 25 aprile, secondo Adriana Nannicini. Una presenza che va trasmessa anche ai più giovani, “perché sono straordinariamente sensibili, molto più di quanto gli adulti li vogliono descrivere. Dobbiamo trasmettere questi valori in tutte le forme, parlando con loro magari nelle scuole ma anche ascoltandoli. Non credo debba essere solo un rapporto pedagogico, con i soli adulti a insegnare: penso che gli studenti, quelli di Pisa che abbiamo visto negli scontri di qualche mese fa, ci abbiano insegnato tante cose; questi ragazzi e ragazze anche molto piccoli, dopo essere stati manganellati il giorno stesso tornano in piazza Cavalieri insieme agli adulti, che hanno fatto assemblee nel teatro cittadino, seri, sorridenti e consapevoli di quello che stavano facendo, ovvero esprimere liberamente le loro opinioni”. 

Quindi il compito di Anpi e di chi si fa testimone di questa nostra Storia, è quello di raccontare storie che siano di ispirazione, che aiutino anche a capire che ci furono delle vittime e dei persecutori, dare ai giovani gli strumenti per riconoscere chi furono gli uni e chi gli altri, la forza e la crudeltà in ogni evento.