Alla Camera si discute sul (non) diritto all'aborto "anche in caso di stupro"

Polemiche per le frasi shock al convegno del Centro studi Machiavelli organizzato dal deputato della Lega Simone Billi, che ora accusa: "Quanto riportato è falso, non sono contro la 194"

di MARIANNA GRAZI -
24 gennaio 2024
194

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L'aborto non è mai giusto, "Non è un diritto, è inaccettabile anche in caso di stupro". Parole gravissime, inquietanti, che fanno accapponare la pelle. Parole che sarebbero state pronunciate durante un convegno del Centro studi politici e strategici Machiavelli che si è tenuto ieri alla Camera, grazie alla mediazione di un deputato della Lega. Oggi, però, l'esponente del Carroccio Simone Billi smentisce queste dichiarazioni: "Io contro la legge 194? Ma no, dai, certo che deve restare...". Facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire quello che è successo, anche perché si parla di un argomento delicato quanto discusso: l'aborto, in Italia, è uno dei diritti più difficili da far valere per le donne ancora oggi, nonostante siano trascorsi oltre 40 anni dall'approvazione della legge 194/1978.

La replica di Billi: "Riportato il falso"

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Il deputato leghista Simone Billi in una foto tratta dal suo profilo Facebook

"Quanto uscito oggi su alcuni mezzi stampa non rappresenta né la mia, né tantomeno la posizione del partito. La Lega, da sempre, si è battuta per la libertà di espressione delle donne e quanto riportato è falso" replica piccato il deputato Billi alle frasi pubblicate per primo dal quotidiano Repubblica in cui si diceva contrario, in qualsiasi caso, all'interruzione volontaria di gravidanza. "Personalmente credo nella libertà di scelta" e che "le donne vittime di violenza non possono essere utilizzate e strumentalizzate". Più in generale "le donne devono poter decidere autonomamente. Io non ero presente al convegno e, se fossi stato presente, avrei sicuramente portato avanti le mie tesi", conclude. Dopo il convegno, infatti, erano subito scoppiate le polemiche in merito ad alcune prese di posizione molto gravi, di chi vorrebbe far fare al nostro Paese passi indietro vergognosi in termini di diritti riproduttivi, di libertà di scelta sul proprio corpo anche quando questo corpo diventa testimonianza viva della violenza subita. Billi risponde a queste critiche sostenendo che si tratti di "una cavolata", che "non so come è venuta fuori, cosa c'entro io... È colpa di Repubblica". Qualcosa, però, durante il convegno, deve essere andato storto, se oggi sui principali quotidiani a tenere banco è il proprio dibattito suscitato dalle parole pronunciate dai relatori presenti. Ma come poteva essere altrimenti, se di aborto si parla sempre e solo per metterlo in discussione? Per limitarlo, per screditare la scelta di chi lo chiede, per porre ulteriori ostacoli all'accesso.

Il convegno sull'aborto del Centro Studi Machiavelli

Immaginiamoci il contesto: Montecitorio, un gruppo di relatori del Centro Studi Machiavelli è stato invitato a presentare un libro intitolato "Biopoetica. Breve critica filosofica all’aborto e all’eutanasia", invitati dal deputato leghista Simone Billi.
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Al convegno alla Camera si è parlato del volume "Biopoetica. Breve critica filosofica all’aborto e all’eutanasia"

La tesi contenuta nel volume al centro del dibattito è che "Aborto ed eutanasia si sdoganano spargendo confusione sui momenti in cui la vita comincia e termina. Si creano così ‘mondi di mezzo’ caratterizzati da anarchia e anomia, in cui l’uomo è ‘soggetto’ nel senso servile del termine". L'aborto viene definito un diritto "in senso lato quanto può esserlo quello di uccidere, di rubare, di ferire. Infatti, se diritto significa ‘posso farlo quindi è giusto che lo faccia’, allora è diritto qualsiasi cosa. Non sparisce solo il limite tra il sacro e il secolare, ma anche il legale secolare e la volontà individuale". E poi ancora: "Il dolore che accompagna le donne quando abortiscono è una prova tangibile del fatto che sia sbagliato, che la volontà primordiale, prima di essere soffocata da innumerevoli sovrastrutture, è riluttante". Dalla discussione emerge quindi che l'interruzione volontaria di gravidanza comporta “un uso improprio della libertà e della responsabilità”, una “degenerazione del ruolo materno”. Qui il passaggio peggiore, quello più anacronistico e allo stesso tempo inquietante: come riportato dal quotidiano l’aborto, perfino "nei casi più tragici, nei dilemmi morali più strazianti, come quelli di stupro, non è mai giusto". Anche perché le donne che hanno invece volontariamente un rapporto sessuale dovrebbero prima - e sempre - "prendere coscienza di tutti i possibili esiti”, quindi “se si agisce è necessario accettare le conseguenze”. Durante l'intervento, specifica lo stesso Centro in una nota il giorno dopo, "sono emerse più posizioni. Ad esempio, il Presidente del Centro Studi ha dichiarato esplicitamente la sua contrarietà a rivedere la Legge 194 in senso restrittivo, e giudicato contraria alla sua morale e coscienza l’ipotesi di impedire a una donna vittima di stupro di ricorrere all’aborto". Inoltre, sempre nel comunicato, si dichiara che è "doveroso sottolineare anche che l’On. Simone Billi, al pari di molti altri deputati in passato, ha ospitato l’evento per permettere un libero dibattito, senza pretendere di conoscere tutto ciò che sarebbe stato detto e, ovviamente, senza bisogno di avallarlo. Lo ringraziamo per questo impegno a favore della libertà d’espressione e ci rammarichiamo che sia oggi al centro di attacchi pretestuosi, per giunta imputandogli idee e posizioni che, come ha chiarito, non condivide".

Le reazioni: "Inaccettabile, difendiamo le donne"

Ora diciamo pure che, se anche Simone Billi non ha preso parte al convegno, se pure non abbia condivide certe posizioni - che forse giusto nel Medioevo o poco dopo potevano trovare ragione d'essere - certamente il convegno ha, almeno in parte, confermato idee già espresse da esponenti della maggioranza sul tema. Immediate le reazioni: sulla Lega e l'intera maggioranza si è scatenata la bufera di polemiche, con l'opposizione che si è schierata univocamente contro il convegno e le dichiarazioni dei relatori. "Non vi permetteremo di fare dell'Italia un Paese del Medioevo e della barbarie civile e umana. L'aborto è un diritto anche per le vostre compagne, anche per le vostre figlie", scrive su X Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati. Così, invece, diventa chiaro qual è la loro posizione rispetto ai diritti, alle donne, alla loro possibilità di autodeterminarsi e di scegliere. Non che ci fossero molti dubbi, in realtà", aggiunge sarcastica.
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Dopo le dichiarazioni contro l'interruzione volontaria di gravidanza sono scattate le polemiche delle opposizioni contro le posizioni della maggioranza

"Nessuno tocchi il diritto all'aborto, nessuno tocchi i corpi delle donne e la nostra libertà di scelta". Anche Gilda Sportiello, deputata del M5s, commenta l'accaduto: "Si continua, senza nessuna vergogna, a pronunciare parole inaccettabili nei confronti dell'interruzione di gravidanza, un traguardo raggiunto negli anni dopo tante battaglie e a nessuno e a nessuna permetteremo mai di metterlo in discussione. Il diritto all'autodeterminazione va sempre tutelato che si tratti di aborto o di fine vita, due temi di cui ieri i relatori della conferenza hanno voluto minare la legittimità. Ogni donna ha diritto di decidere quando e se avere figli o una gravidanza: è un principio tanto elementare, come si fa a non comprenderlo ancora?", conclude. La negazione del diritto all'ivg, per la senatrice di IV Dafne Musolino "significa ridurre la donna al ruolo di una fattrice che non sceglie la maternità con libertà e consapevolezza ma la subisce per forza degli eventi quando, non di rado, come conseguenza di una violenza. La deriva autoritaria alla quale assistiamo - aggiunge - non ci lascerà inerti, staremo sulle barricate a difendere sempre il diritto della donna a scegliere consapevolmente di dare la vita senza condannarla quando compie una scelta diversa, che è intima, libera e certe volte anche sofferta ma che non dovrà mai diventare una ragion di Stato". Definire quelle dichiarazioni allarmanti, comunque, non è abbastanza, non rende l'idea della preoccupazione che, da donna in età da figli (perché così evidentemente ci vedono e vogliono vederci) tutte queste parole, magari scritte e pronunciate da uomini, possono provocare. Un malessere al fondo dello stomaco nel sentirsi sempre più prigioniere di un contesto in cui non siamo libere di dire no a un rapporto, in cui siamo sempre meno tutelate nel vivere liberamente la nostra giovinezza e sessualità, in cui non siamo realmente protette quando scegliamo di denunciare un abuso subito, in cui dobbiamo essere pudiche ma non troppo, disponibili ma non con tutti e solo quando opportuno, per non passare da put**ne. Perché il sesso deve sempre ricondurre alla procreazione, non al piacere, va sempre messa in conto una gravidanza, che la si voglia o no. Perché è nostro dovere e nostra responsabilità. Perché poi, una volta concepito, abortire non è più un'opzione veramente accessibile. Stanno facendo di tutto per toglierci anche questa scelta.