Alessandro Magno gay? Una polemica che avrebbe fatto sorridere anche lui

L’estrema destra greca insorge contro la serie Netflix che ritrae il grande condottiero in effusioni amorose con il suo generale Efestione. Ma lo scalpore appartiene alla nostra epoca, perché ai tempi di Alessandro Magno la sessualità era vissuta in modo decisamente più fluido e libero

di ALESSANDRO ANTICO -
21 febbraio 2024
La nuova serie Netflix su Alessandro Magno

La nuova serie Netflix su Alessandro Magno

Più che contro i Persiani, nemici di un tempo che fu, i Greci adesso ce l’hanno con Netflix. Il nemico è virtuale, ma neanche troppo. Come scrive “La Repubblica”, un documentario britannico su Alessandro Magno (che era macedone, ma i confini geopolitici di oggi non sono significativi in questa vicenda) sta facendo infuriare Niki, un partito di estrema destra.

La polemica sul bacio

Il motivo? Semplice: la fiction è definita “deplorevole, inaccettabile, antistorica” poiché mette in evidenza anche il rapporto omosessuale fra Alessandro e il suo generale Efestione.

Il dibattito è finito addirittura in Parlamento, ad Atene, corroborato dalle dichiarazioni della ministra della Cultura Lina Mendoni, secondo la quale “non esiste alcuna menzione nelle fonti dell’epoca di un rapporto fra Alessandro ed Efestione che vada oltre l’amicizia”.

Nonostante i gravi problemi economici che la Grecia sta attraversando, fanalino di coda di un’Europa in cui d’altronde Atene non brilla dal V secolo avanti Cristo, all’ombra del Partenone questa è la polemica del momento. Però, tutto sommato, non sembra che vi sia intenzione di far marciare gli opliti verso Netflix, nel senso di azioni legali, dal momento che la stessa Mendoni ha aggiunto che “non è compito del governo censurare, sull’arte ognuno può avere diverse opinioni”. E in quanto a Pensiero, in effetti, i Greci vanno lasciati stare…

Una delle scene della serie con il bacio della "discordia"
Una delle scene della serie con il bacio della "discordia"

L’omosessualità all’epoca

La notizia offre comunque lo spunto per ricordare che nell’antichità il concetto di omosessualità non era valutato nella maniera in cui evidentemente lo si interpreta oggi. Come ricorda il professor Lloyd Llewellyn-Jones, docente di storia antica all’Università di Cardiff, “le relazioni fra persone dello stesso sesso erano la norma in tutto il mondo greco”.

Un esempio su tutte lo abbiamo con la poetessa Saffo, che attribuiva all’amore un valore doppio: da una parte è totalizzante perché è una forza di origine divina, dall’altra è paieudico, in quanto si può imparare ad assimilare e gestire la sua forza. In un mondo che era tutto maschile, Saffo fu protagonista di esperienze sessuali con le sue allieve e di ciò scrisse. I rapporti omosessuali erano vissuti nel contesto formativo come percorso educativo che le adolescenti intraprendevano quando facevano parte del tiaso: alla luce di una formazione culturale ampia (artistica, musicale e sociale) in Grecia era contemplata e bene accettata anche l'iniziazione al rapporto eterosessuale mediante il rapporto omosessuale.

Ma quale scalpore?

In questa ottica, nulla di sorprendente (e soprattutto nulla di nuovo, diciamocelo) se magari anche Alessandro Magno, il più grande condottiero del mondo antico, considerasse il rapporto omosessuale come parte integrante di quel percorso.

Certo, in un’analisi che passa attraverso i cambiamenti che la morale ha subìto nei secoli, oggi appare scontato che l’estrema destra greca rifiuti quel ritratto di Alessandro. Insomma, la polemica nulla toglie e nulla aggiunge allo specchio dei tempi.

Nell’Antica Roma

Già nel mondo romano il concetto subisce un primo, fondamentale cambiamento. Ma la ragione è squisitamente politica e strategica. In sostanza, il Romano è dominante, è conquistatore, è prevalente, è più forte di tutti: quindi, pur non rifiutando assolutamente il rapporto omosessuale, occorre che il Romano, il “cives” per eccellenza, in quanto uomo superiore di uno Stato padrone del mondo, sia soggetto attivo e non passivo. Mai passivo. Il Romano non deve essere sottomesso: il Romano sottomette, altrimenti c’è solo la condanna perché l’offesa non è alla persona fisica in sè, ma a Roma e alla sua superiorità.

L’imperatore Adriano aveva notoriamente un amante giovinetto, Antinoo, che addirittura fu divinizzato dopo la sua morte, sembra per opera di coccodrilli. Cambia forse qualcosa, alla luce di questo rapporto, nella valutazione politica che si fa oggi di Adriano? No. Fu un grande imperatore che portò Roma alla sua massima espansione.

E ancora, prima di lui, Giulio Cesare fu accusato di portare l'infamia addosso perché quando aveva circa 19 anni assunse per un certo periodo di tempo il ruolo passivo in una relazione pederastica con Nicomede IV re di Bitinia. Ma in seguito la stessa accusa gli venne affibbiata per i molti rapporti sessuali avuti invece con donne adultere. La propaganda avversaria diceva che “Cesare era moglie di tutti i Romani”, omettendo che sposò Cornelia e poi Calpurnia, sedusse Tertulla moglie di Crasso e anche Muzia moglie di Pompeo. Poi amò Servilia, sorellastra di Catone Uticense, e pure la di lei figlia, Terza.

Tutto più fluido di oggi

Ma non solo. Come scrive il professor Luciano Canfora, grande esperto di Roma e non solo, era del tutto normale, per un patrizio del mondo antico, avere relazioni con entrambi i sessi. E qui sta bene ricordare che Cesare amò perdutamente anche Cleopatra regina d’Egitto, che portò a Roma e dalla quale ebbe un figlio.

Si dia pace, il partito greco Niki. L’esempio massimo ce l’ha sull’Olimpo, dove Zeus, il dio più dio di tutti, è a sua volta bisessuale, ama gli adolescenti maschi e femmine senza porsi problemi di alcuna sorta. Ciò accade in virtù delle sue caratteristiche divine: il capo degli dèi può tutto, non scherziamo.

E non scherziamo neppure con Alessandro Magno, via: dopo tutta la fatica che ha fatto per conquistare il mondo arrivando fino al Gange, una scappatella con Efestione gli può pure essere concessa…