Ketamina per ansia e stress: dagli USA la svolta (per il profitto)

Alcune aziende degli Stati Uniti hanno inserito la ketamina tra i trattamenti previsti dalle assicurazioni per i propri dipendenti, per curare lo stress. Ma tra gli effetti della sostanza c’è migliore produttività, più attaccamento al lavoro, diminuzione del turnover

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI
19 maggio 2024

Usa, ketamina per curare stress e ansia dei dipendenti

Quelle che arrivano dagli USA sull’abuso di ketamina sono notizie che fanno tremare i polsi. Per un Elon Musk che ha dichiarato pubblicamente di farne uso per rendere meglio negli affari, pare esista un esercito invisibile di persone agevolate nell'assunzione di questa sostanza. Una pratica nota con l’acronimo KAT (ketamine-assisted therapy) e che si sta diffondendo a macchia d’olio, promettendo di curare stress, ansia e depressione. Per comprendere la portata del fenomeno basti pensare che alcune aziende degli Stati Uniti d’America avrebbero inserito la ketamina nell’elenco dei trattamenti sanitari previsti dalle assicurazioni messe a disposizione dei propri dipendenti. Ciò vuol dire che ciascun dipendente potrebbe decidere di intraprendere un percorso di ketamine-assisted therapy coperto.

Un’iniziativa dal peso specifico enorme che oltreoceano pare essere trattata con leggerezza. D’altronde, il più importante studio mai svolto sull’uso della ketamina a scopo terapeutico nel 2023 ha reso noto che su 1247 pazienti affetti da forme lievi di depressione e ansia l’89% ha registrato miglioramenti dei sintomi. Addirittura che il 63% ha registrato un dimezzamento della gravità dei sintomi. Il 30% - dopo quattro sessioni di terapia - ha dichiarato di essersi totalmente liberato da ansia e stress. Ma è davvero giusta la direzione che gli USA stanno indicando al mondo (occidentale)?

A cuore la salute o il profitto?

Al di là delle evidenze scientifiche e dei rischi legati a dipendenze più o meno complesse da gestire, ad apparire chiaro è il fatto che le persone sono sempre meno considerate tali e sempre più strumento di un sistema finalizzato alla generazione di un qualsivoglia profitto. Quella che appare come una premura da parte degli imprenditori statunitensi nei confronti dei dipendenti, potrebbe essere in realtà un modo per massimizzare la loro resa. A ben vedere, tra gli effetti della ketamina ci sono, infatti, una migliore produttività, un maggior benessere, più attaccamento al lavoro, la diminuzione del turnover e una notevole riduzione dei costi sanitari a carico dell’azienda. Letta attraverso questa lente, la ketamina non è altro che un doping autorizzato e offerto a lavoratrici e lavoratori che, più o meno consapevolmente, si sentono sopraffatti da una quotidianità lavorativa e personale sempre più difficile da gestire.

La questione è, pertanto e prima di ogni altra cosa, etica: è giusto far sparire il sintomo e non curarsi della causa? Eliminare ansia e stress con sostanze psichedeliche servirà davvero a rendere la società in cui siamo inseriti un posto migliore o, al contrario, non farà altro che rendere le persone sempre più performanti (forse), ma decisamente più infelici, nel complesso, e vittime di un’alienazione generale votata al capitalismo e così sia? Il dilemma sarebbe facilmente risolvibile mettendo al centro l’essere umano. Peccato che, a farlo, si rischierebbe di perdere tempo e risorse necessarie per alimentare un sistema basato essenzialmente sulla performance, la stessa che genera ansia, stress e malessere. Vivere meglio con meno sarebbe l’alternativa migliore alla ketamina e a ogni forma di felicità sintetica. Piegare l’economia (reale e non) a questa logica sarà assai difficile, statene certi.